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giovedì 29 maggio 2014
DIRE STRAITS LEGENDS (LUN 26) al Rossetti, trieste
Hanno cominciato il loro tour italiano una decina di giorni fa, con un grande successo di pubblico a Bari. Lunedì sera sono a Trieste, al Rossetti, per la tappa conclusiva della loro tournée 2014. Loro sono i Dire Straits Legends, sorta di tributo alle musiche del leggendario gruppo inglese ma senza l’indiscusso cantante, chitarrista e leader Mark Knopfler. Sul palco, il pubblico triestino e regionale (ma molti arriveranno anche da Slovenia e Croazia) troverà il bassista e co-fondatore John Illsley (basso) assieme a una band di musicisti quali gli ex Phil Palmer (chitarre), Danny Cummings (percussioni) e Mel Collins (sax), con l’aggiunta di Steve Ferrone (già batterista di Eric Clapton, Tom Petty e Duran Duran) e degli italiani Marco Caviglia (voce e chitarra) e Primiano Di Biase (tastiere).
Come e quando è nato il progetto?
«È nato - risponde John Illsley - a inizio del 2013 da un’idea di Phil Palmer: a distanza di tanti anni abbiamo voluto suonare di nuovo assieme. La band si è sentita, la cosa è piaciuta e così è nato questo progetto che ha l’obiettivo di rendere omaggio a quei due grandi decenni musicali e alla musica dei Dire Strait, un gesto che rispetta i principi originali e il pubblico che ha amato quella musica».
Lei è entrato solo quest’anno: perchè?
«Sì, mi sono unito solo quest’anno per un motivo molto semplice: ero impegnatissimo con i miei progetti solisti, in particolare con l’uscita del disco “Testing the water”, che proprio in quel periodo stavo promuovendo».
Com’è suonare assieme dopo tanti anni?
«Mi fa, ci fa un enorme piacere. Lo era quella volta e lo è adesso. Le canzoni dei Dire Straits sono immortali. Suonarle, sia per me che per gli altri componenti del progetto, è un vero divertimento. È bello poter riprodurre ancora questa musica, che il pubblico apprezza sempre con lo stesso grande entusiasmo».
Cosa è cambiato dagli esordi con i Dire Straits?
«Ovviamente sono cambiate molte cose da quella volta, è normale. I Dire Straits erano una band di quattro fantastici musicisti, con un approccio semplice, discreto. Tutti cambiano e così anche noi. La musica in sé è molto cambiata rispetto a quegli anni».
Come conobbe Mark Knopfler?
«In maniera abbastanza casuale. David, il fratello di Mark, era mio compagno di stanza nel 1976. Conobbi Mark grazie a questa situazione, ci piacque suonare insieme e così in breve tempo fondammo la band».
Perchè è finita l'avventura dei Dire Straits? Pensa a una possibile reunion?
«È difficile dire se ci sarà una reunion della band, ovviamente dipende da tanti fattori. Finimmo la nostra esperienza insieme nel 1992, il motivo fu sostanzialmente che tutti noi pensavamo di aver dato tutto quello che potevamo. Come tutti i percorsi anche il nostro ebbe una fine».
Conosce la scena musicale italiana? Conosce qualche artista?
«Mi dispiace, non sono un grande conoscitore della musica italiana».
Che musica ascolta attualmente?
«Da sempre amo la musica dei grandi autori popolari, come Bob Dylan, Leonard Cohen, Van Morrison e J.J Cale. Li ascolto sempre, sono dei grandi».
Quali sono i progetti dei Dire Strait Legends dopo questo tour?
«Viviamo questo progetto passo dopo passo, al momento non abbiamo idea di cosa potremo fare in futuro con i Dire Straits Legends, per ora ci divertiamo suonando la musica che ci piace».
E i suoi progetti da solista?
«Per quanto riguarda i miei progetti solisti, ce ne sono molti, per primo il già citato disco “Testing the water”, che porterò in giro per il mondo nei prossimi mesi».
Lunedì al Rossetti, fra i venti brani in scaletta, anche classici come “Tunnel of love”, “Money for nothing”, “You and your friends”...
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