domenica 11 febbraio 2007

«Tempo non c'è tempo sempre più in affanno, inseguo il nostro tempo vuoto di senso senso di vuoto, e persone quante tante persone un mare di gente nel vuoto...». E sotto un tappeto di suoni intricati e nevrotici come i tempi in cui viviamo. Signori, è tornato Franco Battiato, uno dei pochi artisti di casa nostra che ha ancora qualcosa da dire. Uno che tiene sempre gli occhi aperti sulla realtà e il cervello inserito con le altre funzioni vitali. Uno che si permette il usso di fare un disco - o un film, o un quadro... - soltanto quando ha qualcosa da dire. Altrimenti se ne sta nel suo buen retiro a Milo, alle pendici dell’Etna. O se ne va in giro per il mondo, preferibilmente verso Oriente. I versi sono quelli che aprono «Il vuoto», brano che dà il titolo al suo nuovo album, pubblicato dalla Universal.

Lavoro scritto ancora una volta in collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro (i due, dopo anni di collaborazione e frequentazione, si danno ancora del lei...). Sezioni di archi registrate dalla Royal Philarmonic Orchestra agli Olympic Studios di Londra. Iniezioni di contemporaneità garantite dalle Mab, ragazze sarde trapiantate a Londra, band hard rock tutta al femminile («Le conosciute durante il mio concerto agli Arcimboldi, a Milano, sono venute a trovarmi nel camerino e poi a Londra ho chiesto alle due chitarriste di provare a cantare nel singolo ”Il vuoto”...»), dai Fsc di Davide Ferrario, che parteciperanno a Sanremo fra i giovani, e dalle ritmiche computerizzate di Pino «Pinaxa» Pischetola.

Un album nel quale Battiato torna ad affrontare le patologie del quotidiano, stretto tra «il vuoto di senso» dell'esperienza sociale e «il senso di vuoto» di quella personale, che spesso si trasforma in un cieco e inutile iperattivismo. Il segreto: «Guardare una cosa come se fosse la prima volta».

Battiato disegna con le note uno scenario colmo di nuvole, un mondo contemporaneo dove si cerca disperatamente un punto di riferimento a cui aggrapparsi. Il vuoto che viviamo - dice - è una grande scatola che può essere riempita con qualsiasi cosa. È l'alienazione, la perdita di tempo di chi è bloccato nel traffico per ore, rinchiuso in pochi metri di lamiera, è lo stress e il tempo che scorre, è la cronaca con la violenza negli stadi.

«La prima causa - sostiene il musicista siciliano - è la famiglia incapace di dare una corretta educazione e poi il fatto che oggi si scambia il significato di democrazia col fare quello che si vuole».

L'album descrive un percorso circolare, l’inizio e la fine si mescolano, proprio come il tempo e lo spazio, il passato e il futuro, l'inglese e il latino, il rock e il pop... Unico punto fermo è l'individuo nel suo essere differente da ogni altro, «tutto il resto non conta». Dice Battiato: «Ognuno deve trovare il suo specifico, il vero miracolo è che siamo tutti diversi: io considero solo l'individuo, il resto non conta».

I nove brani: «Il vuoto», «I giorni della monotonia», «Aspettando l'estate», «Niente è come sembra», «Tiepido aprile», «The game is over», «Era l'inizio della primavera», «Io chi sono?» e «Stati di gioia».

«Niente è come sembra» è anche il titolo del suo terzo film dopo «Perduto Amor» e «Musikanten». Titolo ispirato a una frase del Buddha: «È un dialogo teologico che non concede nulla alla meccanica cinematografica tradizionale e, quindi, provoca allo spettatore un piccolo trauma...». Uscirà a metà marzo.


