domenica 19 settembre 2010

DISCHI - PHIL COLLINS
Alla vigilia dei sessant’anni (li compie il 30 gennaio), Phil Collins appende bacchette e microfono al chiodo. E lo fa con un disco che è un accorato omaggio a quella musica soul che è sempre stata la sua passione, che tanta influenza ha avuto nella sua formazione musicale, ma che in carriera non ha mai frequentato granchè, perlomeno in pubblico. Né con i Genesis, di cui è stato prima batterista e poi cantante (dopo l’uscita di Peter Gabriel), nè da solista.
L’album s’intitola ”Going back” (Warner Atlantic) e arriva dopo otto anni di silenzio discografico. Una sorta di commiato dai fan, da parte di un signore che ha venduto 250 milioni di dischi, vinto sette Grammy Awards e un Oscar per le musiche di ”Tarzan”. E che ora vive in un paese vicino a Ginevra, per poter star vicino ai due figli più piccoli (di cinque e nove anni), che vivono lì assieme alla madre, terza ex moglie della star. Quella che si dice ”una scelta di vita”.
Il disco si apre con ”Girl (why you wanna make me blue)” dei Temptations e si chiude con il brano che dà il titolo al disco, una versione arrangiata dallo stesso Collins del classico firmato da Gerry Goffin e Carole King e reso celebre da Dusty Springfield.
In mezzo, tante perle soul di Stevie Wonder - ”Uptight (Everything's alright)”, ”Blame it on the sun” e ”Never dreamed you’d leave in summer” -, ma anche dei Four Tops, di Martha and the Vandellas... Tutta roba degli anni Sessanta o giù di lì, del periodo cioè in cui Collins era ragazzo.
«Sono le mie canzoni preferite - dice infatti l’artista -, quelle che hanno costituito la colonna sonora dei miei anni giovanili. Lo ricordo come se fosse ieri, andavo al Marquee a Londra a sentire gli Who o gli Action o altri ancora interpretare quelle canzoni. E io, a mia volta, il giorno dopo andavo a comprare le versioni originali».
Ora quelle canzoni ritornano in questo tributo agli anni e agli artisti della Motown, con il mestiere, la classe e l’inconfondibile voce di Phil Collins. Che dei Genesis dice: «Credo che non esistano più. Non mi vedo a fare nuovi concerti con il gruppo. Non perché non mi piaccia o perché non voglia. Ma è una cosa che non rientra nella mia vita, adesso ho voglia di stare con i miei figli e occuparmi dei miei altri interessi e scrivere un libro su queste cose. E c'è un'altra cosa che ho voglia di fare: voglio anche non fare niente. E inoltre non sono fisicamente in grado di suonare la batteria (soffre da tempo di un serio problema alla mano sinistra - ndr). Non voglio dare l'impressione d'essere il classico ragazzino viziato, quello che ha ricevuto la sua parte e adesso non vuole più fare certe cose. Ma questa è una cosa che ho fatto per tutta la vita, e adesso voglio godermi anche un'altra parte della vita».
Vien da pensare alla sorte ben diversa di Steve Hackett, lo storico chitarrista dei Genesis visto quest’estate in concerto a Trieste. La sua uscita dal gruppo nel lontano ’77 e alcune sfortunate vicende personali lo costringono a non poter vivere di rendita...

