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giovedì 27 gennaio 2011
YES
Tredici anni dopo, gli Yes tornano a Trieste. Il 25 novembre la storica band del pop-rock inglese suonerà infatti in quello stesso palasport di Chiarbola che li ospitò il primo aprile 1998, in un concerto che attirò spettatori anche dal Veneto, dalla Slovenia e dalla Croazia. Gli anni passano, ma il fascino della band rimane.
Era il ’69, quando uscì il loro primo, omonimo album. Subito dopo arrivarono ”Time and a world”, ”The Yes Album”, soprattutto ”Fragile”, che nel ’71 impose la band nel ristretto novero dei protagonisti - assieme a King Crimson, Genesis, Van der Graaf Generator, Gentle Giant... - di quello che allora veniva chiamato ”pop progressive”.
Lavori come ”Close to the edge”, il triplo dal vivo ”Yessongs”, la suite di ”Tales from topographic oceans”, usciti fra il ’72 e il ’73, non fecero che accrescere il seguito che il gruppo aveva fra i giovani di mezzo mondo. Mettendo assieme pop-rock melodico e atmosfere barocche, musica classica ed elettronica.
Poi accadde che il tastierista Rick Wakeman (che a sua volta aveva rimpiazzato Tony Kaye, membro originario della band) salutò la compagnia per una traballante carriera solista. Accadde soprattutto che il pop-rock conobbe nuove stagioni, nuove suggestioni, nuovi protagonisti. E gli Yes, fra tanti cambi di formazione, alternarono lunghi periodi di silenzio a rentrèe non sempre fortunate.
Compresa, sul finire degli anni Ottanta, dopo il successo dell’album ”90125”, che conteneva ”Owner of a lonely heart”, una diatriba che oppose alcuni componenti del gruppo ad altri: oggetto del contendere, ovviamente, il diritto a usare il prestigioso marchio di fabbrica. Poi la vicenda si ricompose. Ma la molla della ripartenza non scattò fino al ’96, quando i membri originari del gruppo si rimisero assieme per un tour in California. Seguirono due album dal vivo a documentazione di quei concerti (”Keys to Ascension I” e ”II”) e un nuovo lavoro in studio, uscito nel ’98 e intitolato ”Open your eyes”.
«Chi è onesto con se stesso e con il suo pubblico - diceva il cantante e fondatore del gruppo, Jon Anderson - sopravvive senza crisi. Il nostro genere è in continua evoluzione, è musica senza tempo, compendia tanti stili per rinnovarsi di continuo. Gli Yes trovano la loro vera armonia musicale ed emozionale sul palco. E in Italia c’è il pubblico migliore: gli americani sono matti, gli inglesi troppo calmi...».
Tredici anni fa, a Trieste, gli Yes si presentarono con questa formazione: Jon Anderson (voce, chitarra acustica, percussioni), Steve Howe (chitarra), Chris Squire (basso), Alan White (batteria), Billy Sherwhood (tastiere) e il giovane pianista russo Igor Khoroshew. </IP>E quando Anderson, verso la fine, prima di infilare classici come ”Long distance runaround” e ”I’ve seen all good people”, invitò il pubblico ad alzarsi in piedi e chiese che cosa si ballasse a ”Trièst”, Squire gli fece da sponda suggerendogli un improbabile ”Trièst Twist”.
Ora, dopo altre defezioni, fra cui anche quella dello stesso Jon Anderson, la band si schiera con <USNUOVA>gli ”storici” Chris Squire, Stewe Howe e Alan White, e i ”nuovi acquisti” Oliver Wakeman (figlio proprio di Rick, che stava nel gruppo negli anni Settanta) alle tastiere e Benoit David, cantante canadese proveniente da una ”tribute band” degli Yes.
Il concerto del 25 novembre è organizzato dall’associazione Musica Libera (che l’8 aprile riporta le Orme al Teatro Miela), con il supporto di Comune e Regione. Prevendite <IP0>dei biglietti al Ticket Point di Trieste e da Radioattività, con sconto per chi compra il tagliando entro il 30 settembre. Info http://www.musicalibera.it/ e http://www.radioattivita.com/
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