sabato 6 ottobre 2012

REMO ANZOVINO nuovo album, con suite per il Vajont

Per il suo quarto album, “Viaggiatore immobile”, che esce domani, ha incassato una copertina firmata da Oliviero Toscani. Anche lui, come tanti, affascinato dalle musiche di Remo Anzovino, pianista e compositore (ma anche avvocato) pordenonese, classe ’76. Che con questo lavoro arriva al quarto capitolo della sua discografia, dopo tre importanti album come “Dispari” (2006), “Tabù” (2008) e “Igloo” (2010), tutti capaci di raggiungere la prima posizione della classifica jazz di iTunes. Sono passati ormai diversi anni da quando un giovane Anzovino accompagnava dal vivo, al pianoforte, i film alle Giornate del cinema muto di Pordenone. Bis a una Mostra del Cinema di Venezia, dove dopo la sua esibizione Vincenzo Mollica disse al Tg1: «Uno dei momenti più belli è stato il concerto di Remo Anzovino, che ha materializzato, mentre suonava, le figure di Louise Brooks e Tina Modotti...». Tempi passati. Oggi, grazie ai dischi pubblicati e ai concerti di questi anni, l’artista regionale (che è “fratello d’arte”: Remo Anzovino aveva debuttato come cantautore e suona spesso la chitarra, in sala e dal vivo, per il fratello) è considerato una bella realtà della musica strumentale italiana. “Viaggiatore immobile” (Egea Music) è un omaggio alla fantasia, un percorso colto e popolare assieme, trasversale fra i generi (jazz, classica, rock, world, pop...), che pesca un po’ dappertutto ma sempre con un approccio molto moderno e assolutamente contemporaneo. Si parte con “Natural mind”, l’energia del mattino che nasce, la forza e il ritmo della vita di ogni giorno. “Spasimo” è una corsa tra le emozioni, sospesa fra tastiera e archi. “Irenelle” sfrutta un’ispirazione agile e visionaria. “Pazyryk” prende il nome dal tappeto più antico della storia, vecchio di migliaia di anni, che con questi suoni riprende a volare. “Musica per due” gioca sul corteggiamento amoroso, trame che si infittiscono di fantasia in fantasia. Poi arrivano “Orchidea”, “Transoceano”, “Specchio”, “Amore pop”, “Quattro canti”, “Orient island”... Ma soprattutto “9 ottobre 1963 (Suite for Vajont)”: appassionato tributo d’amore per la propria terra, tragicamente ferita mezzo secolo fa dalla mancanza di rispetto dell’uomo per la natura. Con il contributo delle voci maschili del Coro Polifonico di Ruda. «Ho scritto questo brano - dice - perchè abito a un’ora da lì e sin da bambino sono stato educato al significato civile di quella catastrofe. L’ho scritto nella speranza che la musica contribuisca a mantenere vivo il ricordo di un fatto che celebra i suoi cinquant’anni nel 2012, e che considero la madre di tutte le tragedie dovute all’incapacità dell’uomo di ascoltare i segni della natura». La suite colpisce per la sua forza espressiva e conclude l’album. Perchè nessuno dimentichi. Nella copertina, Toscani gioca in maniera enigmatica sulle traiettorie e sui riflessi tra il volto di Anzovino e il suo pianoforte a coda. L’album è prodotto dal giapponese Taketo Gohara (Capossela, Baustelle, Mauro Pagani...), con gli arrangiamenti orchestrali di Stefano Nanni. Fra i musicisti, coesistono componenti dell’Orchestra della Scala di Milano e “session men” della scena rock e d’avanguardia. Il disco verrà presentato dal vivo il primo novembre al Blue Note di Milano e il 17 novembre al Teatro Verdi di Pordenone.

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