domenica 8 marzo 2009

U2


Planetari  U2. A Londra hanno suonato sul terrazzo dello storico quartier generale della Bbc, in Regent Street, citando l’ultimo concerto dei Beatles, quarant’anni fa, sul tetto della Apple. A New York, hanno presenziato all’intitolazione di un tratto della 53esima West, fra l’Ottava e la Decima Avenue, che per una settimana è diventata U2 Way.

Tutto nell’ambito del lancio mondiale del dodicesimo album del gruppo irlandese, ”No line on the horizon” (Island). Giunto a cinque anni dalla pubblicazione di ”How to dismantle an atomic bomb”, che non aveva fatto sfracelli, e al tempo stesso nel trentennale di carriera.

Il disco ha avuto una gestazione lunga e complessa. Due anni e mezzo fa avvio dei lavori sotto la regia del produttore Rick Rubin, poi messo da parte per richiamare Brian Eno e Daniel Lanois (storici produttori delle cose migliori di Bono e compagni), con l’aggiunta finale di un’altra vecchia conoscenza della band, Steve Lillywhite, per la fase finale dei missaggi di un album - 54 minuti registrati fra Londra, New York, Irlanda, Francia e Marocco - che doveva uscire nel novembre scorso ma è arrivato nei negozi solo a fine febbraio.

Il risultato è un deciso ritorno al classico ”suono U2”, quello di capolavori come ”The Joshua Tree” e ”Achtung baby”, per intenderci. Con qualche apertura dal chiaro sapore ”world”. E con testi ”in terza persona”, affidati a personaggi come un soldato mandato in Afghanistan (”Cedars of Lebanon” una ballad dalle atmosfere ambient, narrata da un corrispondente di guerra), un poliziotto che dirige il traffico, un uomo alterato che conversa con il proprio telefono (”Unknown caller”).

Fra gli altri brani: il tiratissimo ”Get on your boots” (scelto come primo singolo, nuovo potenziale inno del gruppo), ”Stand up comedy” (con rimandi all’epopea dei Led Zeppelin), ”I'll go crazy if I don't go crazy tonight” («divento matto se stanotte non faccio il matto...»), ”Breathe”, ”White as snow”, ”Fez - Being born” (fra elettronica e voci operistiche), ”Moment of surrender” (poesia con tentazioni gospel), ma soprattutto la superba ”Magnificent”, destinata a diventare un classico nel repertorio della band. E ovviamente la ”No line on the horizon” che dà il titolo al disco.

Disco che potrebbe avere presto un seguito, una seconda parte. Se è vero, come pare, che nei lunghi due anni e mezzo di lavorazione sono stati registrati una cinquantina di brani, fra i quali sono stati scelti gli undici che danno vita a questo lavoro. E che saranno parte integrante del prossimo tour mondiale, che toccherà l’Italia l’8 e 9 luglio allo Stadio San Siro di Milano.

Bono dice che questo «è il miglior album degli U2». Il migliore forse no, ma di certo è fra quelli più importanti. Dopo anni di dorata navigazione a vista.


MINA


Sarà anche rimasta l’ultima, con Bin Laden, a farsi vedere soltanto nei filmati, come ha detto Benigni a Sanremo. Ma rimane il fatto che anche un semplice video, se la protagonista è Mina, è miele per orecchie e occhi, messi a dura prova da tanta robaccia che ci insegue. Questo solo per ribadire che il suo ”Nessun dorma” di apertura, è stato uno dei momenti più alti dell’ultimo Sanremo.

Ora ovviamente arriva anche il disco, visto che tutta la vicenda faceva parte di una strategia promozionale (nel mondo discografico, e probabilmente non soltanto in quello, nessuno fa niente per niente...). L’album s’intitola ”Sulla tua bocca lo dirò” (SonyBmg) ed è interamente dedicato al rapporto fra Mina e il melodramma. Due universi apparentemente lontani che, come si è visto nel video sanremese, si fondono in una dimensione musicalmente inedita ma rispettosa della composizione originale.

