giovedì 20 aprile 2006

Verrà presentato stasera, al Festival di Torino, il film «Le Sable» (la sabbia). Si tratta del debutto nella regia del triestino Mario Feroce, artista che da oltre vent’anni vive a Parigi, e che ha alle spalle un passato di musicista (aveva debuttato come suonatore di fagotto, con tanto di diploma al Conservatorio Tartini) e di direttore d’orchestra.
L’idea del film è nata quando sulle rive della Senna è stata portata la sabbia, per creare la prima spiaggia parigina. «Il simbolismo della sabbia - spiega Feroce - è talmente immenso che non è possibile restarvi indifferenti. La sabbia che arriva a Parigi, poi, quasi come una leggenda o un miraggio nel deserto...».
«Avevo appena terminato il mio primo cortometraggio digitale e mi ero innamorato di questo nuovo modo di girare: rapido, profondo, con una vicinanza entusiasmante agli attori. Per me è il seguito naturale del neorealismo italiano e della "nouvelle vague" francese. In più questo mezzo mi permette d'essere più vicino a quello che è il mio stile: mescolanza d'immagini poetiche ad altre più crude, più quotidiane».
Nel film Feroce racconta la storia d'amore tra due ragazze. «Mi interessava scoprire il loro turbamento, i loro sguardi, le loro sensazioni. Quello che mi ha sempre interessato, a parte la capacità di commuoversi della gente, è il caso. Il caso per il quale le persone s'incontrano oppure no, il caso per il quale ci si trova in quel punto a quel momento...».
«Ho sempre dato più importanza alle storie di donne. Mi ricordo che anche durante la regia della ”Passione secondo Giovanni” dicevo sempre: quel che m'interessa non è tanto la passione di Gesù, che è programmata, ma quella di sua madre, che vive il martirio di vedere suo figlio partire prima di lei...».
«La più bella ricompensa è stata di vedere che il film non turba. Tutti lo vedono solo come una storia d'amore. E questo era il mio messaggio: rispettare l'amore che in qualsiasi forma si presenti è molto più degno e rispettabile che tutto l'odio che riceve da quelli che non lo condividono».
Mario Feroce, classe 1955, ha lasciato Trieste nel 1982. Con il fagotto - inteso come strumento - sotto il braccio. A Parigi studia prima con Michel Denize e poi con Maurice Allard, considerati fra i migliori specialisti dello strumento d’oltralpe. Per mantenersi, all’inizio ha fatto mille lavori, non disdegnando nemmeno di suonare il suo fagotto nelle fermate della metropolitana («I francesi, abituati a vedere là sotto soprattutto chitarristi, erano piuttosto incuriositi nell’incontrare un suonatore di fagotto...»).
Spinto da Denize, Feroce studia direzione d’orchestra, tornando per brevi periodi anche in Italia, a seguire i corsi di Franco Ferrara e Carlo Maria Giulini. Ed è con la bacchetta in mano che raggiunge il successo, soprattutto con la «Passione secondo Giovanni» di Bach, poi diventata anche un film,<USnuogra> diretta da Jean-Claude Malgoire e messa in scena come un'opera sacra.
Dopo il cortometraggio «Mal di fede (Crise de foi...e!)», e dopo il libretto e la regia dell'opera di Olivier dos Santos «La chiave del Paradiso», Mario Feroce ha ora licenziato «Le Sable». Che esce in dvd il 17 maggio, per il momento solo in Francia, Svizzera e Belgio.

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