GRAMMY AWARDS
Cinque Grammy Awards per Amy Winehouse, l’altra notte allo Staples Center di Los Angeles. Ma la talentuosa cantante ventiquattrenne non era presente, perchè le era stato negato il visto d’ingresso negli Stati Uniti per i suoi sbandierati abusi di alcol e droga. Amy ha dunque partecipato alla serata in collegamento via satellite da uno studio londinese. In realtà il visto alla fine le era stato concesso. Ma quasi fuori tempo massimo, e la cantante inglese, da poco uscita da una clinica per trattamenti di disintossicazione, non è potuta partire per gli States.
Amy Winehouse ha vinto i premi per le categorie miglior registrazione, miglior canzone (entrambi per «Rehab», dove lei canta «hanno provato a farmi andare in riabilitazione ma io ho detto no, no, no...»), artista rivelazione, miglior performance pop vocale femminile e miglior album pop vocale («Back to black», cinque milioni di copie vendute in tutto il mondo).
Cinque dei sei premi cui era candidata: non le è riuscito l’en plein, perchè la sorpresa della cinquantesima edizione degli Oscar della musica, maggior evento dell'industria musicale mondiale, è stato Herbie Hancock, il pianista statunitense che, contro tutti i pronostici, ha conquistato il premio più importante, quello per il miglior disco dell'anno: l'omaggio a Joni Mitchell intitolato «River: The Joni letters».
L’album del jazzista - che ha suonato assieme al pianista asiatico Lang Lang il classico di Gershwin «Rhapsody in Blue», salutato da una standing ovation - è stato preferito a «Back to Black» della Winehouse e «Graduation» di Kanye West (star dell’hip hop statunitense, otto nomination ma solo quattro premi), che avevano sbancato le classifiche ed erano considerati gli album da battere.
La vicenda di Amy Winehouse rischia di riportare il mondo del rock ai drammatici mesi che all’inizio degli anni Settanta si portarono via in meno di un anno Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, morti per droga rispettivamente nel settembre ’70, nell’ottobre ’70 e nel luglio ’71. Le persone vicine alla cantante nata a Enfield, nel Middlesex, e cresciuta a Southgate (Londra), dicono che i suoi problemi nascono da disordini di tipo alimentare (è passata negli anni scorsi dalla bulimia all’anoressia alle psicosi maniaco-depressive), proseguono con «un’insicurezza cronica che rende parossistica la sua fragilità», ma si aggravano col fatto di avere un marito tossico, tale Blake Fielder-Civil, in carcere da tre mesi per aver aggredito un barman con il quale stava contrattando l'acquisto di droga.
La stessa Winehouse (nel cui sangue sono stati trovate tracce di alcol, eroian, cocaina, ecstasy, ketamina...) è stata arrestata nell’ottobre scorso in Norvegia per possesso di marijuana, poi rilasciata dietro pagamento di una cauzione. A novembre, in occasione degli Mtv Europe Music Awards, per due volte la cantante è salita sul palco in apparente stato confusionale. Per gli stessi motivi, nelle stesse settimane, il suo tour inglese è stato interrotto.
Un mese fa Scotland Yard viene in possesso di un video di diciannove minuti (lo scoop è del giornale The Sun) nel quale si vede la cantante nella sua casa londinese che fuma crack e ammette di avere preso «sei valium per calmarsi». Una vita, prim’ancora di una carriera, che rischia dunque di schiantarsi a soli ventiquattro anni lungo una china autodistruttiva.
A Los Angeles, l’altra notte, premi anche a Justin Timberlake, Foo Fighters (miglior album rock), Chaka Khan, Beastie Boys, Michael Bublè, Bruce Springsteen (miglior canzone rock, «Radio Nowhere»), White Stripes, Alejandro Sanz (miglior album di pop latino), Rihanna.
Un grammofono d’oro anche ad Alicia Keys, miglior canzone r’n’b e miglior performance r’n’b con «No one», protagonista di un duetto virtuale con Frank Sinatra nella celebrazione del cinquantennale che ha aperto la serata. Delusione per Beyoncè, rimasta a bocca asciutta, che si è consolata con un duetto assieme a Tina Turner. Un premio anche ai Beatles, rappresentati da Ringo Starr e Yoko Ono, per le canzoni dello spettacolo del Cirque du Soleil. A Los Angeles l’unico italiano presente era Andrea Bocelli.
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