venerdì 12 gennaio 2007

L’anno nuovo? Il futuro? Somigliano in maniera inquietante al passato. Prendete il Festival di Sanremo. Dopo alcuni esperimenti non riusciti, per la 57.a edizione (dal 27 febbraio al 3 marzo) hanno richiamato in servizio Pippo Baudo. Che da astuto sacerdote del rito festivaliero, ripropone la solita ricetta: un occhio alla tradizione e l’altro ai giovani, un pizzico di nazionalpopolare e una buccia di qualità, un grande ritorno e un paio di outsider...
Una macedonia. Con l’obiettivo, nemmeno tanto nascosto, di far contenti tutti. E il rischio speculare, sempre in agguato, di scontentare ognuno.

Il tocco del siciliano di Militello si nota già nei particolari. Dall’annuncio dei venti big, che è stato fatto ieri sera a «Domenica In», nello spazio che il nostro gestisce in beata solitudine. Al collegamento con il Tg1 delle 20.30 di ieri sera, con Vincenzone Mollica benedicente. Insomma, prepariamoci: da qui al 27 febbraio il Pippo nazionale invaderà ogni spazio, pur di non veder fallire la sua creatura.

«Qualcuno ci rimarrà male, ma le scelte vanno fatte», ha detto. «È stato un lavoro faticoso scegliere venti cantanti invitati per un Festival che dev'essere un passo avanti rispetto al passato e deve offrire un panorama della musica moderna italiana. Per quanto riguarda le canzoni ritengo che ce ne sia per tutti i gusti...».

Vediamoli, allora, questi nomi. Cominciando dalle anticaglie. Torna Al Bano, che l’anno scorso era dato per sicuro ma poi non venne scelto. Si affida a una canzone scritta dal figlio Yaris e da Renato Zero. Tornano anche Milva (con un brano di Giorgio Faletti) e Nada, Tosca (che vinse qualche anno fa con Ron) e Mango.

Ma il ritorno che profuma (meglio: odora...) più di passato è quello di Johnny Dorelli, che compirà settant’anni pochi giorni prima dell’inizio del Festival, ed era già qui mezzo secolo fa, nei lontani anni Cinquanta: vinse infatti nel ’58 e nel ’59, un po’ all’ombra di Domenico Modugno, con «Nel blu dipinto di blu» e «Piove». Siamo dalle parti dell’archeologia musicale, insomma.

Andiamo avanti. Per il 57.o Festival si rimettono assieme i fratelli Gianni e Marcella Bella, siciliani come il padrone di casa. Ma nasce anche un’altra, finora inedita e inesplorata, coppia familiare: Roby Facchinetti dei Pooh assieme al figlio Francesco, già idolo dei giovanissimi col nome di Dj Francesco (ora si fa chiamare col solo nome di battesimo).

A proposito di giovani. Tornano Simone Cristicchi, i rocchettari Velvet ma soprattutto gli intimisti Zero Assoluto, sin da ora candidati al podio. Spuntano anche Leda Battisti, Paolo Meneguzzi (altro favorito dei ragazzini, con fan persino in Sudamerica), gli Stadio.

Il tocco di qualità sembra almeno sulla carta garantito dalla canzone d’autore di Fabio Concato, dal fascino di Antonella Ruggiero, dalla voce jazz di Amalia Grè, dall’ecletticità di Daniele Silvestri (altro candidato al podio). Oltre che dall’outsider Paolo Rossi, il teatrante monfalconese ormai di casa a Trieste (ne parliamo anche nelle cronache degli Spettacoli, per la sua ultima incursione al Teatro Miela...). Rossi propone a sorpresa «In Italia si sta male», testo inedito di Rino Gaetano, il cantautore calabrese morto in un incidente stradale nel 1980: parole, quelle sintetizzate nel titolo, che evidentemente valgono in ogni stagione. Brano prodotto da Claudia Mori.

L’oscar del nome sconosciuto spetta di diritto a Piero Mazzocchetti, ma Baudo garantisce che in Germania è da tempo un’autentica star. La commissione selezionatrice lo ha comunque preferito a gente come Morgan, Samuele Bersani, Nino D’Angelo, Cochi e Renato... E ci ha risparmiato Lino Banfi che doveva cantare un brano di Gino Paoli con l’accompagnamento dei famigerati Ragazzi di Scampia, già «apprezzati» l’anno scorso.

A «Domenica In», ieri pomeriggio, il presentatore siciliano ha anche presentato i quattordici Giovani in gara. Sono quelli miracolosamente sopravvissuti a una selezione che partiva da ben 740 nomi. Magari fra loro, com’è spesso accaduto in passato, si nasconde qualcuno che vale. Ma il pubblico se ne accorgerà dopo, a festival finito. Durante la settimana sanremese, per loro, ci saranno pochi riflettori.

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