sabato 22 febbraio 2014

ADDIO A FRANCESCO DI GIACOMO, VOCE DAL BANCO

Un malore mentre era al volante, lo schianto contro un’auto che procedeva in senso opposto, il tentativo di trasportarlo in ospedale, poi più nulla. È morto così, ieri sera, vicino Roma, Francesco Di Giacomo, il cantante del Banco del Mutuo Soccorso. Fabio Fazio lo ha ricordato durante il Festival di Sanremo, il pubblico dell’Ariston si è alzato in piedi. Di Giacomo aveva sessantasette anni, era la voce del “progressive” italiano. Nel ’71 era entrato nel Banco, fondato due anni prima dai fratelli Vittorio e Gianni Nocenzi: assieme hanno attraversato oltre quarant’anni di musica italiana. All’alba degli anni Settanta, con Orme, Premiata Forneria Marconi, Osanna e altri gruppi, la band romana ha scritto le pagine più importanti dell’allora nascente pop/rock italiano. «Nocenzi cercava un cantante alto e biondo ed arrivai io, che sono l’esatto contrario», disse una volta, scherzando sulla sua mole molto importante, utilizzata anche dal cinema. È apparso in ben tre lavori di Federico Fellini: “Satyricon” (1969), in una breve sequenza dove, in un vicolo di Roma, accenna una melodia con uno strumento a corde; “Roma” (1972), nella parte di un compare del protagonista nella scena del bordello; “Amarcord” (1973), nella parte di un addetto alla sicurezza del califfo, al Grand Hotel di Rimini. Voce tenorile, studi musicali da autodidatta, autore di quasi tutti i testi del gruppo, Di Giacomo aveva realizzato anche dei lavori solisti, fra cui “Non mettere le dita nel naso”, album pubblicato nell’89. Ma è soprattutto per la discografia con il Banco, che lo ricordiamo: nel ’72 “Banco del Mutuo Soccorso” (con la copertina ormai da collezione a forma di grande salvadanaio) e “Darwin!” (lavoro sull’evoluzione della specie, ripreso due anni fa nell’edizione del quarantennale), “Io sono nato libero” nel ’73, “Banco” nel ’75, “Come in un'ultima cena” nel ’76, “Canto di primavera” nel ’79, “Urgentissimo” nell’80, “Buone notizie” nell’81... Non si pensi però a una carriera declinata solo al passato. Non più tardi di sei mesi fa, Di Giacomo e gli altri del Banco (che nel corso degli anni ha cambiato varie formazioni, ma il cui nucleo centrale è rimasto quello formato da Vittorio Nocenzi e dallo stesso Di Giacomo) sono tornati al Deposito Giordani di Pordenone, nell’ambito dell’On the road tour 2013, che era il seguito della tournèe del quarantennale passata anche quella nella nostra regione. In quell’occasione Nocenzi ci aveva detto: «Nei concerti ci siamo accorti che “Darwin”, con un impianto narrativo così evocativo, pur avendo quarant’anni, funziona ancora. Nel disco la teoria scientifica è solo un pretesto per parlare dell’uomo, della sua storia, del suo percorso, delle sue lotte, della sua dignità. L’anno prossimo andiamo a suonare negli Stati Uniti e in Australia. E c'è un progetto per Cina e Giappone». Sì, perchè il Banco - come altri gruppi del pop/rock italiano - aveva un seguito anche all’estero: in Asia, in Sud e Centro America... Negli Stati Uniti “Darwin” è ancora al primo posto nella speciale classifica dei migliori album progressive di sempre. Una grande soddisfazione, per gli eterni ragazzi del Banco. «Che conferma - ancora parole di Nocenzi - il discorso appena fatto: quell’intuizione funziona ancora, a distanza di tanto tempo. All’estero hanno amato e amano la grande suggestione di un racconto così ampio, evocativo di riflessioni e immagini». Francesco Di Giacomo aveva detto una volta: «Quando penso alla morte la paragono al mare, immenso e aperto». Su Twitter Jovanotti lo ricorda con i versi di “Moby Dick”, altro loro capolavoro: «La sorte corre nella tua scia, colpo di coda e vola via. Ciao Francesco, voce meravigliosa...».

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