domenica 24 novembre 2013

MILES KANE

Dalla centralissima Charing Cross alla più trendy Brick Lane, nell’East End londinese ormai assurto a nuovo centro della vita giovanile della capitale britannica, il suo sguardo furbetto occhieggia dalle vetrine dei (pochi) negozi di dischi e le sue canzoni sono presenza costante nella colonna sonora della megalopoli sul Tamigi. Il suo nome è Miles Kane, è nato nel 1986, arriva dalla stessa Liverpool (anche se è nato a Birkenhead) di quei Beatles dei quali copia - o cita, se preferite - le movenze, gli abiti, persino il taglio di capelli. Insomma, la “new thing” della musica inglese profuma tanto di passato. Il giovane Kane, dopo un paio di gruppi (Little Flame e Rascals) e un precedente album solista (“Colour of the trap”, uscito nel 2011), ha finalmente messo d’accordo con “Don’t forget who you are”. I suoi singoli impazzano dappertutto, e ormai non solo in Inghilterra. Sostiene Miles: «Ho scelto questo titolo (non dimenticare chi sei - ndr) per ricordare a me stesso chi sono come persona e per farlo ricordare agli altri. Credo sia importante tenere a mente quali sono le cose importante nella propria vita». Rock’n’roll godibilissimo, con un occhio agli anni eroici e i piedi ben piantati nel presente. I temi sono quelli di sempre: emozioni e sentimenti, la gioia e il dolore, l’amore che va e che viene. E la collaborazione nel disco con Paul Weller (che firma un brano) è più che una garanzia di qualità. Ancora l’artista: «Questo è il mio secondo album solista, ma mi sento come un debuttante. Ho ricominciato a scrivere dopo tanti concerti dal vivo. Fare un disco da cantautore sarebbe stato più semplice. Ho preferito, anche da solo, cercare un’altra strada...». Miles Kane è stato protagonista anche di una sorta di progetto parallelo con Alex Turner degli Arctic Monkeys, intitolato “The last shadow puppetts” e ben accolto da pubblico e critica. Una curiosità. Per non dimenticare le proprie origini, nella copertina del disco il musicista si è fatto fotografare, con madre e zia, accanto al banco di macelleria che la sua famiglia gestisce da trent’anni a Liverpool. «Lì ho guadagnato i miei primi soldi facendo il garzone, ed è mia madre che mi ha fatto ascoltare Beatles, David Bowie, Four Tops, tutti i grandi della Motown... A casa mia girava musica fantastica».

Nessun commento:

Posta un commento