martedì 27 maggio 2008

BARTOLE 1


Un paio di generazioni di laureati in giurisprudenza, triestini e non solo triestini, hanno appreso i primi rudimenti di diritto costituzionale nelle sue brillanti lezioni. E quell’esame ha rappresentato per tanti il primo vero scoglio da superare - assieme a quello di diritto privato - nei quattro anni del corso di laurea in legge.

Sergio Bartole, ordinario di diritto costituzionale all'Università di Trieste, oggi passa simbolicamente la mano. E in occasione di quella che, nel linguaggio accademico, è la sua «collocazione fuori ruolo», tiene l’ultima lezione. Appuntamento per tutti alle 11 nell’Aula Venezian dell’Università degli Studi (piazzale Europa, edificio centrale, secondo piano). Tema: «Diritti umani e Costituzione repubblicana».

Bartole è nato a Genova il 30 giugno 1936, ma vive da sempre a Trieste, dove ha compiuto gli studi. Laureato in giurisprudenza nel ’60 con una tesi - ovviamente - in diritto costituzionale, è stato prima assistente e poi docente di diritto costituzionale (ma anche di diritto regionale, diritto costituzionale comparato e giustizia costituzionale) nella facoltà di giurisprudenza dell'Università di Trieste, con una breve pausa a Pavia, fra il ’77 e l’82.

Proprio lì, fra le nebbie pavesi, è stato suo studente l’attuale rettore Francesco Peroni. «Sì, Bartole era mio professore a Pavia nell’80. Dodici anni dopo l’ho ritrovato a Trieste, io ricercatore e lui direttore dell’Istituto di diritto pubblico. Poi l’ho avuto come collega, quando sono diventato professore, preside e rettore. Oggi mi onoro di essere anche suo amico. È una grande personalità della cultura giuridica italiana. E sono contento di potergli testimoniare, in occasione di questa sua ”ultima lezione”, l’affetto, la stima e la considerazione di tutto l’ateneo, che comunque lui non abbandonerà».

Un altro ex studente. Fabio Padovini, oggi ordinario di diritto civile: «Lo ricordo come professore vivace, fascinoso, che sapeva ispirare simpatia per la materia. Per questo era ed è molto amato. Da collega ho apprezzato la sua <CF>attenzione al buon governo della facoltà, alla crescita dei giovani</CF>. È oggi uno dei più autorevoli costituzionalisti italiani. La facoltà perde uno dei migliori docenti, anche se so che rimarrà a dare una mano».

Molti gli incarichi di Bartole. È stato fino a due anni fa presidente dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, ma anche presidente del comitato scientifico dell'Istituto per le regioni del Consiglio nazionale delle ricerche, membro dei comitati di direzione e dei comitati scientifici di varie riviste (Giurisprudenza costituzionale, Quaderni costituzionali, Le Regioni, Civitas europea...).

Innumerevoli le sue pubblicazioni in materia di teoria generale del diritto costituzionale, ordinamento giudiziario, autonomie regionali, riforme costituzionali nei Paesi dell'Europa orientale, giustizia costituzionale, diritti di libertà. Partecipando con voci in materia di diritto costituzionale alla Grande Enciclopedia Italiana Treccani, all'Enciclopedia del Diritto, al Digesto IV e alla Enciclopedia Giuridica Treccani.

Bartole ha tenuto seminari e conferenze in molte università europee e statunitensi. È stato consulente della Presidenza della Repubblica, della Presidenza del Consiglio, di vari ministeri e amministrazioni regionali. Ha rappresentato il Friuli Venezia Giulia nella Commissione paritetica per i rapporti Stato-Regione.

Collabora da più di quindici anni con il Consiglio d'Europa, con incarichi nel quadro della cooperazione internazionale per la redazione delle riforme costituzionali nelle nuove democrazie. Ed è membro per l'Italia della Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto.

Tra le sue opere più recenti ricordiamo «Interpretazioni e trasformazioni della Costituzione repubblicana» (Il Mulino, 2004) e «Il potere giudiziario» (sempre Il Mulino, 2006)</CF><CF>. All’ultima edizione di èStoria, la rassegna svoltasi un paio di settimane fa a Gorizia, è stato protagonista nell’ultima giornata della rassegna dell’incontro dedicato alla «Costituzione da salvare», nel corso del quale è stato presentato il libro di Dino Messina «Salviamo la Costituzione italiana».

«Per ora non vado in pensione - spiega il docente - sono fuori ruolo per un anno. Ma amo insegnare e dunque mi piacerebbe continuare il mio rapporto di collaborazione con l’Università...».

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