La più grande cantante italiana si misura dunque con la tradizione della musica lirica. Con un repertorio da lei scelto e arrangiato e diretto da Gianni Ferrio. Sotto allora con Puccini, appena maltrattato in un’inutile fiction: ”Mi chiamano Mimì” e ”Sono andati” da ”La Boheme”, ”Nessun dorma” da ”Turandot”, ”E lucevan le stelle” da ”Tosca”. Ma anche ”È la solita storia...”, da ”L'Arlesiana” di Francesco Cilea, ”Ideale” di Francesco Paolo Tosti, ”Mi parlavi adagio” di Tomaso Albinoni (con testo inedito di Giorgio Calabrese), il preludio al terzo atto della ”Manon Lescaut”, la romanza di Giuseppe Giordani ”Caro mio ben”.

Completano il cast George Gershwin (medley da ”Porgy and Bess”), Leonard Bernstein (”I have a love”, da ”West Side Story”), Astor Piazzolla (”Oblivion, Una sombra mas”).

Il disco - registrato in diretta, alla Radio Svizzera Italiana di Lugano e allo studio Forum di Roma, con due differenti orchestre - è un’altra dimostrazione dell’abbattimento delle barriere fra generi musicali. Mina prende il melodramma e lo trasforma in grande musica leggera.


JJ CALE Primo lavoro in studio dopo cinque anni, dai tempi cioè di ”To Tulsa and back”, per il settantenne chitarrista dell’Oklahoma. Dodici brani, fra cui proprio ”Roll on”, alla quale partecipa il vecchio amico Eric Clapton. Che non può ovviamente dimenticare l’autore di due suoi cavalli di battaglia: ”Cocaine” e ”After midnight”. E infatti, dopo aver inciso tre anni fa con lui ”The road to Escondido” (premiato col Grammy), ora ne dice: «È un musicista superiore alla media. Lo considero sicuramente uno dei miei maestri più importanti in assoluto...». Clapton a parte, negli altri brani, da vecchio polistrumentista solitario, Cale suona praticamente tutti gli strumenti da solo, proprio come del disco d’esordio ”Naturally” del ’71: dalla chitarra al basso, dalla batteria alla pedal-steel, dal piano al sintetizzatore. Il risultato è ancora una volta quel suo caratteristico ”american sound” che mischia blues e rock, passando per country e stavolta anche jazz, come nel brano "Former me". In "Who knew", si avventura persino nei territori del canto scat.


LAVEZZI L’abbiamo visto a Sanremo cantare ”Biancaneve” con Alexia. Ma in quarant’anni di carriera, dai Camaleonti in poi, Mario Lavezzi è stato al fianco - come autore, produttore, chitarrista, cantante - di mezza musica leggera italiana. Bella allora l’idea di raccogliere il meglio dei duetti realizzati in tutto questo tempo. Con Eros Ramazzotti, Gianni Morandi (”Succede”), Lucio Dalla (”Vita”), Ornella Vanoni (”Insieme a te”), Luca Carboni, Raf, Mango, Riccardo Cocciante, Biagio Antonacci (”La bandiera”), Fiorella Mannoia (”Momento delicato”), Teo Teocoli, Loredana Bertè (”In alto mare”), Paolo Belli, Laura Valente, Marcella Bella (”Dolcissima”), Ivana Spagna... Fino ovviamente ad Alexia. La raccolta fa seguito ai precedenti dischi ”Voci”, ”Voci 2”, ”Pasionalità” e ”Voci e chitarre”, da cui sono state tratte quasi tutte le canzoni incluse in questo disco. Alcuni brani sono cantati appunto ”a più voci”, come ”Se rinasco” (con Bertè e Mannoia), o ”Giorni leggeri” (con Cocciante e Dalla), ”Bianche raffiche di vita” e ”Per la gloria” (con una sorta di nazionale della musica italiana). Una chicca: Teo Teocoli che canta ”La locomotiva”.


 


 

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