mercoledì 1 ottobre 2008

GRILLO


Beppe Grillo mette per qualche attimo tra parentesi le piazze del «vaffa» e riparte per un tour nei palasport. Il suo nuovo spettacolo - a due anni dal precedente, «Reset» - s’intitola «Delirio». Partito nello scorso fine settimana dalle Marche il tour approda nel Nordest domani a Padova, domenica al PalaTrieste, martedì 7 a Treviso, venerdì 10 a Pordenone e lunedì 13 a Udine.

Allora Grillo, dov’eravamo rimasti...?

«Non me lo ricordo. Sono successe troppe cose. Ah sì, all’esigenza di ”resettare” tutto, di fare punto e a capo, di ricominciare da zero. Ma abbiamo ”resettato” tutto tre volte, e non è servito a nulla. Ormai è troppo tardi. Siamo al delirio, appunto: il delirio politico, il delirio sociale, il delirio economico...».

Dunque?

«Dunque bisogna ricominciare ad avere qualche punto fisso, qualche riferimento concreto, qualche elemento di difesa. È quello che propongo nello spettacolo. Dove porterò sul palco una lavatrice che non consuma e non inquina. E spiegherò come si può fare un funerale da novanta euro. Cose così, per dare alla gente idee di sopravvivenza».

Intanto la finanza va a picco.

«Fallisce il capitalismo di rapina, quello senza capitali, fondato sulla truffa e sull’inganno. È un sistema che sta portando la gente alla fame, che fa fallire le banche e porta via i risparmi alla povera gente».

Contromisure?

«I soldi sotto il materasso. O fare come i musulmani, che hanno già da tempo preso le loro contromisure: hanno messo la sharia direttamente nelle banche. Non hanno i future, non conoscono i derivati».

Da noi?

«Da noi è diverso. Siamo nel delirio dell’azzardo, dove tutto è a debito. La prossima mossa sarà il congelamento dei bot, dei titoli di stato. Finiremo come in Argentina. Anzi, siamo già in Argentina e non ce siamo ancora accorti. Voi giornalisti dovreste far sapere alla gente che...».

Alt. Lei ha detto che siamo dei camerieri, ci ha accomunati alle varie caste, dunque non possiamo fare granchè...

(Un momento di pausa e poi il nostro fustigatore riparte più deciso di prima).

«Non è vero. Lo so che non dipende da voi, ma dai vostri direttori, dai vostri editori. Che sono banche, partiti, imprenditori che hanno interessi dappertutto e usano la stampa per i loro comodi. Dunque la colpa non è tutta vostra, ma resta il fatto che anche voi giornalisti siete post-datati, e invece dovete dare informazioni. Informazioni preziose per la gente che è sempre più sola, delusa, stanca, demoralizzata: non ha più nulla, soprattutto non ha nessuno che la difende».

Ma da un po’ di tempo c’è lei, con i suoi consigli.

«Non faccia tanto lo spiritoso. Io sono convinto che ormai siamo alla frutta, e che bisogna passare alla democrazia fai da te. Esempio: mi stacco dall’Enel e l’energia me la produco da solo, con i pannelli solari. Poi esco per strada con l’elmetto e incito i cittadini a fare le loro scelte. Scelte quotidiane, che magari possono sembrare piccole, ma che sono sempre e comunque scelte politiche».

Lei in qualche modo è già sceso in politica.

«Sì, ma non mio candiderò mai. Invece le dò una notizia: a primavera, alle prossime amministrative, partiremo nelle varie città con una moltitudine di liste civiche che avranno una sorta di stemma, di bollino di riconoscimento. Candideremo ragazzi che lavorano nelle varie realtà da anni, gente seria, onesta, che si muove su cose concrete».

L’obiettivo?

«Riprendere il controllo sui Comuni. È l’operazione che abbiamo denominato ”Fiato sul collo”. Ogni nostro consigliere eletto andrà alle sedute dei consigli con una piccola telecamera. Metteremo tutto in Rete. Non c’è nessuna legge che ce lo impedisce. Manderemo tutti in galera...».

Dai, non esageri...

«Non ci crede. Aspetti qualche mese e poi ne riparliamo. L’operazione fa già proseliti. Di Pietro ha aderito, mettendo a disposizione i sindaci, assessori e consiglieri comunali del suo partito. Nel mio blog c’è già un’area dove pubblicheremo l'elenco dei comuni trasparenti che, in modo autonomo, rendono disponibili i filmati delle sedute comunali».

L’11 ottobre sarà in piazza con Di Pietro?

