STAZIONI LUNARI (CRISTICCHI, SERVILLO, DE SIO, DI MARCO)
TRIESTE Un lungo, commosso applauso ha avvolto ieri sera la Sala Tripcovich quando Simone Cristicchi ha concluso quel piccolo capolavoro di poesia e impegno civile che è «Ti regalerò una rosa». Canzone che parla di malattia mentale, di disagio, di marginalità, e lo fa con leggerezza, con rispetto, con amore. Canzone che l’anno scorso ha vinto Sanremo, parlando alla grande platea televisiva del Festival di temi che Trieste conosce forse meglio di ogni altra città, visto che la rivoluzione basagliana è nata qui.
Ma ieri sera alle «Stazioni lunari», sospese fra teatro e musica, fra sogno e realtà, non c’era solo il cantautore romano. Con lui, in diretta su RadioRai, anche Teresa De Sio, Ginevra Di Marco, Peppe Servillo e il trio di musicisti capitanati da quel Francesco Magnelli che di questo progetto è l’ideatore. Tutti chiamati nell’ambito della «Fabbrica del cambiamento», la rassegna organizzata per celebrare i trent’anni dall’approvazione della Legge 180, quella conosciuta come Legge Basaglia, che nell’Italia del 1978 portò a quella grande conquista di civiltà che è stata la chiusura dei manicomi.
Già, il ’78. In quegli anni poteva per esempio capitare che dei musicisti si mettessero assieme solo per il gusto di far musica assieme, in un teatro, davanti a un pubblico. Senza dischi da promuovere, senza regole di marketing da rispettare, senza comparsate televisive da inseguire. Poi le cosiddette ragioni dell’industria, della discografia, diciamo pure del denaro hanno ucciso la spontaneità, l’amore, forse il senso stesso di fare musica.
Quella spontaneità ci è sembrato di rivederla ieri sera. Nella voce meravigliosa di Peppe Servillo (un altro vincitore di Sanremo, con i suoi Avion Travel, nel 2000), superlativa nel mischiare sentimento e teatralità, magari reinventandosi da par suo quella «Storia d’amore» che Celentano cantava attorno al ’69. O nella sorprendente Ginevra Di Marco, che ricordavamo per le qualità vocali con lo stesso Magnelli - e con Giovanni Lindo Ferretti - prima nei Csi e nei Pgr, e ora ritroviamo più partenopea che mai, lei ch’è fiorentina di nascita.
Cristicchi a parte, che ha presentato altre canzoni e monologhi dal suo spettacolo «Centro d’igiene mentale», Napoli e il Mediterraneo sono la cifra prevalente dello spettacolo. Con Servillo, con la Di Marco (divertente il bozzetto «M’aggia a cura’», del grande Nino Taranto...), e ovviamente con Teresa De Sio. Che scandisce: «Padreterno, se torno a nascere voglio nascere libera come un uccello, in un mondo senza camorra, senza munnezza, senza violenza». Prima di concludere quasi con un’orazione: «Madonna della munnezza, scendi a lavare questa piazza...».
L’intenzione sembra quella di creare un porto, un punto di attracco per gli artisti che hanno la spinta e la curiosità di confrontarsi con gli altri, di rimettersi in gioco. Sul palco tre «stazioni lunari», tre simulacri di stanze disegnate con legno e luce, nelle quali gli artisti si muovono.
Spettacolo intelligente, originale, coinvolgente, di grande spessore. E il pubblico triestino, per l’occasione, è stato caldo neanche fosse pure lui meridionale...
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