SALA TRIPCOVICH
Che fare della Sala Tripcovich? Nel dibattito irrompe la comunicazione virtuale - ma dai contenuti concretissimi - di Facebook, il social network molto diffuso non soltanto fra i giovanissimi. È qui che si stanno organizzando quanti si oppongono alla recente ondata di divieti e conseguenti chiusure di quello che fino a pochi mesi fa era il vitalissimo circuito off cittadino. Locali e localini musicali che negli ultimi anni avevano dato una vigorosa scossa alla sonnacchiosa città di San Giusto, facendo sperare in una primavera musicale che ora rischia di non superare la prima gelata.
Ma c’è chi dice no. Per esempio i promotori del gruppo «L’anima di Trieste 2015», lanciato qualche mese fa da Alan Travaglio, Andrea Rodriguez, Francesco Comotti, Maurizio Cavazzoni e Federico Stopani. Oltre duemila iscritti impegnati a elaborare e discutere in rete le loro proposte per il futuro e il rilancio della città. Che sognano «pulita, divertente, gioiosa, giocosa, collaborativa, innovativa, tecnologica, artistica, musicale, sportiva, produttiva, laboriosa, marittima, portuale, turistica...».
A questo «gruppo madre» se ne sono aggiunti nelle scorse settimane degli altri: «La Trieste che vorremmo» (oltre ottocento iscritti), «Contro la chiusura dell’Etnoblog» (il più affollato, a quota 2500 iscritti), «Tetris» (un migliaio di iscritti), «Pro Wi-Fi a Trieste» (altro migliaio), ma soprattutto «Sala Tri*pop*vich», nato da poco ma che viaggia velocemente verso i duemila iscritti, che propone l’uso dell’ex stazione della autocorriere «per attività musicali e giovanili legate alla musica e altre arti nobili».
Ma leggiamo cosa scrivono i promotori del Comitato Nuova Tripcovich: «La musica, anche quella non classica, è Cultura e in quanto tale può ambire a spazi e contributi, con pari dignità rispetto alla musica classica. Un utilizzo della Sala Tripcovich con queste finalità sarebbe un passo concreto per fare di Trieste una città a misura di giovane e non solo la città degli anziani, sui gusti dei quali è attualmente plasmata la gran parte dell'offerta culturale della città».
Perché la Tripcovich? «Il primo punto di forza della Tripcovich - spiegano - è la posizione: è in una zona centrale ma non residenziale e ciò garantisce la possibilità di far affluire un certo numero di persone senza che ciò comporti disagi per i residenti. Non si porrebbe quindi il problema della forzata convivenza di spazi di aggregazione e abitazione private e delle rispettive, legittime istanze».
Rispetto dunque per le esigenze di quella parte della popolazione le cui proteste hanno portato ai ripetuti «raid anti-rumore» nei confronti dei locali che di conseguenza sono entrati in difficoltà. Alla Tripcovich, a due passi dal Porto vecchio, questi problemi non esistono. E poi «la zona è servitissima dai mezzi pubblici - aggiungono - ed è a due passi dalla stazione dei treni: ciò consente di raggiungerla con facilità, anche da fuori Trieste, senza l'uso di mezzi privati e quindi riducendo il rischio che qualcuno si metta alla guida dopo aver bevuto».
Un altro pregio della soluzione ”Tripcovich ai giovani” sta nella dimensione: «A Trieste esistono spazi ideali per manifestazioni da 3-4000 persone, eccellenti location per concerti da cento spettatori ma per le soluzioni intermedie non c'è nessuno luogo adatto».
I promotori non stanno con le mani in mano: alcuni progettisti stanno lavorando a un’ipotesi di trasformazione dell'attuale struttura in un contenitore in grado di ospitare concerti ma anche mostre, performance, conferenze, presentazioni. E ancora: sale dedicate alla didattica, sale di registrazione per i gruppi locali, spazi per la socialità. Insomma, un contenitore polifunzionale che in effetti a Trieste manca del tutto. Idea sposata anche dall’assessore comunale allo sviluppo economico: «La Tripcovich potrebbe diventare una sala ”multiespressiva” - spiega Paolo Rovis -. Un luogo di aggregazione e socialità da utilizzare 7 giorni su 7 con attività rivolte tanto ai giovani quanto agli anziani, da gestire prendendo a modello quanto fatto alla Casa della Musica».
Qualcuno segnala poi che il progetto Sala Tripcovich «significa anche lavoro: ci sarebbe la capacità di formare nuove figure professionali nel campo dell'Intrattenimento, della musica, della comunicazione. E poi dobbiamo cominciare a far venire la gente a Trieste e mettere fine alla fuga, specialmente dei giovani, fosse anche solo per il week-end. Trieste deve diventare un polo di attrazione, non una città-fantasma dalla quale fuggire...».
Una proposta che potrebbe essere affrontata in giunta comunale già lunedì prossimo. È stata rinviata a quella data infatti l’approvazione della delibera, firmata dall’assessore al Patrimonio Claudio Giacomelli, sul rinnovo della convenzione tra Comune e Teatro Verdi. Convenzione che assegnerebbe per altri nove anni all’ente lirico la possibilità di utilizzare la sala Tripcovich per concerti e spettacoli. A meno che, appunto, l’appello lanciato dal popolo di Facebook non spinga a rivedere i piani.
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