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domenica 22 giugno 2014
PEARL JAM oggi a trieste, il "VEDDER PENSIERO"
Presto fa cinquant’anni. Sì, perchè Eddie Vedder - vero nome Edward Louis Severson III - è nato il 23 dicembre 1964 a Chicago. Cantante, leader e in qualche modo “anima” dei Pearl Jam, non ama rilasciare interviste. Dunque quando parla, è già una notizia.
Nell’autunno scorso, in occasione dell’uscita di “Lightining bolt”, decimo album in studio della band di Seattle, anticipato dai singoli “Mind your manners” e “Sirens”, ha detto alcune cose. Da cui possiamo estrarre una sorta di “Vedder pensiero”.
Dischi come figli. «Ogni volta che fai un nuovo disco è come ricaricare il fucile. È come stare dinanzi a una lavagna pulita. I dischi sono come i figli, ognuno ha la sua personalità. Sono sempre diversi anche se i genitori sono gli stessi. E i genitori fanno il possibile per farli venire su bene».
Cambiamenti. «Cosa abbiamo imparato? In che modo siamo cambiati? Ce la stiamo prendendo comoda di questi tempi... Non facciamo molte prove e quando ci esibiamo in pubblico, lo facciamo solo per grossi concerti. In questo senso siamo veramente cambiati».
L’anima delle canzoni. «Bisogna proteggere l’anima di una canzone. Non ci si deve fare influenzare dal fatto che poi la ascoltano milioni di persone. Quando si scrive un pezzo non è necessario pensare alle radio perché il solo pensarci sciupa la purezza del brano. Qualche volta viene fuori una canzone che non è di facile ascolto. Suonarla è bello ed è una sfida, ascoltarla è più difficile. Mentre la scrivi sai che quel pezzo verrà suonato solo due o tre volte durante il tour. Quando componi non devi pensare che vuoi scrivere una canzone che verrà suonata più spesso perché corri il rischio della semplificazione».
Misteri della vita. «Quando compongo, quando scrivo i testi cerco sempre di trovare le risposte agli stessi misteri. Sono gli stessi misteri che ci tormentano da decenni. A volte ci interroghiamo sulla nostra esistenza, sullo scopo della vita e su cosa ci riserva il futuro».
Quando diventi padre. «Quando diventi padre - dice Vedder, papà di due bambine - ti preoccupi di più. A me è successo. Questo sarà il loro mondo e che futuro le aspetta? Non ci sono abbastanza persone che difendono la natura. Le risorse del pianeta sono limitate. La gente sfrutta e spreca le risorse del pianeta senza alcun controllo e tra le multinazionali e la natura la battaglia è impari. Tutto il potere è dalla parte delle multinazionali. Possono fare quello che vogliono. Non le ferma nessuno».
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