martedì 19 aprile 2011

BACCINI A TRIESTE


«Di Luigi Tenco è rimasto nell’immaginario collettivo un ricordo triste, malinconico. Un po’ per le sue canzoni più note, molto per la sua fine tragica. Ma rimettendo le mani nelle sue canzoni, ho scoperto un uomo e un artista dalle varie facce: quella intimista, sì, ma anche quella politica e sociale, persino quella ironica...».

Parla Francesco Baccini, che stasera porta al Teatro Bobbio il suo spettacolo “Baccini canta Tenco”, sottotitolo “Porto a spasso Luigi nei teatri...”.

«Il mio incontro artistico con lui - spiega il cantautore genovese, classe 1960, oltre vent’anni di carriera sulle spalle di ex camallo - è stato casuale. Certo, l’ho sempre conosciuto e ascoltato. Anche per me era e rimane un mito assoluto. Ma un paio d’anni fa mi capita, mentre ero in sala d’incisione per registrare la mia raccolta “Ci devi fare un goal”, che in una pausa mi metto a cantare “Vedrai vedrai”, da solo al pianoforte. Il fonico registra, il risultato piace e finisce nell’album. Poi, nei concerti, la facevo nei bis e il pubblico la gradiva molto».

Arriva dunque l’idea di questo spettacolo.

«Sì, anche perchè mi rendo conto che Tenco non ha fatto concerti nè tantomeno tour. Le sue canzoni rimangono ferme a incisioni di quarantacinque anni fa, con arrangiamenti e suoni vecchi, con vestiti musicali antichi. La mia scommessa, dunque, è quella di rileggere le sue splendide canzoni con la mentalità e i suoni di oggi. Ed è in questo frangente che ho scoperto le tante anime di Luigi. Lui era uno che voleva cambiare il mondo, non era assolutamente una persona depressa. E i racconti che mi aveva fatto su di lui Fabrizio De Andrè lo confermavano...».

Rifare Tenco: impresa da far tremare i polsi.

«Impresa difficile, certo. Mi ci sono avvicinato con i piedi di piombo, avendo ben presente che non volevo fare delle cover, la mia voleva e vuole essere una rilettura dell’opera di un grandissimo artista. Nello spettacolo spazio dalla bossanova al jazz, dalla ballata confidenziale al rock, ma tutto in acustico. E presto lo spettacolo diventerà un disco. Anche se non so quando uscirà, prima o dopo l’estate».

Il suo “Dalla parte di Caino” nel 2007 fu premiato per il valore musicale e letterario con il Premio Lunezia.

«Vero, ma il pubblico non l’ha nemmeno sentito. Oggi per la discografica è un vero disastro. Vendite bassissime. E a parte i pochi grandi nomi, non esiste promozione né la possibilità di una programmazione radiofonica degna di questo nome. Anche Vecchioni, che ha vinto Sanremo, quante volte è passato nei network radiofonici più importanti?»

Il web?

«E’ una giungla. Prima navigavamo in un laghetto. Ora siamo passati all’oceano, pieno di mille rivoli. Una realtà dispersiva e non comunicante. Penso a un giovane cantautore...».

Dica.

«Che possibilità ha? Nessuna. I talent show vanno bene per gli interpreti. Ma se un ragazzo che scrive e canta le sue canzoni vuole cominciare non ha molte possibilità dinanzi. Una volta c’era il Premio Tenco, da dove anch’io ho cominciato. Ma ormai non lo segue nemmeno la stampa, oltre alla tivù. E dunque è come se non esistesse. Peccato. Oggi la gente sa cos’ha mangiato a cena Belen, ma non conosce la nuova musica...».

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