domenica 17 aprile 2016

RICORDO DI MARIO TOMMASINI, 10 ANNI DOPO

Domani sono dieci anni che è morto Mario Tommasini, l’uomo senza il quale Franco Basaglia ci avrebbe messo qualche tempo in più, per trasformare la sua apparente utopia in realtà. Fu infatti l’allora assessore provinciale di Parma, che chiamò Basaglia a dirigere il manicomio di Colorno. Lo incontrò a Padova, al Caffè Pedrocchi, in pieno Sessantotto, e gli disse più o meno: «Venga da noi, insieme chiuderemo il manicomio e libereremo i seicento pazienti ricoverati». Da lì - e da Gorizia, da dove lo psichiatra veneziano proveniva - cominciò la rivoluzione basagliana, che poi si sarebbe concretizzata soprattutto a Trieste. Oggi alle 11, allo Spazio Villas dell’ex Opp triestino, nel parco di San Giovanni, Tommasini verrà ricordato in un incontro intitolato “Eretico per amore”. Classe 1928, terza elementare, partigiano e operaio, Tommasini era finito in carcere nel dopoguerra. Fu lì che maturò la sua scelta di vita, l’impegno a favore dei più deboli: carcerati, emarginati, disabili. Amministratore locale nella sua Parma, ebbe un rapporto contrastato con il Pci a cui era iscritto. Ma quando Berlinguer andò a trovarlo, gli disse: «Le tue iniziative prefigurano alcuni tratti del socialismo che vogliamo». In parlamento non arrivò mai, ma lo chiamarono a Bruxelles, dove contribuì ad alcune legislazioni in tema di diritti. E a Parigi, dopo una conferenza alla Sorbona, ricevette i complimenti di Sartre. E a Ginevra la giuria del Premio Schweitzer gli conferì un riconoscimento. «Tommasini - disse una volta Enzo Biagi - è un giusto. Non serve nelle amministrazioni italiane? Non c’è bisogno di buoni esempi? Se a chi salva un’anima spetta il paradiso, a lui compete l’amore e la gratitudine che si deve a chi ha incoraggiato la speranza sulla terra». «Colorno – ha detto Franco Rotelli – è stato un vero e proprio crocevia per la riforma della psichiatria. Io sono arrivato nel 1971, ho incontrato Basaglia e all’inizio ho fatto fatica a capire cosa stesse succedendo...». Nella presentazione dell’incontro odierno, che rientra nell’ambito di Horti Tergestini, si legge: «Mario Tommasini, uno di quegli uomini che in Italia hanno saputo trasformare bisogni in diritti, uno che in vent’anni di lavoro politico ha vissuto per le tre ecologie: della mente, del sociale, dell’ambiente, senza mai dividerle. Per un’idea della politica dell’uomo che fa dell’utopia un liuogo che può essere dappertutto: nelle città, nei quartieri, nelle istituzioni».

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