lunedì 28 aprile 2008

RENGA


Che cos’hanno in comune Elisa e Francesco Renga? Facile. Sono gli unici due vincitori, in 58 edizioni del Festival di Sanremo, a essere nati nel Friuli Venezia Giulia. Ma mentre la prima è a tutti gli effetti figlia della nostra regione, il secondo è nato a Udine (per la cronaca il 12 giugno ’68) praticamente per caso...

«Sì - spiega il cantautore, il cui tour ieri sera ha fatto tappa al Teatro Verdi di Pordenone e lunedì 5 maggio è a Trieste, al Politeama Rossetti - mio padre faceva il sottufficiale della Guardia di finanza, e la mia famiglia aveva, diciamo così, il trasloco facile. Quando siamo nati io e mia sorella gemella, lui lavorava a Pontebba. Poi per un periodo fu in servizio anche a Muggia. Ma nel ’71 eravamo già tutti a Brescia, che considero la mia città, e dove vivo tuttora».

Quindi niente legami né ricordi con la regione...

«Legami no, viste fra l’altro le origini sarde di mio padre e quelle siciliane di mia madre. E ricordi nemmeno: forse li ho recuperati, a livello inconscio, quando sono tornato per suonare, tanti anni dopo».

Sono passati dieci anni da quando ha lasciato i Timoria.

«Sì, avevo voglia di cercare nuove strade. Ci ho messo due anni per riordinare le idee, poi nel 2000 è uscito il mio primo album solista, che esprimeva proprio quel mio stato d’animo: prima facevo parte di un gruppo rock importante, poi per la prima volta mi sono ritrovato da solo, a riorganizzarmi il lavoro ma anche la vita».

Dal rock alla canzone d’autore.

«Non amo le etichette. Ma devo dire che anche quando stavo nei Timoria il mio interesse era rivolto soprattutto verso la vocalità, il mio apporto nel gruppo era essenzialmente melodico. Comunque a vent’anni ci sta anche l’energia rock, poi magari si diventa un po’ più riflessivi».

Tenere assieme un gruppo è difficile?

«Direi proprio di sì, è come una macchina dagli equilibri precari, difficile da tenere assieme. Una band non si costruisce a tavolino, nasce quando sei giovane, quando hai mille sogni, passioni, illusioni, voglia di spaccare il mondo. Poi tutto diventa più difficile».

Sanremo?

«Vincerlo nel 2005 è stata un’emozione particolare. Anche perchè io su quel palco c’ero già stato con i Timoria, nel ’91, fra le Nuove proposte. Ci dettero anche il premio della critica. Ecco, tornare e vincere il premio più importante è stato per me un po’ come chiudere un cerchio».

Assieme al suo ultimo album è uscito anche un suo libro...

«Sì, il disco ”Ferro e cartone” è arrivato nei negozi assieme al mio primo romanzo, ”Come mi viene. Vite di ferro e cartone”, edito da Feltrinelli. Anche qui a muovermi è stata la mia voglia di cercare nuove strade, di sperimentare nuovi linguaggi. È stato un lavoro impegnativo ma mi ha dato una grande soddisfazione».

Perchè «Ferro e cartone»?

«Il ferro è pesante, provoca ferite, dolore, ricorda cose cattive, e poi arrugginisce, infetta... Il cartone è invece un materiale vivo, più duttile, malleabile, è parente stretto della carta e degli alberi. Elementi apparentemente distanti, quasi come rock e melodia. Mi è piaciuto metterli assieme, anche nelle immagini del disco, con quelle due ali, una di ferro e una di cartone, entrambe importanti per volare, per andare avanti...».

Come si vive in una famiglia con due star?

«Con Ambra (Angiolini, moglie del cantautore - ndr) ci siamo organizzati bene. Viviamo a Brescia, abbiamo due figli, separiamo nettamente la vita privata e il lavoro. Ci sentiamo e siamo due persone normali, che hanno trovato il giusto equilibrio assieme».

E lei è appena stato ospite nel suo nuovo programma...

«Sì, Ambra ha da poco debuttato su Mtv con questo appuntamento settimanale. E io ho approfittato per realizzare un mio vecchio sogno. Cantare ”Impressioni di settembre” con la Pfm. Già nel mio primo album solista ne avevo fatto una versione con Flavio Premoli, componente originario della band, al pianoforte e al moog. Ora l’abbiamo rifatta tutti assieme. È un brano che amo molto, uscito nel ’72. Io avevo quattro anni...».

Il concerto?

«Direzione artistica di Corrado Rustici, che ha prodotto anche il disco. Prima parte dedicata al nuovo album, seconda ai miei dieci anni di solista. Con delle letture, a mo’ di inserto, che raccontano il mio percorso. C’è anche la voce registrata di Ambra...».

La tappa triestina è la penultima del tour. Con Renga, sul palco, Stefano Brandoni e Giorgio Secco (chitarre), Luca Visigalli (basso), Diego Corradin (batteria), Vincenzo Messina e Luca Chiaravalli (tastiere).

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