I Bronzi di Riace che finalmente hanno una casa degna, nel rinato Museo Archeologico di Reggio Calabria. E poi il Crotone promosso a sorpresa in serie A, terza squadra calabrese (dopo il Catanzaro negli anni Settanta e la Reggina a cavallo fra i millenni) ammessa alla massima serie del campionato di calcio. Chissà, unendo sacro e profano, arte e sport, cultura e pallone, la Calabria potrebbe finalmente trovare lo spunto, la forza, il coraggio per rinascere da arretratezze e povertà secolari.
Sì, perchè oggi la punta dello stivale è ancora la regione più povera d’Italia (dati dell’Unione Europea sui redditi pro capite). Ha il 65% di disoccupazione giovanile. È una terra dalla quale si continua a partire per motivi economici, per cercare lavoro, per fame, oggi come ieri, come sempre. E intere aree rimangono drammatico ostaggio delle mafie e della criminalità organizzata.
Eppure è terra ricca di ottocento chilometri di coste, circondata dalle acque dello Ionio e del Tirreno, baciata da una natura generosa ma per buona parte massacrate dai disastri compiuti dall’uomo. È terra di antichi insediamenti, culla della Magna Grecia, dove sopravvivono usi e costumi e culture secolari. Fra borghi e paesi, castelli e chiese, palazzi e monasteri.
Da quando nell’agosto ’72 sono state rinvenute in mare a otto metri di profondità, a trecento metri dalla costa dinanzi a Riace, fra Locri e Punta Stilo, le due statue sono diventate un’icona pop, oltre che il simbolo di Reggio Calabria (ultimo posto nella classifica della vivibilità, nella classifica redatta dal Sole24Ore) ma anche dell’intera regione. Di provenienza greca, databili attorno al V secolo a.C., alti quasi due metri, “il giovane” e “il vecchio” sono le assolute star del rinnovato museo, inaugurato pochi giorni fa alla presenza di Renzi dopo un lungo e accurato lavoro di restauro filologico.
Il borgo di Riace, intanto, quarantaquattro anni dopo il ritrovamento delle statue, è tornato recentemente agli onori delle cronache come mirabile esempio di integrazione fra migranti e locali. Il sindaco Domenico Lucano è stato inserito dalla rivista americana Fortune, assolutamente a sorpresa, fra le cinquanta personalità più influenti del pianeta. Unico italiano. Alla faccia della ’ndrangheta.
Ma torniamo ai Bronzi, che sono soltanto uno degli elementi di grande interesse del museo. Gli esperti lo considerano infatti il più importante museo italiano sulla Magna Grecia. Offre un percorso che parte dal secondo piano e lungo quattro livelli torna a pianoterra, dove in una sala sono visibili le due statue, ripercorrendo l’antichità calabrese dal Paleolitico alla tarda età romana. Con i tesori delle varie città della Magna Grecia: Sibari, Crotone, Caulonia, Locri...
L’allestimento è un’esposizione permanente con duecento vetrine che espongono il meglio del patrimonio archeologico della Calabria, che comprende fra l’altro un mosaico con scena di palestra risalente al II-III secolo a.C., ritrovato sotto Palazzo Guarna, sul lungomare della città, quello che Gabriele D’Annunzio consacrò «il chilometro più bello d’Italia».
C’è dell’altro. Da qualche settimana Reggio Calabria ha un intero palazzo dedicato a opere d’arte sequestrate alla mafia: de Chirico, Guttuso, Dalì, Fontana, Sironi, Ligabue, Carrà, accanto ad artisti del 1600 e del 1700. È la collezione del boss Gioacchino Campolo, sequestrata dallo Stato e ora fiore all'occhiello del grande Palazzo della Cultura, nato da un ex brefotrofio degli anni Venti: 125 quadri, i “gioielli della mafia”, in quattromila metri quadrati con le finestre affacciate sullo Stretto. Il pacchetto completo è un’opportunità di crescita sociale, civile, culturale ed economica di una città e di una regione che sarebbe un peccato non cogliere.
Magari coniugandola, come si azzardava all’inizio, alla promozione del Crotone in serie A. Che potrebbe diventare ossigeno per la città di Pitagora (nato a Samo, ma che dal 530 a.C. creò proprio nell’antica Kroton la scuola pitagorica, cenacolo di scienza, matematica, musica...) e Milone, ma anche dei cantautori Rino Gaetano e Sergio Cammariere. Pronipoti della Magna Grecia.
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