sabato 25 febbraio 2006

Vorrei la pelle nera, cantava l’italofrancese Nino Ferrer nel 1967, quando Sanremo era veramente Sanremo e i razzisti, se non altro, non stavano al governo. E oggi che comincia l’ennesima edizione di un festivalone che è ormai ridotto solo a un mediocre format televisivo, dinanzi a tanta brutta musica, ma soprattutto dinanzi a tanta stupidità imperante, verrebbe voglia di cantarlo di nuovo, quell’ameno motivetto che, in tempi di rhythm’n’blues e artisti Motown alla conquista del mondo, era anche una piccola e garbata e ironica ammissione di inferiorità musicale della razza bianca nei confronti della grandissima, inarrivabile musica nera. Sono passati quarant’anni, ma anche oggi, spesso, le cose migliori di una scena musicale poverella arrivano da donne e uomini di colore.
È il caso di Prince, genietto della musica nera degli anni Ottanta, che dopo il successo di «Musicology» potrebbe riconquistare il trono della black music con il nuovo album «3121» (Motown Universal), che uscirà il 17 marzo, anticipato dai singoli«Te amo corazon», «Black sweat e «Beautiful, loved and blessed», che l’artista nato a Minneapolis nel ’58 (vero nome Roger Nelson) ha scritto per la sua nuova protetta, Tamar.
Il titolo (si legge «thirtyone-twentyone») potrebbe alludere al numero civico di casa Prince a Los Angeles, o semplicemente essere formato dagli addendi che danno vita al numero 7, il preferito dell'artista che anni fa, nel bel mezzo di una causa con la sua casa discografica, e stufo del nome «principesco», decise di farsi identificare prima con un simbolo e poi con l’acronimo Tafkap, che stava per The artist formerly known as Prince (l’artista precedentemente conosciuto come Prince).
Il disco parte proprio con «3121», un funk classico, e continua con l'orecchiabile «Lolita», gli accenti latini di «Te amo corazon», il tappeto elettro funk ma anche hip hop di «Black sweat» (con tanto di sensuale videoclip), la languida ballata «Incense and candles», il funkettone in puro stile Prince «Love»... Insomma, un grande ritorno al funk, con omaggi alla tradizione soul ma anche frequenti autocitazioni, con un suono fresco e assolutamente contemporaneo. Che potrebbe davvero restituire al genietto di Minneapolis il ruolo che gli compete sulla scena musicale internazionale.
Altra anticipazione. Il 10 marzo esce il secondo album solista di Skin, ex cantante degli Skunk Anansie, intitolato «Fake Chemical State» (Edel), ovvero «Falsa condizione chimica». La ragazza si è tagliata nuovamente i capelli, ritrovando grinta e ispirazione. Col gruppo aveva venduto quattro milioni di album, forse troppi per sopravvivere dopo il terzo album. Fatto sta che nel 2003 le strade si separano e lei debutta da solista con «Fleshwounds», che però non viene premiato dal pubblico. Ora ci riprova, cercando una terza via fra i suoni aggressivi e potenti degli Skunk e quelli più riflessivi del primo disco solista. Gli italiani Marlene Kuntz (che l’avevano voluta in un loro lavoro di alcuni anni fa) sono ospiti in un brano del nuovo disco, «Take me on».
Altra splendida donna di colore, altra splendida voce, altra ex cantante di un gruppo che molla i compagni e tenta la strada solista. Lei è Skye (Edwards di cognome), ex voce dei Morcheeba. Il suo primo disco senza i fratelli Godfrey si intitola «Mind how you go» (più o meno la raccomandazione che la mamma le faceva da piccola...), ha l’inconfondibile timbro di fabbrica delle origini, ma tutti i brani sono firmati dalla ragazza. Disco raffinato, voce sinuosa.


Il suo nome è già scritto nella storia del rock. Da almeno trent’anni. Per esempio da quel 18 novembre 1975, quando all'Hammersmith Odeon di Londra Bruce Springsteen con la sua E Street Band si rivelò all’Europa. Una serata che entrò subito nella leggenda, e che ora è disponibile in un doppio cd, con più di due ore di musica, intitolato «Hammersmith Odeon London '75» (SonyBmg).
I due cd a prezzo speciale arrivano dopo il successo del box set «30th anniversary Born to run», pubblicato a novembre. Un cofanetto che celebrava la ricorrenza dei trent’anni dal disco che impose al mondo il rocker di Freehold, New Jersey, con dentro la riedizione rimasterizzata del capolavoro, completo di libretto fotografico, e due dvd: nel primo il leggendario concerto londinese all’Hammersmith Odeon che fece scoprire il Boss agli inglesi. Il secondo, «Wings for wheels: The making of Born to run», con interviste e filmati d’archivio inediti.
La pubblicazione del doppio album è ora un altro evento storico per ogni fan di Springsteen, essendo il suo primo concerto a essere disponibile integralmente su cd. Due ore e dieci minuti di musica, con sedici classici: da «Thunder road» a «Tenth Avenue Freeze Out», da «Jungleland» alla mitica «Born to run», e molte altre perle come «Kitty's back» e «Rosalita».
La registrazione viene proposta integralmente rispettando la sequenza originale. «Hammersmith Odeon, London '75» è tra l'altro l'unico concerto integralmente pubblicato ad oggi, legato ai primi venticinque anni di carriera di Bruce e della sua E Street Band.
«La E Street Band salì sul palco dell'Hammersmith Odeon armata di una scaletta di pezzi che le giovani band di oggi sognano - ricorda Springsteen -, fu così che divenne una delle nostre performance leggendarie, finora solo nei ricordi, in qualche frammento di nastro illegale e nelle storie della serie ”io c'ero”...».


Non c’è Laura Pausini, seconda italiana dopo Modugno a vincere un Grammy, ma questa raccolta dedicata agli artisti che hanno avuto la nomination per l’edizione 2006 di quelli che sono considerati gli Oscar della musica è comunque un concentrato di grandissimi. Si parte coi Gorillaz e i Green Day, si prosegue con Mariah Carey e Paul McCartney, si prende il volo con U2, Bruce Springsteen, Stevie Wonder, Sheryl Crow, Coldplay, Rolling Stones, Neil Young... E poi, spulciando spulciando, capita di imbattersi anche nei ragguardevoli John Legend, Seal, Foo Fighters, Beck, Franz Ferdinand... Insomma, tanta buona musica in un cd solo. Praticamente da non perdere.


Qui i cd sono invece quattro, per ripercorrere le ultime stagioni della black music. Si spazia dal nuovo rhythm’n’blue al rap, dal nu-soul a tutto quello che in questi ultimi anni è stato presentato come «urban culture», la cultura urbana dei neri d’America. Nei quattro cd, in vendita anche separatamente, spiccano gli artisti più rappresentativi della nuova generazione della black music e canzoni che hanno ricevuto il consenso del grande pubblico sia negli Stati Uniti che in Europa: da Toni Braxton a Usher, da Mary J. Blige alle Destiny's Child, da Alicia Keys a D'Angelo, da Erykah Badu ai Fugees, da Angie Stone a R.Kelly, da Babyface a Sean Paul. E non manca «mamma» Aretha Franklin...


 

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