La festa e la tradizione del Carnevale di Venezia sono i protagonisti del nuovo cd di Angelo Branduardi, «Futuro Antico IV - Venezia e il Carnevale» (Emi). «Futuro antico è un paradosso - dice il musicista - ma a me piacciono i paradossi. Perchè facendo un passo indietro, si rischia di farne tre avanti...». Il cd è il nuovo capitolo della ricerca musicale che da anni Branduardi sta portando avanti: in questo caso il musicista, con l'Ensemble Scintille di Musica, diretto da Francesca Torelli, ha riletto pagine dei maestri di Cappella veneziani del XVI e XVII secolo (Monteverdi, Bellaver, Banchieri, Corradi...) che si possono considerare la base del Carnevale di Venezia.

C’è anche «Buonanotte fiorellino», la classica filastrocca di De Gregori, nel nuovo album degli Inti Illimani, intitolato «Pequeno Mundo» (Alabianca - Warner). Dopo il «best» pubblicato lo scorso anno, nel quarantennale del gruppo cileno, Jorge Coulon e i suoi nuovi compagni propongono un album di inediti. «Un lavoro controcorrente - spiega Coulon - perché noi crediamo ancora in un artigianato musicale, che molte persone perseguono in tante parti del mondo e in America Latina, e la cui dimensione speriamo non venga mai persa. E un grande contributo è venuto dai giovani musicisti del gruppo, che lavorano con competenza e sensibilità».

I Rio sono famosi soprattutto per essere il gruppo di Marco Ligabue, fratello minore del «Liga». Dopo «Mariachi Hotel», uscito nel 2004, ora si ripropongono con «Terra luna e margarita» (Riservarossa - Warner). Dieci brani, fra cui le già apprezzate «Come ti va» e «La vita è perfetta», che confermano la band come una bella nuova realtà del panorama pop-rock italiano. Dicono: «La Terra è elemento che ci lega alle radici, alla vita di tutti i giorni; la Luna è l’elemento che continua a farci sognare, a galleggiare sopra un letto di nuvole; il Margarita ci riporta ai sapori e ai colori del Messico, terra di festa dove si viaggia a un ritmo blando...». Il 9 marzo i Rio suonano a Pordenone, al Deposito Giordani.


BUSCAGLIONE Era il ’56, alla radio suonavano «Che bambola». Canzone rivoluzionaria per l’epoca. Voce di Fred Buscaglione, parole del suo amico Leo Chiosso. Swing e ironia a tutta forza... L’alchimia era perfetta, ma durò poco: fino alla morte di Buscaglione in un incidente d'auto nel 1960. In questo cofanetto ritorna quell’epoca. Nel libro di Chiosso «I giorni di Fred» si ripercorre la storia autobiografica di un'amicizia nata sotto i portici della splendida Torino di fine anni Quaranta, che si trasformò in un eccezionale sodalizio artistico nel dopoguerra. Il dvd raccoglie tutte le sue apparizioni ed esecuzioni video di Buscaglione: «Eri piccola così», «Whisky facile», «Ninna nanna del duro», «Il dritto di Chicago», «Che notte»...


ERRI DE LUCA L’affascinante progetto teatrale - con lo scrittore Erri De Luca, il cantautore Gianmaria Testa e il musicista Gabriele Mirabassi - diventa un libro-dvd. La cantata a tre voci, nata al tavolino tra i tre artisti, si sposta a teatro, sul palcoscenico, e diventa un omaggio ai sognatori che non si arrendono, a quelli che si fanno coinvolgere, che non sono mai spettatori passivi di quanto accade. A quei seguaci delle cause perse che proprio in quanto tali sono invincibili. Ai migratori, agli innamorati, ai prigionieri, ai suicidi... Nelle parole di Erri De Luca «invincibile non è chi sempre vince, ma chi mai si fa sbaragliare dalle sconfitte. Invincibile è chi da nessuna disfatta, da nessuna batosta si fa togliere la spinta a battersi di nuovo...».

1 commento:

  1. bellissimo blog!!



    posso aggiungere agli amici cosi' ripassiamo?



    T.O.M.

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