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lunedì 9 giugno 2014
PAT METHENY sabato a villa manin, udine
Non c’è due senza tre. Pat Metheny torna infatti per la terza volta a “Udine&Jazz”, il festival che giunge quest’anno alla 24a edizione. Stavolta addirittura un debutto. Il chitarrista statunitense aprirà infatti sabato alle 21.30, a Villa Manin, assieme alla sua “Unity band”, il nuovo tour italiano.
Metheny (classe 1954, originario del Missouri) suona mercoledì a Londra, dopo il debutto friulano sarà il 15 a Tortona, il 16 a Firenze, il 18 a Roma, il 19 ad Avellino, il 20 a Bari, il 21 a San Marino, il 22 a Gardone Riviera. Luglio in giro fra Spagna, Francia e Stati Uniti, poi un’altra data relativamente vicina: il 6 agosto a Vienna.
Il chitarrista - alle spalle una carriera quasi quarantennale, cominciata nel ’77 con il Pat Metheny Group, che lo ha portato a dominare il panorama jazz internazionale - ha pubblicato da poco l’album “Kin”, registrato l’estate scorsa a New York, nel quale la sua “Unity Band” (composta dal sassofonista Chris Potter, dal batterista Antonio Sanchez e dal contrabbassista Ben Williams) si è arricchita di un nuovo elemento, il trentaduenne polistrumentista toscano Giulio Carmassi.
«Dopo cento concerti - ha detto l’artista, che ha vinto recentemente il suo ventesimo Grammy Award - l’anno scorso ci siamo ritrovati a voler ancora andare avanti. L’idea di dover smettere ci metteva tristezza. La sfida consisteva nel decidere che direzione prendere. La mia sensazione era che la band avesse un tale potenziale da poter fare qualsiasi cosa, il mio desiderio era di mettere sotto un unico tetto tutte le esperienze musicali che avevo fatto negli ultimi anni».
Ancora Metheny: «In questo tour ci diamo per forza una disciplina. Ma se fai le cose per bene le due componenti, struttura e improvvisazione, si amplificano a vicenda. Si tratta di affidare ai musicisti un tema, un canovaccio, e in quell'ambito di lasciargli carta bianca. Se qualcuno si fa prendere dall'entusiamo e va fuori tema, lo fermo. Le restrizioni ci sono sempre, e sono salutari: io stesso, quando lavoro su progetti altrui, amo avere dei limiti e dei temi a cui attenermi».
«Di una cosa del genere, con i miei musicisti, non c'è neppure bisogno di parlarne. Chris lo capisce benissimo, essendo un compositore. E anche Antonio è un musicista molto evoluto. Ci comprendiamo al volo, e quando suoni con musicisti di questo livello sono loro stessi a sottolineare sfumature della composizione di cui non eri nemmeno consapevole. Il motivo, il tema del brano, diventa un trampolino da cui lanciarsi: più energia ci metti, più in alto rimbalzi. Ogni musicista, sul palco, cerca l'incrocio magico tra il suo desiderio di raccontare una storia e le variabili di quel momento specifico: l'ambiente, il repertorio, l'acustica della sala, la reazione del pubblico».
Dopo Metheny, “Udin&Jazz prosegue a luglio con il batterista Jack DeJohnette, l’ex Weather Report Peter Erskine (in trio con Marcotulli e Danielsson), il duo Brad Mehldau e Mark Guiliana, il Crimson ProjeKCt (laboratorio musicale sulla scia dei King Crimson, ma senza Robert Fripp).
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