mercoledì 9 aprile 2008

BIAGIO ANTONACCI


TRIESTE Trionfo quasi tutto al femminile, ieri sera al PalaTrieste, per il ritorno dopo tre anni e mezzo di assenza di Biagio Antonacci. Il cantautore più amato dalle donne è stato festeggiato da oltre quattromila persone nella seconda tappa regionale del Vicky Love Tour, che a novembre aveva fatto tappa a Pordenone e ora è arrivato anche nel capoluogo regionale. Palco ipertecnologico che sembra una piazza d’armi, o se preferite la pista di una discoteca. Il fondale è una parete gigantesca che nel corso della serata brillerà di luci e colori ma anche immagini. Uno striscione dalle prime file urla «Mi fai sognare» ed è forse proprio questo il segreto, la grande capacità del quarantacinquenne cantautore di Rozzano, periferia dormitorio milanese dalla quale uno scappa appena può. Il giovane Biagio, studi da geometra e militare fra i carabinieri, è scappato grazie alla musica. Ed è diventato un numero uno cantando con onestà l’amore, la semplicità dei sentimenti, la propria vita vissuta che poi diventa come d’incanto la vita di tutti.

All’inizio dello show il nostro cala subito un poker mica da ridere, capace di elettrizzare una platea che aspetta solo di essere conquistata. Attacca con «È soffocamento», il brano che apre anche il suo ultimo vendutissimo album, «Vicky Love», premio «Album Festivalbar 2007» nel settembre scorso all’Arena di Verona. Prosegue con «Sappi amore mio», che stava nel secondo capitolo di «Convivendo», uscito tre anni fa, e con «Quanto tempo ancora», da «Mi fai stare bene», disco del ’98. E quando il poker viene completato da «Non ci facciamo compagnia», la temperatura è già schizzata verso l’alto, a livelli per raggiungere i quali certi suoi colleghi devono sudare due ore e sette camicie...

Fra un brano e l’altro Biagio chiacchiera abbastanza. Qualsiasi cosa dica viene sommerso dagli applausi di un pubblico adorante. Sia che si tratti di garbate banalità del tipo «L’amore è un sentimento nobile che non va mai nascosto...» (presentando «La stanza rosa»), sia che si improvvisi tribuno dell’antipolitica montante: «Fra pochi giorni ci sono le elezioni, ci siamo rotti di votare il meno peggio, ci siamo stufati di questa politica che non sta dalla parte della gente che lavora. Molti non hanno le idee chiare, non sanno ancora per chi votare, e io stesso stavolta non so nemmeno se andrò a votare...». Poi arrivano i versi de «Il mucchio», che dava il titolo a un album del ’96 ed esprimeva disgusto per una situazione sociale e politica che in questi anni - dice - non è cambiata. Difficile dargli torto.

Un concerto intimista e al tempo stesso rock, dove i sentimenti e l'amore la fanno da padrone, ma che ha anche fatto ballare il pubblico sulle note quasi sudamericane di «Pazzo di lei», per poi incendiare gli animi quando il ritmo aumenta. Sì, perchè Antonacci - ben supportato dalla band - è capace anche di appassionate sgroppate rock, un po’ alla Vasco, come in «Non è mai stato subito». Sgroppate che si alternano agli episodi più d’atmosfera, come «Coccinella», quarto singolo tratto dall’ultimo disco, nel quale la dolcezza melodica del brano è esaltata da una ballerina che volteggia all'interno di un’enorme sfera di plastica trasparente.

Sul palco intanto volano fiori, lettere, regalini. E quando il ragazzone alto e magro scende per pochi istanti in platea si sfiora il delirio. Arriva il momento di un set acustico, con il pubblico che sceglie un paio di canzoni da eseguire, «eliminandone» altre due.

Ma il concerto triestino è stata soprattutto l’occasione per riascoltare grandi successi come «Se io, se lei» (forse il suo capolavoro, applaudito a scena aperta dai quattromila del PalaTrieste) e «Iris», «Angela» e «Convivendo», «Così presto no» e «Mi fai stare bene», «Ritorno ad amare» e «Se è vero che ci sei», nonchè le recenti «Lascia stare», «L’impossibile» e «Sognami» (quasi una fascinazione dagli accenti tzigani), tratte dall’ultimo album.

La forza di Antonacci si conferma la semplicità, la coerenza, la capacità di comunicare e condividere con il pubblico le proprie emozioni. E il suo marchio di fabbrica oggi più che mai è la ricerca di naturalezza, di essenzialità, di spontaneità, di pulizia, contrapposta all’artificialità imperante.

Sul palco, con Biagio, ci sono Saverio Lanza e Marcella Menozzi alle chitarre, Fabrizio Morganti alla batteria, Mattia Bigi al basso, Lorenzo Tommasini alle tastiere.

A Trieste, cori da stadio e grandissimo successo di pubblico. Stasera il cantautore milanese è al palazzetto di Jesolo. Il 19 aprile il Vicky Love Tour si conclude a Roma.



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