domenica 4 novembre 2012

CESARE CREMONINI mart 6-11 pordenone

Cesare Cremonini dice che in un periodo così grigio, con una situazione economica così scassata, con una crisi che sembra non aver fine, immaginare e mostrare un mondo colorato può rappresentare un valido antidoto. Se non altro alla depressione incipiente e imperante. «Il mio album ”La teoria dei colori” - dice il trentaduenne cantautore bolognese, il cui tour fa tappa domani alle 21 al palasport di Pordenone - è uscito cinque mesi fa e mi ha dato molte soddisfazioni. Il pubblico sta amando questo disco policromatico, che vuole strabordare, raccontare emozioni, ricco di amore e di vita». Nel quale lei mischia pop inglese e cantautorato italiano. «Sono le due facce della mia ispirazione musicale, la mia cifra stilistica. Sono un grandissimo fan dei Beatles, sono cresciuto con le loro canzoni, sicuramente mi hanno influenzato. Come di certo mi ha influenzato la stagione dei grandi cantautori italiani, quelli bolognesi ma non solo loro». Dal vivo il disco sta funzionando? «Credo di sì, spero di sì. Anche perchè questo è l’album che volevo realizzare da tanti anni: l’ho pensato come una raccolta di canzoni pensate e scritte apposta per poter esplodere proprio dal vivo. Dove bisogna mischiare l’intrattenimento e la comunicazione. Due facce della stessa medaglia, entrambe importanti, che vanno unite. Anche perchè il “live”, nella sua irripetibilità, è un momento fondamentale nella discografia del futuro». “Il comico (Sai che risate)” è stato il brano di lancio. «Il comico è una figura centrale nella storia del nostro Paese, da Totò a Benigni. Anche quando ci si trova la sera, a tavola con gli amici, c’è sempre quello che fa battute e sdrammatizza. Insomma, il buffone della compagnia. Quand’ero ragazzo, anch’io puntavo sulla simpatia, su qualche battuta per farmi apprezzare». E quando il comico diventa politico? «Lei mi vuol far parlare di Beppe Grillo, ma io non sono ancora in grado di dare un giudizio preciso. Vedremo che cosa farà, prima di giudicarlo. Di certo la gente non ne poteva più della situazione precedente, e lui ha messo il dito sulla piaga di un Paese dove le cose non funzionano e fanno fatica a cambiare. Comunque ripeto: aspettiamo prima di dare un giudizio». Con lei c’è sempre il bassista Nicola “Ballo” Balestri. «Lui e il mio produttore Walter Mameli sono il team di lavoro di sempre, quello che in questi dieci anni non è cambiato. Siamo cresciuti e cambiati assieme, dopo gli esordi con i Lùnapop..». Con Pupi Avati com’è andata? «Un giorno mi chiama e mi dice che secondo lui sarei stato perfetto per il ruolo di Carlin nel film che stava per girare, “Il cuore grande delle ragazze”. Dissi sì subito, d’istinto. E non mi sono pentito». Cosa ha imparato? «Lavorare con un grande regista come avati ti permette di ricevere degli insegnamenti importanti, ammesso che tu abbia voglia di rimetterti in gioco e imparare. Mi ha chiesto spontaneità, mi ha spronato a dare il meglio di me. Ne ho ricevuto un grande arricchimento umano. Anche perchè per me ogni pagina nuova è un nuovo pezzo di vita». Dunque la rivedremo attore? «Non nascondo che mi piacerebbe. E molto. Ma solo a patto di essere nuovamente coinvolto in un progetto interessante, che mi faccia crescere e imparare qualcosa di nuovo. Non mi interessa sfruttare il “marchio Cremonini”, insomma».

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