LINKIN PARK
Voglia di cambiare, di non fermarsi sugli allori passati. Si pensa a questo ascoltando ”A thousand suns” (Warner), il nuovo album dei Linkin Park. Che sembrano voler abbandonare il ”nu metal” che li ha resi famosi, per proporre atmosfere e suoni più elettronici. Si sente insomma la mano del produttore Rick Rubin (U2, Johnny Cash...), che firma il disco assieme a Mike Shinoda, cantante e tastierista del gruppo, che già aveva partecipato anche alla produzione del precedente ”Minutes to midnight”, uscito tre anni fa.
«Questo nuovo lavoro - dicono i Linkin Park - è stato concepito come un tutt'uno, da godere nella sua totalità di album. Sappiamo che molti sono abituati a brevi raccolte di singole canzoni. Nonostante ciò, o forse proprio a causa di ciò, abbiamo voluto creare un album che faccia fare al pubblico un viaggio completo...».
«C'è un suono diverso rispetto al passato - aggiungono -. La ragione è perchè ci piace provare nuove cose e perchè nella musica alternativa moderna è venuto fuori un suono che stavamo aspettando da qualche tempo. Non sapevamo se le nostre idee, ben poco ortodosse, potessero essere incorporate in un album tradizionale, ma sapevamo per certo che non volevamo che il nuovo album fosse prevedibile».
Per l’impresa, i sei musicisti (Mike Shinoda e l’altro cantante Chester Bennington, il batterista Rob Bourdon, il chitarrista Brad Delson, il dj Joe Hahn ed il bassista Dave ”Phoenix” Farrell) sono tornati nello stesso studio in cui avevano registrato il loro primo album.
Il disco comprende quindici brani ed esce in due versioni: cd standard e cd+dvd in versione limitata. Il dvd contiene il documentario ”Meeting of thousand suns”, mezz’ora di immagini realizzate nel corso dell’incisione del disco.
”The Catalyst” è il brano che rimane in testa. Non a caso è stato scelto come primo singolo dell'album, che fra gli altri brani di punta propone ”Iridescent” e ”Waiting for the end”.
Dal 20 ottobre i Linkin Park sono in tour in Europa. Prima tappa a Berlino, chiusura l’11 novembre a Londra.

FABRI FIBRA
Col nuovo album, ”Controcultura”, Fabri Fibra è già in testa alle classifiche di vendita. Il rapper di Senigallia continua a sparare contro tutto e tutti. Ed evidentemente una parte consistente del pubblico è dalla sua parte. Diciotto nuovi brani, nei quali l’artista descrive il suo mondo, il nostro quotidiano, in una sorta di flusso di coscienza che spazia dalla televisione alla cronaca nera e rosa, dalla politica alla società, ma sempre «alla ricerca della verità».Dal disco emerge un Paese «messo male», l’Italia insomma dei «mille vizi», basato su «donne e pallone», dove la televisione la fa da padrona anche se «non è poi così un bel mondo». Dentro c’è di tutto: da Berlusconi a Santoro, da Noemi Letizia (che ha sognato «fatta a pezzi in una borsa di Krizia») a Patrizia D'Addario, da Marco Carta a Marrazzo, da Corona a Fabio Fazio, da Eluana Englaro ad Alberto Stasi, fino a Laura Chiatti. Gente che odia, o che rispetta, o con cui magari vorrebbe andare a letto. La casa discografica, in una nota, prende le distanze dai contenuti del disco...

KATY PERRY
Ci aveva provato già qualcuno a fare i dischi profumati. Katy Perry, la nuova diva del pop statunitense, reduce dal successo del tormentone estivo ”California gurls”, osa di più: apri il libretto del disco (quello in versione deluxe) e senti profumo di zucchero filato. Della serie: cosa non si fa pur di vendere... ”Teenage dream” è il titolo di quest’album facile facile, che sta bissando il successo del primo disco ”One of the boys”, uscito due anni fa (cinque milioni di copie), e sembra pensato apposta per orecchie e menti dai gusti facili, che comunque riesce perfettamente nel suo obbiettivo: vendere e far parlare di sé. I testi non risparmiamo riferimenti a passioni adolescenziali come i tatuaggi e le notti brave a base di alcol e sesso. Come in ”Last friday night” («C'è uno sconosciuto nel mio letto... odoro di mini-bar... poi abbiamo avuto un menage a trois...»). O in ”Peacock”, in cui la ragazza canta ”I wanna see your peacock, cock, cock...» (peacock vuol dire pavone, cock significa gallo ma indica volgarmente anche il sesso maschile). In copertina, la Perry - già nominata due volte ai Grammy - si propone in un'immagine da vera pin up. Insostenibile.

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