martedì 19 gennaio 2010

TRIESTE CENERENTOLA DAL VIVO


Nel calcio, certo. E in tanti altri settori, sicuramente più importanti. Ma se c’è un campo nel quale Trieste sembra destinata a restare perennemente in serie B, ebbene, è quello della musica dal vivo.

Tentativi per salire di categoria ne sono stati fatti tanti, soprattutto negli anni Novanta, ma poi tutti - organizzatori, enti locali, pubblico - sembrano aver preso atto di una situazione che non pare modificabile. Ovvero: per assistere ai concerti dei grandi nomi, italiani e internazionali, bisogna andare a Udine, a Lubiana, in Veneto. Ovunque, ma non a Trieste.

Il capoluogo friulano, dopo aver ospitato l’estate scorsa il tris Bruce Springsteen, Madonna e Coldplay (con l’aiuto della Regione e buon ritorno economico e turistico), per il 2010 ha già messo le mani sull’unica tappa italiana del tour degli Ac/Dc: mercoledì 19 maggio allo Stadio Friuli, debutto del tour europeo, 40 mila biglietti già tutti venduti - quasi interamente su internet, metà da fuori regione - in pochi giorni.

Ma statene certi, a Udine (e a Villa Manin, a Spilimbergo, a Tarvisio...) l’estate prossima suoneranno altri pezzi da novanta - non i Pearl Jam, che andranno a Venezia - della scena pop/rock italiana e internazionale, spesso annunciati col giusto anticipo che permette di incassare le prevendite dei biglietti. Qui, se va bene, arriverà all’ultimo minuto qualche artista che non ha trovato spazio altrove.

«A Trieste - spiegano all’Azalea Promotion, maggior organizzatore di concerti della zona - c’è un problema di strutture e di risposta del pubblico. Entrambe carenti. Lo stadio senza pista di atletica produce serie difficoltà di carattere logistico: certe megaproduzioni letteralmente non entrano. Basti pensare a quando, nel settembre 2008, volevamo portare a Trieste il concerto di Vasco Rossi che poi abbiamo fatto a Udine, nonostante la vicinanza con una partita della nazionale di calcio. Il megapalco al Friuli poggiava sulla pista di atletica, al Rocco avrebbe pesato sul campo di gioco...».

«Poi c’è un problema di capienza - aggiunge il vicesindaco Paris Lippi -, perchè nessun organizzatore accetta di rinunciare a quei diecimila biglietti in più che un altro stadio garantisce e significano un sacco di soldi. Soldi che poi vengono chiesti al Comune e che il Comune non può garantire. Anche il concerto di Springsteen, l’estate scorsa, è stato offerto prima a noi: abbiamo fatto due conti, e poi l’organizzatore ha scelto di farlo a Udine. La storia è sempre quella...».

L’alternativa allo stadio, a Trieste, è piazza Unità. Ovviamente splendida, ma difficile da gestire per un concerto a pagamento. «Nel luglio 2008 - proseguono dall’Azalea - abbiamo portato Pino Daniele: meno di duemila persone. L’estate scorsa Carlos Santana: tremilacinquecento biglietti venduti. Da notare che entrambi gli artisti, in quei tour, hanno richiamato platee più numerose. E da notare anche che i numeri ricordati sono quelli degli spettatori paganti: svariate migliaia, in entrambe le occasioni, hanno assistito al concerto gratis, dalla Rive o dal Molo Audace. Abbiamo avuto la riprova che una piazza del genere è quasi impossibile da chiudere per un evento a pagamento».

E poi c’è il problema della risposta del pubblico. Città anziana, difficile da raggiungere per chi arriva da fuori, tutto quello che volete. Ma il dato di fatto è che lo stesso artista, a Udine o in Veneto, richiama un pubblico due o tre volte superiore rispetto al capoluogo regionale.

«Su questo non possiamo fare nulla - continua Lippi -, nessun organizzatore accetta già in partenza di vendere meno biglietti. Da noi vengono sempre, con offerte anche interessanti. Ma con richieste maggiori rispetto a quelle fatte ad altri interlocutori. Non bastano la struttura gratis e vari benefit legati all’ospitalità, bisognerebbe aggiungere soldi veri. Meglio allora accontentarsi di fare cose di qualità, seppur di nicchia, come il nostro Trieste Loves Jazz...».

Già, la piccola ma prestigiosa rassegna organizzata dal Comune assieme alla Casa della Musica, che nel corso degli anni ha portato in città artisti di buon livello (Maceo Parker, Tuck & Patty, Eddie Gomez, Swingle Singers...), e di cui con ogni probabilità andrà in scena l’estate prossima la quarta edizione. «Nell’estate 2009 - spiega Gabriele Centis, patron della rassegna - abbiamo proposto al pubblico due concerti per sera per due settimane, più un’anteprima e l’appendice del concerto di Lelio Luttazzi in piazza Unità la sera di Ferragosto. Nomi di qualità, italiani e stranieri, seppur di un genere che non richiama folle oceaniche. Ebbene, posso dire che tutta la terza edizione è costata fra gli ottanta e i novantamila euro: una cifra con la quale nel campo del pop/rock paghi un nome di seconda o terza fascia...».

Discorso analogo per il ”Trieste Summer Rock Festival” di Davide Casali, che anno dopo anno ha portato in città protagonisti italiani e stranieri del pop/rock degli anni Sessanta e Settanta. Anche lì, spendendo relativamente poco.

Le estati musicali triestine, dunque, sembrano destinate a muoversi anche in futuro su questi binari. Nelle altre stagioni, ultimamente, non va meglio. Al PalaTrieste l’anno passato non si è battuto chiodo, invertendo una tendenza che sembrava positiva: fra il 2007 e il 2008 la moderna struttura di via Flavia aveva infatti ospitato Zucchero e Placebo, Claudio Baglioni e Max Pezzali, Tiziano Ferro e Biagio Antonacci, i Pooh e - in ambito non musicale - Roberto Benigni e Beppe Grillo.

Quest’anno il PalaTrieste accoglie fra due mesi Francesco Guccini (il 12 marzo, tre giorni dopo l’annunciato concerto di Alessandra Amoroso al Rossetti), ma anche il 7 febbraio ”Il mondo di Patty”, musical per adolescenti che ha per protagonista l’attrice argentina Laura Esquivel.

Già, i musical. Almeno un genere nel quale siamo in prima linea. E sul quale il Rossetti sta puntando molto. Dopo ”Mamma mia”, ”Thriller Live” e ”Chicago”, ora arrivano ”We will rock you” (con le canzoni dei Queen, dal 28 al 31 gennaio) e il leggendario ”West side story” (dal 15 al 25 aprile). Sarà che si tratta di un genere che è comunque parente della vecchia operetta. E Trieste, si sa...


 

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