lunedì 24 ottobre 2011

LA CANZONE DEL SOLE / 40


Un giro d’accordi semplicissimo, ripetuto all’infinito: La-Mi-Re-Mi. Sul quale il genio musicale di Lucio Battisti seppe costruire una melodia che oggi possiamo definire immortale. Per uno di quei testi che solo la minimalista arte poetica di Mogol sapeva partorire: “Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi, le tue calzette rosse...”.

“La canzone del sole” ha quarant’anni. Era infatti la fine di ottobre del ’71, quando venne pubblicata come lato A di un 45 giri (all’epoca c’era ovviamente e solo il vinile), che sul retro proponeva quello che sarebbe diventato un altro classico del canzoniere mogolbattistiano, “Anche per te”. Due canzoni senza un album, come spesso allora accadeva.

“La canzone del sole” ha quarant’anni ma la conoscono perfettamente anche gli adolescenti di oggi, come tutti quelli che si sono succeduti da quell’alba degli anni Settanta fino a oggi.

Tutti affascinati dalla storia di due ragazzini che s’incontrano, “le biciclette abbandonate sopra il prato e poi”. I primi approcci amorosi, “e la cantina buia dove noi respiravamo piano, e le tue corse, l'eco dei tuoi no, oh no, mi stai facendo paura”. Il tema dell’ambiente per quei tempi ancora raro, “ma ti ricordi l'acqua verde e noi, le rocce, bianco il fondo, di che colore sono gli occhi tuoi, se me lo chiedi non rispondo”.

Affascinati anche da quell’evoluzione finale, sempre sugli stessi accordi, ma con una libertà nuova per una canzonetta italiana: “il sole quando sorge, sorge piano e poi, la luce si diffonde tutto intorno a noi, le ombre ed i fantasmi della notte sono alberi e cespugli ancora in fiore, sono gli occhi di una donna ancora piena d'amore”.

Mancava la struttura classica strofa-ritornello-strofa. Mancavano gli elementi del tormentone. Ma quella canzone parlava la lingua del Nuovo ed ebbe un successo immediato, enorme, senza se e senza ma. Che l’ha fatta entrare nella storia della canzone italiana del Novecento.

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