MASSIMO RANIERI A PN
Lo spettacolo ha debuttato il 9 febbraio del 2007 all’Augusteo di Napoli. E ormai viaggia verso le trecento repliche, che verranno festeggiate con una serata speciale l’8 aprile a Milano. Prima, Massimo Ranieri fa un nuovo passaggio nel Friuli Venezia Giulia (a primavera era stato al Rossetti di Trieste), per una replica del suo “Canto perché non so nuotare... da quarant’anni”, che va in scena domani alle 21 al Teatro Verdi di Pordenone.
Ranieri, in due anni lo spettacolo è cambiato?
«In realtà molto poco. Monologhi autobiografici e canzoni, molte tratte dalla storia della musica italiana: una struttura che evidentemente il pubblico ama, a cui ho apportato, strada facendo, solo delle piccole modifiche. Diciamo che l’ho limato ma non cambiato, quasi come si fa con gli spettacoli di prosa».
Il ragazzino che l’affianca però è nuovo.
«È vero. Lele D’Angelo è stato sostituito da Federico Pisano, un altro campione di tip tap, un altro talento puro di soli tredici anni. Del resto, a quell’età, è giusto che pensino a studiare. E una lunghissima tournèe come questa mal si concilia con gli impegni scolastici».
Nel frattempo era a Sanremo, con la sua ”protetta” Barbara Gilbo.
«Bella esperienza. Le ho fatto da padrino ma sono anche il suo discografico: visto che il suo disco è uscito per la mia etichetta. Sì, ho anche un’etichetta discografica: di questi tempi bisogna diversificare la propria attività. Mi arrivano molti provini, comincio ad appassionarmi».
Il Festival come le è sembrato?
«Un ottimo spettacolo. Bonolis ha fatto un buon lavoro. Sono rimasto particolarmente impressionato dai giovani, tutti di buon livello. L’unica pecca: farli cantare dopo mezzanotte. Loro dovrebbero esibirsi subito, all’inizio, magari alternati ai big».
A margine del Festival la sua ”Perdere l’amore” ha vinto pure un sondaggio...
«Sì, il sondaggio promosso da Downlovers.it ha stabilito che è la canzone d'amore sanremese per eccellenza. È ovvio che la cosa mi ha fatto particolarmente piacere, anche perchè si è imposta per numero di download, rigorosamente gratuiti e legali, su brani altrettanto storici come ”Maledetta primavera” di Loretta Goggi, ”Non ho l'età” di Gigliola Cinquetti, ”Vattene amore” di Mietta e Minghi. Chi l’avrebbe potuto immaginare, nell’88, quando con quella canzone vinsi il Festival...».
Dove lei era arrivato per la prima volta vent’anni prima.
«Sì, era il ’68, avevo solo diciotto anni. Cantavo ”Da bambino” in coppia coi Giganti. Era un altro Festival. E ovviamente un altro mondo».
Nel quale lei era un ragazzino molto precoce.
«Ho cominciato a cantare che avevo otto anni. A tredici era già un modo per tirare a campare, come fanno tanti ragazzini a Napoli. I miei genitori avevano vissuto in tempi di guerra, avevano fatto la fame. Per loro vedere un figlio che si guadagnava da vivere cantando all’inizio sembrava una cosa quasi impossibile, poi pian piano è diventata una grande soddisfazione».
Il primo incontro importante?
«Enrico Polito, il mio primo produttore, quello che mi portò prima a Roma e poi a Milano. Era il ’66, avevo quindici anni. Alla Cgd i discografici decisero che dovevo cambiare nome: Giovanni Calone faceva troppo vicoli napoletani, troppa miseria. Secondo loro meglio Brunello. Sì, fu questa la loro prima proposta. A me non piaceva per niente. Con Polito riuscimmo a convincerli: meglio Massimo Ranieri. A Napoli in quegli anni nessuno si chiamava Massimo, e Ranieri richiamava il principe di Monaco, faceva tanto nobiltà...».
Dalla canzone al teatro. Come?
«Fra il ’69 e il ’75 avevo fatto tutto. Canzone e cinema. Ero senza più stimoli. E i tempi stavano cambiando. Incontrai Patroni Griffi che mi propose di fare teatro. Fu un nuovo inizio, i primi tempi furono duri. Ero considerato il cantante, il divo. Poi incontrai Strehler, il maestro: con lui lavorai per la prima volta nell’80, con ”L’anima buona di Sezuan”. Lui mi ha insegnato tutto: la disciplina, il rigore, l’abnegazione, l’amore per questo mestiere. E mi ha fatto conoscere e amare la vostra bella Trieste».
Dopo Sanremo ha fatto anche una scappatina a Los Angeles.
«Sì, abbiamo presentato in anteprima a Hollywood, al festival ”Los Angeles/Italia”, il film ”L’ultimo Pulcinella”, di Maurizio Scaparro, che esce in Italia il 13 marzo».
«E in quell’occasione - conclude Massimo Ranieri - ho avuto l’onore di consegnare un premio a Mickey Rourke, personaggio straordinario, anche per come si è saputo risollevare dopo una vita difficile. Secondo me l’Oscar lo meritava lui, per ”The Wrestler”, quest’anno...».
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