lunedì 8 ottobre 2012

LINUS giov a trieste

È forse il dj più famoso di casa nostra. Ha scritto, con altri, la storia recente della radiofonia italiana. Ma è anche - oltre che direttore artistico della “sua” Radio Deejay - un personaggio televisivo, uno scrittore, uno che corre le maratone. Giovedì alle 21 Linus (per l’anagrafe Pasquale Di Molfetta, classe ’57, milanese nato in Umbria ma di origini pugliesi) sarà fra i protagonisti del premio “Cuffie d’Oro Lelio Luttazzi 2012”, che si terrà a Trieste, all’Arena Barcolana, sulle Rive. Dopo la maratona e la bicicletta la vedremo in barca a vela? «Purtroppo non ho un grande rapporto con l’acqua. In barca ci sono andato poco, è un mondo che non frequento. Ma abbiamo una casa di vacanza a Riccione, e i miei figli frequentano un corso di vela. Chissà, magari un giorno andrò in barca con loro». A gennaio avete festeggiato i trent’anni di Radiodeejay. «Sì, una grande serata al Forum di Assago, c’erano oltre 12mila persone. È stata una bella emozione, il senso di completamento di un percorso fantastico, come tagliare il traguardo di una maratona: avere attorno in una sera tutte le persone con cui sei cresciuto. Ma anche la partenza per una nuova epoca». Quella della radio sul web? «Il web è un’integrazione, non un’alternativa. Elimina i problemi delle frequenze, delle antenne, del “si sente male”. Arrivi in tutto il mondo. Una cosa incredibile: agli esordi io mi sorprendevo di sentire la radio da città all’altra. Ora mentre sono in onda mi arrivano messaggi da mezzo mondo». Ma la radio è cambiata? «Nella sua essenza no. Rimane fatta da una voce e una canzone, che non cambiano mai. E vincono sempre le voci e le canzoni migliori». Il mestiere del dj invece è cambiato. «In molte radio sono rimasti “quelli che mettono i dischi”. In altre, anche per colpa mia, sono diventati intrattenitori. Per non parlare dei dj-musicisti-produttori, che sono ormai delle star. Diciamo che ormai il termine dj ha troppe accezioni». “Deejay chiama Italia” com’è diventato un programma anche tv? «Per caso. Quando il Gruppo Espresso ha acquistato l’emittente All Music, poi diventata Deejay Tv, ci siamo accorti che la gente che assisteva in studio al programma si divertiva un sacco. Allora abbiamo allargato la possibilità di vederci. Ma dopo sei anni è un po’ faticoso». E Deejay Tv? «Si va avanti. Con la fortuna di avere una grandissima libertà e visibilità. Ma il limite di non poter contare su grandi budget e investimenti economici». Il prossimo libro? «Mi piace molto scrivere, ma proprio per questo ne ho un grande rispetto. Ci vuole tempo. E un’idea. Non mi interessa l’usa e getta». Ma il nome Linus come nasce? «Nelle famiglie meridionali i nomi come Pasquale, ovviamente in onore di mio nonno, vengono abbreviati. Avevo dodici anni. Andavano di moda i Peanuts. Pasquale, Lino, Linus...». Un aggettivo per i suoi compagni d’avventura. Claudio Cecchetto? «Geniale, determinato». Jovanotti? «Il piu capace di reinventarsi, altruista». Gerry Scotti? «Il più sottovalutato: è piu bravo di quel che si crede». Amadeus? «Il piu tenace». Fiorello? «Imprevedibile. Matto. E di cuore». Max Pezzali? «Genuino, un texano nato per caso in Lombardia». Fabio Volo? «Complicato. Il più bisognoso di affetto che abbia mai conosciuto».

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