domenica 3 maggio 2015

VENDITTI, TORTUGA

Dice: «Tortuga è un luogo ideale, è un’isola, è la voglia di libertà, dove ci sono ragazze che ballano, voglia di divertirsi, voglia di futuro, generi musicali diversi dai tuoi». Tortuga, come quel bar di fronte al “suo” liceo Giulio Cesare, a Roma, quartiere Trieste. Antonello Venditti è un furbacchione. Sessantasei anni compiuti a marzo, quarantacinque anni di carriera, oltre trenta milioni di dischi venduti, il cantautore romano arriva al suo diciannovesimo album in studio (dunque raccolte e “live” esclusi), senza “tradire” il suo marchio di fabbrica. L’album arriva a quattro anni di distanza dal precedente “Unica” e segna la rottura della collaborazione durata oltre trent’anni con lo storico produttore Alessandro Colombini. Ma il cambio in cabina di regia, dove ora siede Alessandro Canini, non sembr aver portato particolari novità. A dimostrazione del fatto che le redini, in fase di realizzazione dei dischi, le tiene ben salde in mano Antonellone nostro. Canzoni d’amore, grandi melodie, storie da raccontare, suoni tosti, strizzatine d’occhio a qualche andatura più ritmata. Ricetta che funziona da tanto tempo, generazione dopo generazione, e che dunque non si ritiene necessario cambiare. Brani come “Non so dirti quando”, “Tienimi dentro te” e “L’ultimo giorno rubato” hanno per tema la fine di una storia d’amore: un classico, per l’autore di tanti classici sull’argomento, anni fa - e ora si presume e si spera non più - ispirati all’eterna musa Simona Izzo, con cui era stato sposato per qualche anno nei lontani anni Settanta. “Cosa avevi in mente” è il primo singolo estratto. Atmosfera pop-rock al punto giusto, peraltro come anche in “Nel mio infinito cielo di canzoni” e “Attento a lei”. Mentre “Ti amo inutilmente” denuncia persino qualche tentazione dance. “Non so dirti quando”, “Tienimi dentro te” e la stessa “Tortuga” sono le classiche ballatone d’impianto orchestrale che abitano spesso il canzoniere vendittiano. Nove canzoni nuove, che non aggiungono molto alla storia del nostro. Nessun capolavoro, nessun potenziale classico, dunque, ma un disco onesto e mai banale che piacerà a quanti hanno amato e amano questo artista. Un viaggio sentimentale che parte dal passato per arrivare ai giorni nostri, fra nostalgia, disincanto, senso di smarrimento. E Tortuga, non sappiamo quanto consapevolmente, diventa una metafora di Roma e dell’Italia, dei ragazzi di ieri che sono diventati gli adulti di oggi... Concertone il 5 settembre allo Stadio Olimpico, a Roma. Poi il nuovo tour autunnale.

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