lunedì 15 novembre 2010

DISCHI  - VASCO BRONDI

E' tornato Vasco Brondi, quello che si cela dietro la sigla Le Luci della Centrale Elettrica. Due anni fa ha sconvolto molti con l’album d’esordio ”Canzoni da spiaggia deturpata” (Premio Tenco per la miglior opera prima). Il suo secondo album - tradizionalmente il più difficile - s’intitola ”Per ora noi la chiameremo felicità” (La Tempesta/Venus) e nasce da un verso di Leo Ferrè: «C'è una sua frase - spiega il ventiseienne cantautore ferrarese - che mi ha colpito. La disperazione è una forma superiore di critica, per ora noi la chiameremo felicità. Ecco... il titolo arriva da lì».

Chi ha amato il primo disco, apprezzerà anche queste dieci nuove canzoni. Sempre visionarie e indignate, ispirate dalla stessa rabbia generazionale, mosse dall’identica urgenza creativa e narrativa. Poesia metropolitana in bilico fra la lezione di Claudio Lolli e quella di Pier Vittorio Tondelli, che Vasco spiega così: «Le canzoni parlano di lavori neri, di licenziamenti di metalmeccanici, di cristi fosforescenti, di tramonti tra le antenne, di guerre fredde, di errori di fabbricazione, dei tuoi miracoli economici, di martedì magri e di lunedì difettosi, di amori e di respingerti in mare, insomma delle solite cose. C'è questa orchestra minima, di quattro persone in una stanza, di archi negli amplificatori, di chitarre distorte, di organi con il delay, di acustiche pesanti e di parole nei megafoni...».

Sono insomma anche stavolta canzoni-non-canzoni dalla scrittura ossessiva, spesso cupe, a tratti apocalittiche, che parlano delle nostre miserie, della realtà che abbiamo attorno: quella vera, devastante, non il racconto edulcorato che ne fa la televisione. Una sorta di frenetico e abrasivo ”reading” musicale sull’Italia in crisi (non solo economica) di questi anni, in un flusso di coscienza animato dalla scommessa ardita di trasformare la disperazione in felicità.

”L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici” è già nel titolo la cosa migliore del disco. Aperto da ”Cara catastrofe” e che prosegue con ”Quando tornerai dall'estero”, ”Una guerra fredda”, ”Fuochi artificiali”, ”Anidride carbonica”, ”I nostri corpi celesti”...

Di quello che l’artista ama chiamare ”il collettivo aperto Le Luci della Centrale Elettrica”, stavolta fanno parte Stefano Pilia (dei Massimo Volume), Rodrigo D'Erasmo (degli Afterhours), Enrico Gabrielli (già con Calibro 35, Vinicio Capossela, Mike Patton) e ovviamente Giorgio Canali (già con Pgr e Csi). Copertina e libretto sono firmati da Andrea Bruno, uno dei migliori disegnatori underground italiani.

«Che cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero» era uno dei (tanti) versi cult del primo disco. Ora che gli anni zero sono finiti, e gli anni dieci non promettono di essere migliori, Vasco Brondi conclude il nuovo album così: «E se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti, tu non preoccuparti, tu non preoccuparti...» (”Le ragazze kamikaze”). Un segno di speranza? O di rassegnazione...?

BAUSTELLE

I Baustelle sono il miglior gruppo italiano di questi anni. Lo hanno dimostrato con dischi come ”I mistici dell’Occidente” (uscito quest’anno), ”Amen” (del 2008), ma anche ”La malavita” (2005). Quando hanno cominciato, come spesso accade, non se li filava nessuno. A dieci anni dalla sua pubblicazione, torna quindi assai opportunemente nei negozi il primo e ormai introvabile album del gruppo di Montepulciano, ”Sussidiario illustrato della giovinezza”.

Col disco (seguito nel 2003 da ”La moda del lento”) torna anche quell’originale mix fra canzone d'autore francese e italiana, fra elettronica e new wave, fra colonne sonore degli anni Sessanta/Settanta e bossa nova, che aveva attirato l’attenzione dei critici e fatto guadagnare al gruppo il premio Fuori dal Mucchio (patrocinato dalla rivista Mucchio Selvaggio) come miglior debutto indipendente.

Le canzoni parlano dell’amore adolescente, in maniera a tratti cruda e comunque diversa da come il tema viene affrontato abitualmente. E contengono, seppur in maniera ancora acerba, le intuizioni e le suggestioni che successivamente hanno fatto grandi i Baustelle.

Oltre al cd, esce un ”box deluxe” a edizione limitata (mille copie), intitolato ”Il cofanetto illustrato della giovinezza”, che si può acquistare online (www.baustelle.it), e contiene la ristampa in vinile del primo demo in cassetta del '96, un 45 giri con ”Gomma” e ”La canzone del parco”, reincise per l'occasione, la ristampa rimasterizzata del cd originale e, per la prima volta, l'album in vinile, con una differente sequenza dei brani.

«Se ascolto ”Sussidiario” oggi, trovo tante piccole imperfezioni, ma mi rendo anche conto che facemmo davvero un buon lavoro», dice Francesco Bianconi, leader del gruppo. «Sarà pure un album che oggi faccio fatica ad ascoltare, ma devo ammettere che un disco così, nel rock italiano prima di allora, ragazzi, forse non c'era mai stato...». I Baustelle saranno in concerto a dicembre nei club con ”Il tour del sussidiario 2010”.

BRYAN FERRY

La classe non è acqua. E non invecchia. Era il ’73, quando uscì ”For your pleasure”, primo album dei Roxy Music. Ora Bryan Ferry è tornato in studio con i vecchi soci Phil Manzanera, Andy Mackay e Brian Eno. Il risultato è un album che arriva a tre anni di distanza dall'ultimo lavoro ”Dylanesque” e rappresenta un punto di svolta e una nuova sfida, anche grazie all'apporto di ospiti di grande spessore. Come David Gilmour dei Pink Floyd, Nile Rodgers degli Chic, Oliver Thompson, Marcus Miller, Flea dei Red Hot Chili Peppers, gli Scissor Sisters. L'album contiene otto brani inediti, a cui si aggiungono una commovente rilettura di ”Song to the siren” di Tim Buckley e una versione di ”No face, no name, no number” dei Traffic. Tutte le canzoni sono prodotte da Bryan Ferry e Rhett Davies, già produttore di alcuni album dei Roxy Music (fra cui ”Avalon”, dell’82) e di vari lavori solisti del nostro.

MALGIOGLIO

Ormai è più noto come personaggio televisivo (con ciuffo bicolore e chiacchiere in libertà...) che come cantante e autore, ma Malgioglio ha firmato alcuni capolavori per Mina, come ”L'importante è finire” e ”Ancora ancora ancora”. Lo ricorda nel suo nuovo album, che comprende undici canzoni, più la versione in spagnolo di una di esse, ”Carne viva”, più ancora un successo non suo, che avrebbe voluto scrivere per Mina, ”Sognando”, più infine un brano che gli piacerebbe sentir cantare dalla tigre di Cremona: ”Fragile fortissimo”. «Possiamo dire - scrive Maurizio Costanzo nelle note - che è stato un incontro felice tra un autore sensibile e un’interprete d'eccezione. Da qualche tempo Mina dice che ci consegnerà a breve il suo ultimo disco ma a noi piace pensare che non sarà così. Come sono convinto che Malgioglio scriverà ancora bellissime canzoni che Mina interpreterà». Dal canto suo, Malgioglio rivolge una preghiera ai suoi ammiratori: «Ascoltate, ma per favore non fate confronti...». Perchè di confronti assai impietosi si tratterebbe.











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