martedì 11 giugno 2013

TEHO TEARDO, la voce delle emozioni nelle colonne sonore

«Mi piace incontrare le persone. E questi incontri nei quali parlo del mio lavoro, spiego come si scrive la colonna sonora di un film, sono un osservatorio interessante per vedere cosa fanno, cosa pensano i ventenni di oggi. Capire che preparazione, che aspettative hanno». Mauro “Teho” Teardo, classe ’66, pordenonese trapiantato da alcuni anni a Roma, è un musicista e compositore noto soprattutto per le sue colonne sonore. Da “Denti” di Salvatores a “Il divo” di Sorrentino (David di Donatello 2009), da “La ragazza del lago” di Andrea Molaioli a “Diaz” di Daniele Vicari. Ieri ha tenuto un “workshop” a Trieste, alla Casa della musica, nell’ambito della rassegna “Camera di specchi”. «Sono curioso dei giovani - prosegue Teardo - perchè il futuro appartiene a loro. Rispetto al passato viviamo tempi più complessi. La contemporaneità è stratificata. Ci sono meno punti di riferimento rispetto alle generazioni precedenti». Che nella musica abbondano. «Basta pensare a quanti cambiamenti sono avvenuti in campo musicale negli ultimi vent’anni. Quanti generi, quanti artisti si sono avvicendati». Lei spazia fra musica, immagini, cinema. Inquieto? «Penso nasca dalla mia inquietitudine. Ammetto di non trovarmi a mio agio in una situazione di stabilità. Sono sempre alla ricerca di qualcosa d’altro». Scrivere per il cinema, la televisione, il teatro è diverso? «Contesti diversi. Nei quali l’importante è non concepire mai la musica come tappezzeria. Bisogna ricercare invece un’identità sonora, che renda il rapporto fertile e interessante». Come nasce una sua colonna sonora? «Prima leggo la sceneggiatura. Comincio a lavorare subito, prim’ancora dell’inizio delle riprese. Alla fine vedo il film, e faccio le opportune modifiche. È fondamentale entrare in sintonia con la sceneggiatura, poiché sarà una sorta di amplificatore in note delle emozioni raccontate per immagini nel film». I suoni come filo conduttore della storia? «Assolutamente sì. Per me la colonna sonora non è mai un mero commento. Vuole essere qualcosa di più, di altro. La voce delle emozioni, una specie di seconda pelle che avvolge la trama. Anche i ragazzi del “workshop” hanno preparato una sceneggiatura: senza la presunzione di stare in cattedra, o di fornire formule tecniche di scrittura, ho mostrato loro come nasce una colonna sonora». La colonna sonora cui è rimasto più legato? «Quella de “La ragazza del lago”, forse perchè il film era ambientato nel Friuli Venezia Giulia, la mia regione. Vivo a Roma da alcuni anni, ma rimango molto legato alla mia terra». È vero che le hanno offerto anche un cinepanettone? «Sì, e la cosa mi ha sorpreso. Ho ringraziato ma ho declinato l’offerta. Rimango convinto che alcuni film, alcuni contesti possono svalutare anche la musica che scrivi». Colonne sonore a parte? «È appena uscito “Still smiling”, il mio album assieme a Blixa Bargeld, leader degli Einstürzende Neubauten. Finora ha avuto buoni riscontri in Italia, dov’è uscito prima che nel resto d’Europa. Con Blixa - che ha una personalità molto complessa - c’è stata una grande sintonia, collaborare con lui è stato per me un grande privilegio perchè mi ha dato la possibilità di sperimentare». Com’è nato il disco? «Dalla voglia, dal piacere di lavorare assieme. In tempi nei quali puoi fare un disco insieme senza nemmeno vederti con l’altro, ma scambiandoti “file” da una parte all’altra dell’oceano, amo sottolineare che questo disco lo abbiamo scritto insieme, nella stessa stanza. In parte a Berlino, nel suo studio, in parte a Roma, dove lavoro io». Una prosecuzione di “Music for wilder mann”, il suo lavoro precedente? «Una continuità c’è sempre, almeno a livello di affinità, di riferimenti comuni. Ma quello era un lavoro strumentale, un’opera musicale ispirata al lavoro del fotografo francese Charles Fréger “Wilder mann”. Mentre stavolta siamo pur sempre in presenza di canzoni, fra l’altro con dei testi molto belli scritti da Blixa, che si riferiscono a sue esperienze personali». Adesso a che cosa sta lavorando? «Alle musiche per un documentario di Cecilia mangini sull’Ilva di Taranto. E a quelle per un film americano di un debuttante: racconta la storia di un soldato che torna dalla guerra in Afghanistan shockato dall’esperienza». Quando la rivedremo dal vivo? «Il 18 luglio sarò da solo a Cividale, per il Mittelfest. Mentre con Blixa Bargeld, dopo i concerti fra l’altro anche a Roma e Milano di un mese fa, saremo al Sexto ’Nplugged di Sesto al Reghena».

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