sabato 18 ottobre 2008

GRILLO 3


Fuori dal PalaTrieste l’infreddolita protesta bilingue contro l’Alta Velocità sul Carso, nel foyer l’accaldata raccolta di firme dipietrista contro il Lodo Alfano. Preceduto da un breve filmato vecchio di quarant’anni, con Bob Kennedy che ammoniva già allora sui rischi della finanza facile, eccolo, il fustigatore genovese. L’uomo del «Vaffa day». L’ex comico che da anni racconta le ingiustizie e le stupidità del nostro Paese. Tanto da essere diventato un opinion leader. Ventuno e quindici di ieri sera, Beppe Grillo fa capolino sul palcoscenico e gli oltre quattromila del PalaTrieste esplodono in un applauso liberatorio.

È tornato con il nuovo spettacolo, intitolato «Delirio». Ma al solito attacca con Trieste, la bora, la piazza con i lumini, il rigassificatore che arriverà, la Ferriera. «Avete sempre lo stesso sindaco, no?, quello che ride sempre, ma che cosa c’avrà mai da ridere. E Illy si è messo a fare la cioccolata...».

Poi allarga il tiro. «Qui non falliscono più le banche, ma sono già fallite le famiglie. Lo psiconano vuole l’aiuto di stato, dice che siamo a rischio, a rischio Opa. Ma ora l’ho fatta io un’Opa alla genovese, su Mediaset...». È la sua ultima provocazione, lanciata sul suo cliccatissimo blog e rilanciata dal vivo. «Da inizio 2007 Mediaset è scesa da 9,5 euro a 3,9. Se un anno fa per comprarla bisognava pagare 100, oggi costa circa 40. Un affarone. Un'Opa su Mediaset porterebbe numerosi vantaggi».

Il sogno? «Togliersi dalle balle Emilio Fede e Paolo Liguori e Clemente Mimun. Guadagnare un patrimonio grazie alla pubblicità incassata da Publitalia. Veline senza limiti. E ci sarebbe vera informazione. Travaglio direttore del telegiornale. Saviano inviato speciale e non emigrato all'estero. Dario Fo responsabile della cultura».

Poi torna sulle testate nucleari ad Aviano, su «Obama, finto-negro, che cambierà il mondo, lui non è come Bush». Parte un filmato. Ma torna subito alle cose italiane. «Ve lo vedete Pertini che firma il Lodo Alfano?» Seguono gli attacchi a Napolitano, «che stava all’opera con Bassolino e la Mastella, due inquisiti, mentre c’era l’immondizia nelle strade...».

Strali sull’informazione, sui «giornalisti pezzenti che non fanno le domande. La causa di quello che è successo è che non sappiamo, non veniamo informati, dov’è la stampa? Ecco che tipo di informazione abbiamo in Italia. Siamo noi che dobbiamo diventare i giornalisti di noi stessi, andate sul mio sito, troverete tutto...».

Sì, perché «il Paese è in pieno delirio. La scuola oggi è fallita, come cultura, come formazione. Ma non si comincia da lì a tagliare i soldi. Tagliare gli investimenti nella scuola - dice Grillo - equivale a segare il tronco di un albero stando seduti sul ramo più alto. Il futuro dell’Italia nasce nelle università, nei licei, negli asili. Se ne uscirà spazzatura, il Paese rimarrà una discarica. Quando si parla di scuola si discute di occupazione, di ricercatori licenziati, di 50 mila insegnanti precari che rimarranno a casa».

Tira il fiato e riparte. «Lo psiconano taglia perché non ha più soldi per la scuola. Per altre spese invece il problema non sussiste. Catania, città fallita dell' ex sindaco Scapagnini, riceverà 150 milioni di euro. Non sarà neppure commissariata. Il Comune di Roma dissestato da Topo Gigio Veltroni ha ottenuto 500 milioni di euro per ripianare parte del deficit...».

Una sola piccola speranza: «L’unico che fa l’opposizione è il povero Dipietro, che non sa parlare, mette l’ansia. La sinistra è andata al governo e per prima cosa ha fatto l’indulto e Mastella ministro. Mastella...!»

Che fare? «Mettersi l’elmetto, scendere per la strada e difendersi, cominciare a fare noi le scelte politiche che dovrebbero fare i nostri rappresentanti...». Presenta i ragazzi di Trieste e Gorizia del suo gruppo. Cominciano a parlare dei problemi locali, mostrano un filmato girato nel consiglio comunale triestino, poi arrivano i consigli per sopravvivere: il latte sfuso, i pannolini lavabili, il bucato ecologico, la pipì da riciclare, persino la bara economica che fa provare a un malcapitato. Un momento di commozione per la testimonianza di una rappresentante del Comitato Esposti Amianto di Monfalcone, che racconta com’è morto suo marito. «Ormai non abbiamo alternative alla democrazia fai da te, all'autogoverno, al presidio del territorio, alla partecipazione a ogni decisione che riguarda la collettività. Fuori dal delirio, dentro la realtà».

Grillo macina chilometri, fra il palco e le poltroncine del palasport. Sembra un po’ stanco. Parla, suda, ride e fa ridere. Il suo è un lungo monologo basato su un canovaccio che è uguale nelle varie repliche, più alcune modifiche legate all’attualità stretta e alle città dove il tour fa tappa. Rispetto al passato la formula dello spettacolo/comizio mostra un po’ la corda. Fra politica, sociale, economia, ambiente, scuola. Un delirio. Che a Trieste gli vale comunque l’ennesimo trionfo. Fino alla classica tentazione: «Italiani...!» Ma è solo un attimo. Meglio il «vaffa» finale fatto pronunciare ai quattromila del PalaTrieste all’indirizzo del nostro ceto politico.

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