giovedì 28 febbraio 2008

SANREMO / SECONDA SERATA


Seconda serata del Festival di Sanremo nel segno della Bertè incappucciata. Mentre i giovani Ariel, La scelta, Sonhora e Jacopo Troiani raggiungono in finale Giua, Frank Head, Milagro e Valerio Sanzotta. Ma di questo passo, il medley orchestrale che apre ogni serata (ieri spaziava da «Le colline sono in fiore» a «Romantica») rischia di diventare la cosa migliore del Festival: tre minuti che hanno il torto di durare poco, in una kermesse dove invece quasi tutto ha il difetto opposto.

L’annuncio della voce fuori campo («Pippo Baudo...») ci riporta alla dura realtà. Stavolta si presenta lui per davvero, senza Chiambretti né sosia di sorta. Annuncia trionfante: «Siamo rientrati nell’ortodossia». Due parole sugli «spettatori che ci seguono in tutto il mondo in Eurovisione» (sarà vero...?), poi entra l’omino di Markette: abito scuro, solite scarpe tricolori e ovazione del pubblico in sala.

Chiambretti: «Qui si fa già il nome del vincitore, dunque ci vuole un garante per tutti...». Segue siparietto con il cane Rex, protagonista dell’omonima serie televisiva, subito raggiunto da una mezza dozzina di pastori tedeschi («tanti cani così in tivù non li avevo mai visti, neanche al Grande Fratello...»), messi in fuga solo dal filmato di Baudo attore in un film di tanti anni fa.

Dopo la bionda ungherese della prima sera, è il turno della moracciona pugliese. Arriva Bianca Guaccero, che fa la gag di quella che non se la sente e scappa via. E permette a Pierino di sibilare: «È come l’Inter in Champions: entra ed esce...».

Più tardi torna il tormentone politico. Chiambretti dietro una scrivania («Quella di Berlusconi era di ciliegio, questa è di Del Noce...») dice a Baudo che «centrodestra e centrosinistra non hanno programmi, mentre tu ne hai due: ”Domenica In” e Sanremo. Dunque puoi firmare anche tu il contratto con gli italiani...». Con posti di lavoro a migliaia, grazie alla crescita esponenziale del girone dei giovani al prossimo Festival...

Reparto canzoni e cantanti, quello più doloroso, anche se la seconda serata risolleva parzialmente il livello della prima, nella quale si erano salvati in pochi (Tricarico, Eugenio Bennato e Frankie Hi Nrg fra i big; Giua e Frank Head fra i giovani). Qualità allora più dignitosa grazie a Mario Venuti («A ferro e fuoco» è eleganza e classe), grazie al duo da musical Giò Di Tonno e Lola Ponce («Colpo di fulmine», firmata Gianna Nannini, è un pezzo che ha le caratteristiche per vincere), grazie ai Tiromancino («Il rubacuori» parla di lavoro precario, di vita vera, e ha una bella anima rock), grazie a Sergio Cammariere («L’amore non si spiega» è un delicato quadretto malato di saudade).

Ma grazie anche a Loredana Bertè, ultima diva della canzone, matta come un cavallo ma sempre strepitosa. Ieri sera doveva uscire per ultima, ha fatto fuoco e fiamme per anticipare la propria esibizione e alla fine ci è riuscita. «Musica e parole» non è all’altezza delle sue cose di un tempo, ma brilla per versi come «Noi siamo il futuro, con le pezze al culo, di sicuro. Paradiso un corno, stiamo già all’inferno...». Incappucciata e con gli occhiali scuri, stile Guerre Stellari, dopo la canzone ha cominciato a farneticare parole in libertà su «noi artisti ci trattano come saltimbanchi... ci vorrebbe più rispetto... musica e sport affratellano i popoli, sono linguaggi universali...».

Gli altri sedicenti campioni: Amedeo Minghi, Gianluca Grignani, Mietta, Little Tony (con famiglia) e i Finley. Fra i giovani, oltre alla tenerezza per il diciassettenne Jacopo Troiani, bene la freschezza dei La Scelta, dei Sonhora, di Ariel, del figlio d’arte Francesco Rapetti. I redivivi Duran Duran e il cast di «Giulietta e Romeo» con Riccardo Cocciante (salutato da una standing ovation) hanno completato il secondo round.

Intanto, oltre a quello dei favoriti (sempre in testa l’imbarazzante Anna Tatangelo: gran bella figliola, pessima canzone sull’amico gay, scrittale dal fidanzato Gigi D’Alessio), impazza anche il gioco delle somiglianze. Un classico del Festival.

Secondo «Tg2Punto.it», il «Grande Sud» di Bennato ricorda tanto «Funeral de um lavrador» di Chico Buarque de Hollanda; «Un falco chiuso in gabbia» di Cutugno ha lo stesso attacco di «Last Christmas» dei Wham!; «Anna» del giovane Andrea Bonomo somiglia a «Cara droga» di Franco Simone. Secondo altri la canzone dei Milagro sarebbe la copia di «Amore amaro» di Gigi Finizio.

Vedrete che entro sabato sbucheranno fuori altre somiglianze sospette. Un passatempo come un altro, in un Festival dove il tempo non passa mai. Ah, stasera per fortuna si fa pausa: c’è il turno infrasettimanale del calcio di serie A. Lì almeno i giochi si chiudono in novanta minuti...

Nessun commento:

Posta un commento