DISCHI
McCARTNEY
Cinquant'anni fa, di questi tempi, gli scocosciuti Beatles suonavano nei localacci di Amburgo. E nessuno poteva immaginare quel che sarebbe successo di lì a poco. Quarant’anni fa, dopo aver scritto fra il ’62 e il ’70 tutto quel che sappiamo, i ”Fab Four” si scioglievano. Trent’anni fa John Lennon veniva ucciso.
E oggi che anche George Harrison è morto (il contributo di Ringo Starr nella ditta era e rimane marginale), Paul McCartney si trova a portare sulle spalle da solo tutto il peso dell’eredità di una delle avventure musicali e culturali più esaltanti della seconda metà del Novecento: la pubblicazione di “Good evening New York City”(Hear Music/Concord Music Group) si carica allora di vari significati simbolici.
Si tratta di un cofanetto con due cd e un dvd, che documentano le tre serate tenute da ”Macca” lo scorso luglio davanti a 120mila persone per l'inaugurazione del nuovo stadio Citi Field di New York, costruito dove un tempo sorgeva lo Shea Stadium, passato alla storia anche per i concerti dei Beatles nel ’65.
«È stato emozionante - ha detto Sir Paul - e anche sorprendente, e infatti nel dvd abbiamo montato dei frammenti del concerto del ’65 con quello di due anni fa nello stesso spazio. La differenza è soprattutto nel fatto che a quei tempi era impossibile sentire quel che facevi perché le ragazzine urlavano talmente forte da coprire la musica, ci rendeva isterici, e gli amplificatori dell'epoca non erano all'altezza. Stavolta almeno si poteva sentire tutto...».
Nei tre concerti - e nei cd - brani dal repertorio di Paul, dei Beatles e dei Wings. Trentatré canzoni, da classici beatlesiani come "Drive my car” e “I'm down”, "Got to get you into my life” e "The long and winding road”, ”Paperback writer" e "Let it be", "Hey Jude" e "Helter Skelter" e “Something”; un tributo a John Lennon in forma di medley con "A day in the life" e "Give peace a chance"; il periodo Wings di “Band on the run", "My love”, "Let me roll it"; la produzione solista di "Here today", "Flaming Pie", "Dance Tonight", fino a un paio di episodi pubblicati con lo pseudonimo The Fireman.
Il dvd propone le riprese del concerto dirette da Paul Becher e realizzate in alta definizione usando 15 telecamere e 75 flipcam messe in azione da fan presenti nelle tre serate. L’edizione ”deluxe” comprende anche un secondo dvd con la performance integrale del concerto tenuto sul tetto dell’Ed Sullivan Theater per il David Letterman Show.
A chi gli chiede se è un peso portare sulle spalle un patrimonio enorme come quello dei Beatles, Paul McCartney risponde: «È una fortuna. Mi piace starci ancora dentro. Solo ai tempi dei Wings evitavo i pezzi dei Beatles, perché volevo che fosse un progetto diverso. Poi un giorno ho pensato che alla gente sarebbe piaciuto riascoltare quei pezzi. E da allora non ho più smesso...».
Il pubblico di tutto il mondo gliene è grato. E questo disco ci riporta all’euforia di quella magica stagione creativa andata in scena - discograficamente parlando - dal ’62 al ’70. Dopo, siamo stati tutti un po’ (o assai) più poveri.
JURMAN
Luca Jurman è il classico esempio di un artista che, dopo aver lavorato per anni a livello nazionale e internazionale, ottenendo anche risultati e riconoscimenti di tutto rispetto, è diventato di colpo popolare - soprattutto fra i giovanissimi - grazie a un programma televisivo.
Dopo il debutto che non molti ricorderanno a ”Operazione trionfo” (quello condotto da Miguel Bosè), è stato infatti negli ultimi anni il suo ruolo di insegnante e giurato ad ”Amici” (sotto l’egida di Maria De Filippi) a trasformarlo in un personaggio famoso. A ulteriore dimostrazione del fatto che ormai conta più il passaggio ripetuto in tivù di anni e anni di rispettata attività musicale.
