giovedì 4 novembre 2010

SANREMO: BELLA CIAO E GIOVINEZZA / 2

"Bella ciao" e "Giovinezza"? Sono uguali. Dunque va detto no a entrambi. Perlomeno al Festival di Sanremo. Lo ha salomonicamente deciso il consiglio di amministrazione della Rai. L’inno della Resistenza da cui è nata la Repubblica e il canto delle squadracce fasciste vanno messi sullo stesso piano, sono ”canzoni politiche”, e la politica - si sa - deve far finta di restar fuori da Sanremo. È questo l’eccellente risultato della querelle scatenatasi nelle ultime quarantott’ore con la scusa del Festival.

Tutto è partito da uno scambio di battute fra Gianni Morandi e il direttore artistico Gianmarco Mazzi. Il cantante, chiamato a condurre la rassegna (quest’anno dal 15 al 19 febbraio), l’altra mattina in conferenza stampa spiegava che la serata di giovedì 17 sarà dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Ognuno dei 14 big in gara proporrà un brano storico, legato alle vicende di questo secolo e mezzo. In assoluta buona fede, ma con una certa dose di ingenuità, considerati i tempi e l’aria che tira in Rai e nel Paese, da uomo di sinistra ha poi buttato lì: «Mi piacerebbe che venisse cantata anche ”Bella ciao”...».

Mazzi, uomo di destra, in una sorta di folle par condicio ha rilanciato: «Certo, ma allora anche ”Giovinezza”, che in fondo nasceva come inno della goliardia». Lasciando Morandi con un palmo di naso («Ma dai, Gianmarco...») e dando la stura a tutta una serie di reazioni del cosiddetto mondo politico.

Il cantante si è poi detto sorpreso per quanto accaduto: «Non immaginavo - ha sostenuto - che quel mio auspicio, legato al canto delle mondine poi adottato dai partigiani, divenisse elemento di polemica politica».

Ieri, come si diceva, la questione è approdata in cda. Che ha approvato un documento nel quale, oltre a dire no a entrambe le canzoni, vengono mossi rilievi a Mazzi e anche al direttore di Raiuno, Mauro Mazza, che si era detto non contrario all'idea che tra le canzoni proposte ce ne potesse essere qualcuna che rimandava a una fase storica dell'Italia ben definita.

Intervistato un po’ da tutti, il figlio del ciabattino comunista di Monghidoro ha poi peggiorato - se possibile - la situazione. «Non facciamo e non vogliamo fare politica - ha infatti detto Morandi -. Si devono fidare di noi, perchè le nostre scelte terranno conto della sensibilità di tutti. ”Giovinezza” è stata eseguita in tv svariate volte e non è mai successo qualcosa di così clamoroso».

Ancora: «Non mi aspettavo queste polemiche per canzoni che hanno più di cento anni e sono legate alla storia del Paese. La Rai ci è vicina: abbiamo aperto un sondaggio su internet dove gli stessi telespettatori potranno votare la canzone che vorranno vedere esibita come omaggio alla storia. Noi rivendichiamo la libertà artistica di costruire una serata che ricordi attraverso la musica 150 anni dell'unità d'Italia: ci sono anni meravigliosi e anni bui, ma questa è la nostra storia. La musica dovrebbe unire non dividere».

Concludendo così: «I problemi del Paese sono altri, quelli economici e quelli della disoccupazione. La musica non deve fare paura».

Ma la frittata è fatta. Il revisionismo storico, nell’Italia di fine impero del 2010, ormai passa anche attraverso le canzonette. E apprendere che il Festival verrà aperto - alla faccia di Bossi - dall’esecuzione dell’inno di Mameli non basta a migliorare la situazione. Anzi.

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