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domenica 8 febbraio 2015
ADRIANA VASQUES, triestina a londra, album Tactus
Musicisti triestini partono, annusano le capitali europee, non sempre ritornano. Adriana Vasquez, pianista e cantante, è una di questi. Da cinque anni vive a Londra, “Tactus” è il suo primo album, registrato a Trieste, alla Casa della Musica, ma uscito in Inghilterra e in altri paesi europei. A Trieste lo trovate da Knulp, in via Madonna del mare.
«Ho scritto musica per anni solo per me stessa - spiega l’artista -, poi con la chitarrista Sara Piran, il percussionista Goran Moskovski e il bassista Roberto Franceschini abbiamo cominciato a suonare assieme. Il lavoro di squadra nel dare forma al materiale è stato fondamentale. I miei brani contengono diversi “colori” stilistici, armonie modali associate a tempi dispari e poliritmie; molti vi ritrovano il “prog-rock”, altri una certa presenza brasiliana, il jazz, la classica da cui provengo. Il bello di nuotare in un mare aperto a tante suggestioni è di poter restituire almeno un po’ di quel che si è ricevuto».
“Tactus”?
«È il mio primo progetto originale. Ho scelto i dodici brani fra tante idee, abbozzi, pezzi finiti che ho scritto in circa un decennio. Il loro insieme può essere letto come una sorta di diario per immagini, una serie di istantanee che gelano il tempo e lo accomodano in piccoli riquadri, di volta in volta isolando e accostando gesti, incontri, svolte repentine e lunghe stasi, irrequietezza e distensione. Se si vuole, il paradigma di un decennio qualsiasi nella vita di un qualsiasi qualcuno».
Questo titolo?
«Fonde in un unico concetto la pulsazione cardiaca e quella ritmica musicale, implicitamente esalta il parallelo fra le emozioni e i gesti che ne conseguono. Spero che questo lavoro sia riuscito nell’intento e che, partendo dal cuore, al cuore alla fine arrivi».
Chi pubblica il disco?
«L’etichetta che mi ha accolto è Pathway Records, fondata da Paul Booth, un musicista che ho avuto la fortuna di conoscere qui a Londra: sassofonista talentuoso e polistrumentista versatile che orbita in diversi contesti, suona fra gli altri con Steve Winwood. È un’etichetta gestita da musicisti».
Perchè Londra?
«Sono partita per tante ragioni, personali e professionali. Lo stato della musica in Italia è conforme a tante altre questioni legate alla gestione della cultura nel nostro Paese. In Inghilterra c’è rispetto e considerazione per la musica, per la cultura. Londra per questo motivo si sta riempiendo di musicisti italiani».
Come si è inserita nell’ambiente musicale?
«Dire ambiente musicale è come parlare dell’oceano, è un ambito molto ampio ed eterogeneo, io stessa dopo cinque anni ne conosco solo una parte. Londra è un enorme calderone di culture, mescolate ma pur sempre definite e riconoscibili».
Il primo ingaggio?
«Appena arrivata con The Commitments, la cult band irlandese in cui ha militato per tanti anni un altro triestino, Stefano Muscovi, trombettista talentuoso e amico caro. Fra le altre cose, per citarne una particolarmente interessante, sono stata invitata a far parte di “Voices of nature”, che coinvolge in un progetto visionario e sfaccettato musicisti di provenienza varia: Croazia, Uruguay, Venezuela, Brasile, Macedonia, Italia...».
Ora con chi suona?
«Suono regolarmente con musicisti come Chris Frank (Smoke City) e Carl Smith (fra i fondatori di Stomp), ma in generale suono e canto accompagnata da professionisti preparatissimi e generosi. Sono fortunata perché sto imparando molto da tutti i musicisti con cui ho avuto il privilegio di condividere il palco qui a Londra».
A Trieste insegnava pianoforte.
«Lo faccio anche qui. E anche dal punto di vista didattico ho imparato un sistema nuovo, legato alla varietà dell'offerta didattica».
La sua città le manca?
«Certo. Meno di quanto vorrei, ma torno a Trieste sempre volentieri. Le mie radici sono lì. E naturalmente provo anche molta nostalgia...».
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