lunedì 29 giugno 2015

ADDIO A CHRIS SQUIRE, COLONNA DEGLI YES

Un pezzo alla volta, un’intera generazione di artisti che hanno scritto la storia del pop/rock degli anni Sessanta e Settanta sta salutando a centrocampo nell’estremo commiato. Ieri è toccato a Chris Squire, bassista e fondatore degli Yes, uno dei gruppi più importanti di una stagione irripetibile. Non più tardi di un mese fa aveva annunciato il ritiro dalle scene (che lui sperava temporaneo, il tempo di dedicarsi alle necessarie cure) per l’aggravarsi di una rara forma di leucemia il cui decorso è stato purtroppo molto veloce. Sei anni fa aveva superato un aneurisma cerebrale. Nato nel 1948 a Kingsbury, nordovest di Londra, Squire è uno di quei ragazzi degli anni Sessanta ai quali la musica ha salvato la vita. Sarebbe diventato un teppistello, e forse qualcosa di peggio, se nel ’65 non avesse acquistato il suo primo basso. Il tempo di farsi le ossa e, tre anni dopo, comincia - con Jon Anderson, Bill Bruford e Tony Kaye - l’avventura della sua vita: gli Yes. Primo album omonimo nel ’69, “Time and a world” arriva nel ’70, ma è nel ’71, con due dischi come “The Yes album” e “Fragile”, che la band diviene una delle più conosciute e amate del cosiddetto “progressive rock”. “Close to the edge” e “Tales from Topographic Oceans”, fra il ’72 e il ’73, sono il suggello - assieme al monumentale triplo dal vivo “Yessongs” - a un successo ormai mondiale. Poi sono passati quarant’anni. Il mondo, non solo quello della musica, è cambiato. Gli Yes, attraverso vari cambi di formazione, sono rimasti in pista. Fino a un mese fa con il grande Chris Squire, unico membro originario a resistere al via vai di cantanti, chitarristi, batteristi. Unica pietra angolare attorno alla quale la band ha continuato in tutti questi anni a vivere. Senza nulla togliere ai suoi tanti compagni d’avventura, possiamo anche dire che il suo stile musicale potente e per certi versi aggressivo, assieme all’importante contributo compositivo, è stato nel corso dei dischi e dei decenni il vero marchio di fabbrica del gruppo. Difficile pensare agli Yes - che qualche anno fa passarono in tour anche da Trieste - senza di lui. Lui che tanti anni fa aveva tentato anche la fortuna come solista: nel ’75 pubblicò infatti “Fish out of water”. Ma la sua vita erano gli Yes. Dal 7 agosto hanno in programma una serie di concerti negli States assieme ai Toto. Chissà se e come supereranno la grave perdita.

Nessun commento:

Posta un commento