Sia come sia, il cd doppio ”Live in Blue Note Milano” (Nar International) può essere considerata la consacrazione discografica del poliedrico interprte e pianista milanese. Si tratta della registrazione delle due serate tenute da Jurman nel settembre scorso nel noto locale lombardo, dove suonano abitualmente i maggiori protagonisti della scena jazz - e non solo jazz - italiana e internazionale.
Qualche titolo: ”Georgia on my mind” (evergreen mondiale scritto negli anni Trenta e portato al successo da Ray Charles), ”I believe I can fly” (colonna sonora del film ”Space Jam”), ”With or without you” (ovviamente U2), ”No woman no cry” (ovviamente Bob Marley), ”Superstistion” (ovviamente Steve Wonder), ma anche cose di casa nostra come il capolavoro mogolbattistiano ”E penso a te” o il cavallo di battaglia di Giorgia ”E poi”.
Con Luca Jurman suonano Dino D'Autorio (basso), Luca Meneghello (chitarra), Carlo Palmas (tastiere), Daniele Comoglio (sax), Daniele Moretto (tromba), Tomaso Graziani (batteria), con le coriste Chiara Mariantoni, Nadia Biondini e Sandy Chambers.
Il risultato? Un ottimo disco di quello che un tempo si chiamava ”easy listening” (facile ascolto). Cantato bene e suonato meglio.
GIULIANO PALMA Giuliano ”The king” Palma - con i fedelissimi Bluebeaters, con cui si accompagna da quando nel ’99 ha mollato i Casino Royale - ci ha regalato negli ultimi anni cover splendide di classici della canzone italiana come ”Tutta mia la città” (Equipe 84) e ”Che cosa c’è” (duetto con Gino Paoli). Questo è il quinto album, e la ditta non si smentisce: apertura con la cover di ”Per una lira” - forse il primo, vero successo di Lucio Battisti -, ma ci sono anche quattro inediti. Sono ”Dentro tutti i miei sogni”, ”Quanti ricordi” (scritto assieme a Malika Ayane, ritornello assassino), ”Un grande sole” (con Samuel dei Subsonica) e ”Semplice” (atmosfere reggae assieme alla vecchia amica e collaboratrice La Pina). Non mancano altre cover: da ”Il cuore è uno zingaro” (Nada e Nicola Di Bari, prima a Sanremo ’71) a ”L’appuntamento” (Ornella Vanoni), da ”Sunny” di Bobby Hebb a ”Lonely summer night” degli Stray Cats fino alla scanzonata ”I don’t mind” dei Buzzcocks. Disco divertente, molti fiati, atmosfere anni Cinquanta/Sessanta.
CISCO Il cantautore emiliano ripropone dal vivo brani dai suoi due album solisti ma anche, per la prima volta, canzoni del periodo con i Modena City Ramblers. Con il prezioso contributo ricevuto dai tanti amici ospitati sul palco nei suoi concerti degli ultimi anni: da Bandabardò a Enzo Avitabile, da Massimo Bubola all’Orchestra multietnica di Arezzo. Spiega Cisco: «Dopo sei album in studio registrati negli ultimi otto anni, e dopo le diverse esperienze passate, dalla crescita con i Ramblers con la realizzazione di tre album in tre anni al disco progettato con la Casa del vento (...) quello che avrete tra le mani non è un classico disco ”live” registrato durante una serata speciale del tour, ma un montaggio del meglio di più eventi e di varie serate, che cerca di rappresentare un percorso cominciato alcuni anni fa, con l’uscita da un gruppo come i Modena City Ramblers, e che prosegue con nuovi compagni di viaggio, affondando però le proprie radici musicali e intellettuali in un passato e in un repertorio comune». Fra i brani: ”Pasolini”, ”I cento passi”, ”La lunga notte”, ”Canzone dalla fine del mondo”...
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