venerdì 13 giugno 2014

CARMASSI, un italiano con PAT METHENY, sab a Villa Manin

Dice Pat Metheny, che domani sera suona a Villa Manin per “Udin&Jazz 2014”: «La Unity Band che si è formata l'anno scorso era perfetta per me e rappresentava anche la connessione con i miei dischi precedenti. Ma dopo aver portato a termine un tour meraviglioso ci siamo chiesti: ora cosa facciamo? Volevo unire tutte le mie esperienze ma sentivo che mi mancava una figura: l'ho trovata nel polistrumentista Giulio Carmassi. Lui voleva essere il chitarrista ausiliario ma è bravo anche come pianista. Era perfetto per aggiungere una nota di colore e per regalarci ispirazione». Ancora Metheny: «È un musicista unico nel suo genere. Non avevo mai sentito nessuno suonare come lui. Un amico comune, il bassista Will Lee, un giorno mi ha chiamato raccontandomi che Giulio era venuto a un paio di miei concerti e che desiderava incontrarmi. Nelle mie band hanno trovato posto musicisti capaci di suonare un po' di tutto, credo che lui abbia immaginato di essere la persona giusta per il ruolo. Aveva ragione. Si è aggiunto al quartetto come una specie di “wild card” ed è come se le porte del nostro suono si fossero aperte». Ciliegina finale: «A parte il resto, Giulio è un pianista eccellente. Non esattamente un improvvisatore, anche se è bravo negli assolo non è quella la sua qualità principale: è un ottimo musicista che sa fare un sacco di cose diverse. Proprio quel che cercavo, dal momento che non avevo bisogno di un altro solista. È anche grazie a lui che mi sono sentito stimolato ad allargare la mia ispirazione». Ma sentiamolo, allora, questo musicista toscano assurto al palcoscenico internazionale. «Sono diventato amico di Will Lee tramite la figlia di Chuck Loeb - conferma Carmassi -, con la quale ho iniziato a suonare una volta trasferitomi a New York, dopo sei anni di Los Angeles. Una sera dopo un concerto con Lizzy ho ricevuto una mail da Don Dyza che mi raccomandava di entrare in contatto con Metheny, che stava cercando un polistrumentista. Will e la moglie lo hanno contattato per raccomandargli di vedere i miei video». Colpo di fulmine? «A Pat dev'essere piaciuto qualcosa di quel che ha visto perchè ha chiesto di incontrarmi. Sono un suo fan da quando avevo 12 anni, dopo aver comprato l’album “Watercolors”. Ci siamo incontrati varie volte, suonando, parlando, provando. Alla fine mi ha chiesto di entrare nel gruppo». È vero che si era proposto come chitarrista? «All'inizio pensavo che avrei fatto voce, seconda chitarra e fiati. Ma a lungo non mi era stato detto niente di preciso». Oltre a Metheny? «Suono in una band con Steve Gadd, Will Lee e Chuck Loeb. Ho arrangiato anni fa un disco per l'attrice Emmy Rossum. Suonato nel disco di “Hey Hello!”, una band che è arrivata al numero uno delle classifiche rock inglesi. Ho fatto la colonna sonora di un film con John Turturro e altre colonne sonore. Ho registrato con Oz Noy, Chuck Loeb, Will Lee, Akiko Yano, Keiko Marsui...». Come sta andando questo tour? «Molto bene. Pubblico caloroso e tutto esaurito quasi dovunque». Le sue origini musicali? «Sono cresciuto a Beatles e Elvis Presley. E poi Bruce Springsteen e Queen. Questo fino ai 10-11 anni. Poi ho scoperto il jazz: Chick Corea, Jarrett, Petrucciani, Bill Evans, lo stesso Metheny. E da lì ancora il “prog”: Emerson Lake and Palmer, King Crimson, Yes. Allo stesso tempo ho sempre avuto una passione per Lucio Dalla. E oggi anche per Niccolò Fabi, Capossela, Brunori Sas». Ha studiato musica? «Sono diplomato in pianoforte e autodidatta in tutti gli altri strumenti». Pianista classico ma anche tecnico del suono diplomato... «La mia vera passione è il suono. Prima ancora della performance. Il miei lavori ideali in musica sono il produttore, l'arrangiatore, il compositore. E allora imparare la tecnica di registrazione per me è stato un passo fondamentale per capire la musica moderna». Che musica ascolta? «Musica orchestrale e cantautori. Piero Ciampi, Leo Ferrè, Dalla, Fabi, Beth Orton, Morgan, Paul Simon, Pink Floyd. E poi Morricone, Nino Rota, le vecchie colonne sonore degli anni 50-60. Mina, la Vanoni». Prossimo progetto? «Sto lavorando a un disco di canzoni di musica cantautoriale e a un libro. E mi sto interessando alla musica popolare, alla canzone...».

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