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venerdì 13 febbraio 2015
SANREMO 2015, terza serata
Con la serata dedicata alle cover, il 65.o Festival di Sanremo ha passato la boa di metà percorso e veleggia allegramente, accompagnato dagli ascolti record garantiti dalla formula nazionalpopolare portata in dote da Carlo “Pippobaudo” Conti, verso la finalona di domani sera. Tranquilli, poi tutto tornerà come prima.
Archiviato un nuovo vincitore e una nuova canzone regina di cui pochi si ricorderanno alla vigilia della prossima edizione, o forse già alla fine dell’estate, il Paese tornerà alle sue emergenze, la gente tanto cara all’abbronzato conduttore toscano riprenderà a occuparsi dei suoi problemi veri e reali, così lontani dalla vetrina edulcorata che ogni anno viene spacciata dai pusher del Teatro Ariston.
Va intanto preso atto che il ritorno alla tradizione, che come dicevamo fa rima con restaurazione e con normalizzazione, funziona. Eccome se funziona. I numeri parlano chiaro. E sono, per la gioia di mamma Rai, decisamente migliori di quelli incassati da Fabio Fazio e dalla sua formula radical chic ricca di birignao “de sinistra”.
Da buon professionista qual è, Conti fa un festival rassicurante ed ecumenico, mette assieme il diavolo (la drag queen con barba e baffi Conchita Wurst, mandata in onda però l’altra sera solo passata la mezzanotte...) e l’acqua santa, magari nei panni della devota famiglia calabrese con sedici figli. Anche se, per la par condicio, ci aspetteremmo che entro domani sera venga invitata sul palco anche una coppia di trentenni precari che non riescono a metter su casa, famiglia e prole proprio in virtù della condizione lavorativa, economica e sociale cui è costretta dalla perdurante crisi del Paese. Ma sappiamo che ciò non avverrà.
L’ex dj fiorentino sta anche riuscendo nell’impresa senza precedenti di schivare le polemiche. Non ce ne sono state alla vigilia (ricordate l’anno scorso il temuto arrivo al Festival di Beppe Grillo? e tutte quelle delle edizioni precedenti?), i taccuini non ne segnalano nemmeno in corso d’opera. Non hanno lasciato traccia né la sofferta identità transgender della canzone di Platinette (che ieri sera, per interpretare con Grazia Di Michele la cover della compianta Giuni Russo, ha ripreso la sua abituale “mise en travesti”), né la citata comparsata di Conchita Wurst. Per incocciare in uno straccetto di polemica abbiamo dovuto accontentarci dell’infelice battuta dell’infelicissimo Alessandro Siani al bambino sovrappeso.
Stasera prima finale, quella dei giovani. Un merito (l’unico?) di Conti è stato quello di non confinarli in orari notturni. Le giurie, come da contratto, hanno ovviamente eliminato subito i pezzi migliori (ogni riferimento a Chanty è puramente voluto), ma potrebbe essere un buon viatico per brillanti carriere. Gli esempi, fra i tanti, di Biagio Antonacci e Negramaro, partiti da un’eliminazione fra i giovani a Sanremo, insegnano...
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