Dalla segregazione dei manicomi alla restituzione della
dignità e dei diritti alle persone con problemi di disagio
mentale. Il cinquantesimo San Giusto d'oro alla psichiatria
triestina passa per la «rivoluzione basagliana» che si è
formata in città, per poi essere seguita in tutto il mondo.
Sala del Consiglio comunale gremita ieri per la cerimonia di
consegna del premio nato nel 1967 e curato dall'Assostampa
Fvg e dal Gruppo Giuliano Cronisti, insieme al Comune di
Trieste e alla Fondazione CrTrieste. In apertura il saluto
delle istituzioni, con il sindaco Roberto Dipiazza che ha
ricordato come «il riconoscimento vada a premiare l'impegno
dei tanti uomini e donne che hanno portato avanti il
pensiero di Franco Basaglia», mentre Lucio Delcaro,
vicepresidente Fondazione CrTrieste si è focalizzato su «un
riconoscimento doveroso per una struttura che ha
rivoluzionato la psichiatria non solo a Trieste ma nel
mondo». Per la prima volta, come ha ricordato Carlo Muscatello, presidente Assostampa Fvg, il premio è stato accompagnato da
una dedica, sottolineata da un lungo applauso, alla memoria
di Giulio Regeni, il giovane ricercatore rapito e
barbaramente ucciso in Egitto, «un figlio di queste terre,
che ha studiato in quella che era la culla della civiltà e
per il quale chiediamo ancora la verità». Come da
tradizione, consegnata anche la targa speciale che è andata
al giornalista e decano dei critici musicali Mario Luzzatto
Fegiz, «un triestino curioso e figura di riferimento e
d'avanguardia nel panorama musicale» ha rimarcato Furio
Baldassi del Guppo Giuliano Cronisti. Curiosamente Luzzatto
Fegiz è stato premiato esattamente 40 anni dopo che suo
padre Pierpaolo, economista e padre della statistica
italiana, nel 1976 aveva ricevuto il San Giusto d'oro.
«Lasciare Trieste da ragazzo è stato straziante, ma al tempo
stesso fondamentale per la mia carriera» - ha affermato -.
«Ma pur essendo lontano non ho mai perso il legame con la
mia città. Trieste per me rappresenta i ricordi, i flash di
vita vissuta, come la piazza Unità gremita per il ritorno di
Trieste all'Italia». Poi il momento centrale della cerimonia
con la consegna del San Giusto d'oro 2016: «un premio
collettivo per il lavoro portato avanti dalla psichiatria
triestina» e ritirato da Roberto Mezzina, direttore del
Dipartimento di Salute Mentale di Trieste e da Silva Bon,
presidente delle associazioni di salute mentale. «Quando
parliamo di rivoluzione basagliana parliamo di un
cambiamento epocale, non solo scientifico ma anche culturale
e giuridico» - ha dichiarato Mezzina -. «I manicomi sono
stati trasformati in una rete di servizi alla comunità. Una
legge coraggiosa che ha posto l'attenzione sulle persone
attraverso un modello esportato in tutto il mondo. Siamo
onorati per un riconoscimento della città che premia un
lavoro lungo mezzo secolo». Così infine Silva Bon: «Un
premio che rappresenta un grande onore ma anche una grossa
responsabilità. Un percorso di lotta contro il pregiudizio e
l'esclusione che conferma che il cammino verso la guarigione
è possibile e rinnova la speranza».
Pierpaolo Pitich
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