domenica 27 novembre 2016

50* SAN GIUSTO D'ORO / 25-11-16

Dalla segregazione dei manicomi alla restituzione della dignità e dei diritti alle persone con problemi di disagio mentale. Il cinquantesimo San Giusto d'oro alla psichiatria triestina passa per la «rivoluzione basagliana» che si è formata in città, per poi essere seguita in tutto il mondo. Sala del Consiglio comunale gremita ieri per la cerimonia di consegna del premio nato nel 1967 e curato dall'Assostampa Fvg e dal Gruppo Giuliano Cronisti, insieme al Comune di Trieste e alla Fondazione CrTrieste. In apertura il saluto delle istituzioni, con il sindaco Roberto Dipiazza che ha ricordato come «il riconoscimento vada a premiare l'impegno dei tanti uomini e donne che hanno portato avanti il pensiero di Franco Basaglia», mentre Lucio Delcaro, vicepresidente Fondazione CrTrieste si è focalizzato su «un riconoscimento doveroso per una struttura che ha rivoluzionato la psichiatria non solo a Trieste ma nel mondo». Per la prima volta, come ha ricordato Carlo Muscatello, presidente Assostampa Fvg, il premio è stato accompagnato da una dedica, sottolineata da un lungo applauso, alla memoria di Giulio Regeni, il giovane ricercatore rapito e barbaramente ucciso in Egitto, «un figlio di queste terre, che ha studiato in quella che era la culla della civiltà e per il quale chiediamo ancora la verità». Come da tradizione, consegnata anche la targa speciale che è andata al giornalista e decano dei critici musicali Mario Luzzatto Fegiz, «un triestino curioso e figura di riferimento e d'avanguardia nel panorama musicale» ha rimarcato Furio Baldassi del Guppo Giuliano Cronisti. Curiosamente Luzzatto Fegiz è stato premiato esattamente 40 anni dopo che suo padre Pierpaolo, economista e padre della statistica italiana, nel 1976 aveva ricevuto il San Giusto d'oro. «Lasciare Trieste da ragazzo è stato straziante, ma al tempo stesso fondamentale per la mia carriera» - ha affermato -. «Ma pur essendo lontano non ho mai perso il legame con la mia città. Trieste per me rappresenta i ricordi, i flash di vita vissuta, come la piazza Unità gremita per il ritorno di Trieste all'Italia». Poi il momento centrale della cerimonia con la consegna del San Giusto d'oro 2016: «un premio collettivo per il lavoro portato avanti dalla psichiatria triestina» e ritirato da Roberto Mezzina, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste e da Silva Bon, presidente delle associazioni di salute mentale. «Quando parliamo di rivoluzione basagliana parliamo di un cambiamento epocale, non solo scientifico ma anche culturale e giuridico» - ha dichiarato Mezzina -. «I manicomi sono stati trasformati in una rete di servizi alla comunità. Una legge coraggiosa che ha posto l'attenzione sulle persone attraverso un modello esportato in tutto il mondo. Siamo onorati per un riconoscimento della città che premia un lavoro lungo mezzo secolo». Così infine Silva Bon: «Un premio che rappresenta un grande onore ma anche una grossa responsabilità. Un percorso di lotta contro il pregiudizio e l'esclusione che conferma che il cammino verso la guarigione è possibile e rinnova la speranza».

Pierpaolo Pitich

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