giovedì 10 maggio 2012

DISCHI: NORAH JONES e Ultravox



Sono passati dieci anni da quel fulminante esordio, e la figlia di Ravi Shankar è cresciuta. All’epoca, quando si presentò con l’album “Come away with me” (venti milioni di copie vendute), aveva già cambiato il suo nome di battesimo, Geethali Norah Jones Shankar, eliminando il primo nome e il secondo cognome. Allora Norah Jones e basta: più semplice, più musicale, ma anche il segno del difficile rapporto con il padre, già maestro di sitar di George Harrison, e del forte legame con la madre Sue Jones, cantante di musica soul prima di lei.
Dieci anni passati e la già promettentissima ragazza di Brooklyn è oggi una donna di trentatre anni, forte di 39 milioni di dischi venduti in tutto il mondo e con nove Grammy Awards all’attivo, che riparte da un album intitolato “Little broken hearts”, piccoli cuori infranti, o se preferite spezzati.
La metamorfosi è già nella foto di copertina. Al posto della ragazza con i lunghi capelli scuri, ora c’è una donna intrigante, quasi un’eroina sexy in versione “femme fatale”. Una sorta di avviso ai naviganti già nella prima immagine. Come per dire: guardate che sono cresciuta, sono cambiata, la ragazzina non c’è più, al sesto album sono una donna e un’artista matura. Con un pizzico di civetteria e una buona dose di humour. Insomma, una vera “sophisticated lady”.
Musicalmente, quel mix in salsa confidenziale fra soul, blues e jazz degli esordi sembra venuto a noia alla signora. Voglia di novità, di nuovi suoni e nuovi stimoli. Che sono arrivati grazie alla collaborazione del produttore Brian Burton, in arte Danger Mouse. Che le ha cucito addosso un abito ricco di suoni acustici ed elettronici, dimenticando il pianoforte e quelle atmosfere un po’ salottiere che avevano finora rappresentato la cifra stilistica della signora.
«Mi piace come questo lavoro - ha detto l’artista - è diventato via via una sorta di concept album senza nessuna idea chiara di quello che stavamo andando a fare. Sono orgogliosa del fatto che ha finito di essere ciò che è, sapendo così poco di quello che sarebbe accaduto. E’ un disco di rottura: Brian è stato molto bravo a tirar fuori la parte più oscura e io sono molta attratta dalla malinconia. Quando abbiamo messo insieme le due cose questo è quello che è venuto fuori...».
E il risultato è una manciata di canzoni assolutamente contemporanee, ottime per il 2012 e forse anche per gli anni a venire. Dal primo singolo “Happy pills” a “Out on the road”, da “Say goodbye” fino al brano forse più sorprendente del disco, “Miriam”, nel quale la dolce Norah immagina di uccidere la rivale in amore in un’atmosfera molto noir.
Norah Jones sarà in Italia il 14 luglio, al Lucca Summer Festival, per l’unica data italiana del tour legato a questo nuovo album.

ULTRAVOX
  “Brilliant” (Emi)
 La musica è come la storia, fatta di corsi e di ricorsi. Ecco allora riemergere una delle band che  hanno segnato, fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, la scena musicale internazionale, con il loro rock elettronico malato di new wave e figlio degli esordi punk. Tornano, a ben ventotto anni di distanza dal precedente album in studio, che s’intitolava “Lament”, con un disco realizzato dalla stessa storica formazione con Midge Ure (che da solista non ha fatto sfracelli), Billy Currie, Chris Cross e Warren Cann. “Brilliant” si annuncia come un lavoro passionale ed epico nei testi e nelle musiche, nato a margine del tour “Return to Eden”, nel quale la band si è ripresentata dal vivo tre anni fa. Dodici brani che nelle intenzioni dei loro autori e interpreti vorrebbero perpetuare le magie di classici come “Hymn”, “The voice” e naturalmente l’intramontabile “Vienna”. Da settembre gli Ultravox sono di nuovo in tournèe.

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