«Certo. Il Lodo Alfano è incostituzionale, va abrogato. E visto che da questa classe politica non c’è nulla di buono da aspettarsi, ci penseranno i cittadini, con il referendum promosso dal leader dell’Italia dei Valori».

E i suoi, di referendum, che fine hanno fatto?

«Abbiamo raccolto un milione e mezzo di firme. Saranno finite a prendere polvere in qualche scantinato della Corte di Cassazione, magari gli avranno messo un po’ di antitarme. Lei che ne dice: ce l’avranno messo l’antitarme?»

Speriamo. Almeno l’Alitalia intanto sembra sia salva.

«A quel prezzo sarei capace anch’io. Il nano ha fatto scappare Air France e ora ci ha propinato con i suoi amici un piano di salvataggio che costa di più, in termini di sacrifici e di posti di lavoro. Sa che cosa? Farò anch’io la stessa cosa con la mia famiglia. La divido in ”bad family” e ”good family”. Nella prima ci metto la suocera, le spese, i problemi. Nella seconda mia moglie».

Nemmeno i figli?

«Quelli li sistemo nella ”family così così”...».

Di Veltrusconi non parla più?

«Ma cosa vuole, sono tutti e due che delirano ormai da tempo. Fanno finta di dirsi delle cose, un po’ si fanno l’occhiolino, un po’ si insultano. Veltroni a volte sembra un bambino, più che un uomo è un aggettivo, parla bene ma non dice mai nulla, non prende una posizione, è tutto un ”ma anche”, la sconfitta elettorale lo ha distrutto. Berlusconi è un pensionato di settantadue anni, che colleziona ville, ormai con il terrore negli occhi».

Dice che il sessanta per cento del Paese è con lui.

«E invece è un abusivo, le ultime elezioni sono state illegali, una piccola casta ha nominato i suoi rappresentanti e portaborse in Parlamento».

Le sue piazze non sono riuscite a fermarli.

«La gente è quasi ipnotizzata da una patina di indifferenza e rassegnazione, ma ha ancora voglia di combattere. Peccato che giornali e media, mi scusi, ma torniamo sempre lì, la soffocano facendo apparire il Paese favorevole alla deriva dittatoriale imposta da una classe politica al tramonto. In giro si respira aria di nazismo inconsapevole: questi non hanno vergogna, ma noi non molleremo, la forza della Rete non può essere fermata».

Grillo, ma oggi lei cos’è?

(Un altro momento di pausa. Poi parte l’ultima scarica).

«Ma perchè devo identificarmi. Ormai neanche a casa mia lo sanno. E poi perchè dovrei dirlo a lei. Lei chi è, che cos’è?»

Un operaio dell’informazione. E lei?

«Sono tutti e nessuno. Comico, politico, fustigatore, cittadino con l’elmetto pronto a scendere in strada e resistere. Io ho sessant’anni e sei figli. Comincio a essere anche un po’ stanco. Fra un po’ sarò solo spirito, milioni di particelle che si diffonderanno nell’universo. Pensi che bello: molecole nello spazio, per contaminare tutto l’universo...».

Le note dello spettacolo ci informano che «il Paese è in pieno delirio. I nostri dipendenti in Parlamento sono dentro un manicomio. Tra di loro si capiscono, ma non sanno più cos'è la realtà. La confondono con i loro interessi privati o di partito. Il futuro sono le centrali nucleari, gli inceneritori, i parcheggi, i ponti sugli stretti, il tunnel in Val di Susa, il digitale terrestre e la magistratura al guinzaglio. Sono deliri alla Veltrusconi. Le chiamano posizioni dialoganti. Dipendiamo dall'estero per l'energia e non sfruttiamo le rinnovabili. Dipendiamo dall'estero per i beni alimentari e asfaltiamo i campi di grano».

Ancora: «Abbiamo uno dei più grandi debiti pubblici del mondo e regaliamo cinque miliardi di euro alla Libia. L'Egitto importa dall'Ucraina il pane e noi Chernobyl. La Russia minaccia ritorsioni nucleari per la Georgia e le basi atomiche americane con 90 testate nucleari le abbiamo noi, a Ghedi Torre e ad Aviano. I pazzi non sanno di esserlo e credono che i veri pazzi siano i sani di mente. Non abbiamo alternative alla democrazia fai da te, all'autogoverno, al presidio del territorio, alla partecipazione a ogni decisione che riguarda la collettività. Fuori dal delirio, dentro la realtà».

E se ne volete sapere di più, c’è sempre il sito www.beppegrillo.it

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