domenica 2 ottobre 2011

FOSSATI: E' L'ULTIMO DISCO


Ivano Fossati l’ha detto con estrema calma, quasi con nonchalance. «Con questo disco intendo lasciare e non farò altri concerti», ha spiegato il cantautore e musicista genovese ieri sera a “Che tempo che fa”, su Raitre. «È la fine della tua carriera?», gli ha chiesto Fabio Fazio. «Sì», ha risposto il nostro. «Ho pensato, non in questi due giorni, ma in due o tre anni, che dopo “Decadancing”, non farò altri dischi, altri concerti. Sarà l’ultimo tour, è una decisione serena di quelle che si prendono in tanto tempo. Ho compiuto sessant’anni qualche giorno fa e ho sempre saputo che, raggiunta questa età, avrei voluto cambiare, fare altro».

E ancora, giusto per chiarire il concetto: «Mi sono sempre chiesto se al prossimo disco avrei potuto garantire la stessa passione che mi ha portato fino a qui. Non credo che potrei ancora fare qualcosa che aggiunga altro rispetto a quello, nel bene e nel male, ho già messo nei dischi finora».

Che dire? Nulla. Solo giù il cappello, perchè sappiamo che alle parole seguiranno i fatti. Ivano Fossati è persona, prim’ancora che artista, troppo seria per cercare di raccattare scampoli di attenzione e promozione discografica supplementare annunciando un ritiro poi “dimenticato”, come tanti protagonisti della musica popolare hanno fatto in questi anni.

Fossati no, è di altra pasta. Dagli esordi giovanissimo con i Delirium (l’album “Dolce acqua” nel ’71, “Jesahel” a Sanremo ’72...) all’apprezzata attività come autore (per Mia Martini, Mina, Patty Pravo, Vanoni, Berté, Mannoia, Anna Oxa...), dalla collaborazione con De Andrè (negli album degli anni Novanta “Le nuvole” e “Anime salve”) alla lunga discografia come solista: “La mia banda suona il rock” e “Panama e dintorni”, “Le città di frontiera” e “Ventilazione”, “700 giorni” e ”La pianta del tè”, “Discanto” e “Lindbergh”. E ancora “Macramè”, “Time and silence”, “La disciplina della terra”, fino ai recenti “L'arcangelo” e “Musica moderna”.

Pensavamo che “Decadancing”, atteso nei negozi da domani, fosse un altro capitolo (con annesso tour teatrale, debutto il 9 novembre a Milano, agli Arcimboldi) di questa entusiasmante carriera, che ci ha regalato grande musica e canzoni a volte memorabili (“La costruzione di un amore”, “Mio fratello che guardi il mondo”, “Una notte in Italia”...) e comunque mai banali.

Il disco rappresenterà invece la parola fine. Quella che gli artisti, arrivati in cima, quasi mai sanno pronunciare. Proprio come i grandi politici di casa nostra.

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