martedì 16 febbraio 2010

DISCHI - PIERO CIAMPI


Sono passati trent’anni dalla scomparsa di Piero Ciampi, livornese con fama di ”maledetto”, e un cofanetto (”Piero Ciampi e altre storie”, cd più dvd, Sony) lo ricorda a chi lo ha conosciuto e ai tanti che non hanno fatto in tempo.

Era nato a Livorno nel ’34. Durante il servizio militare, a Pesaro, conosce Gianfranco Reverberi - futuro autore e produttore di successo - e con lui forma un complessino. Parte per Parigi, dove si guadagna da vivere cantando nei locali e facendosi conoscere come ”Piero Litaliano”. Che nel ’63 diventa il titolo del suo primo album. Ma il ragazzo è inquieto, parte e ritorna mille volte, mentre i suoi amici (Gino Paoli, Luigi Tenco, lo stesso Reverberi) cominciano a far carriera nel mondo della musica.

Nel ’70 si ripresenta sul mercato discografico con un 45 giri e Aznavour gli offre la grande platea televisiva del suo ”Senza rete”. Sembra che qualcosa si muova. Nel ’71 va persino al ”Disco per l’estate”, dove però arriva buon ultimo, ed esce il suo secondo album, intitolato semplicemente ”Piero Ciampi” e premiato dalla critica come disco dell’anno. Scrive le canzoni per un album di Nada, Raidue gli dedica uno special, il Club Tenco lo invita mille volte...

Ma la sua carriera artistica deve lottare innanzitutto contro Ciampi stesso. Contro la sua fama di ”artista maledetto”, contro le sue scelte autodistruttive, contro il suo alcolismo, contro la sua indisponibilità ai compromessi, contro la sua genialità disordinata e ingestibile.

Muore il 19 gennaio del 1980, in un ospedale romano, pochi giorni dopo l’arrivo del sospirato sì di un’importante casa discografica al progetto di un album dedicato alle sue migliori canzoni. Canzoni che in questi trent’anni non sono state dimenticate. Anzi, hanno vissuto di vita propria grazie anche ai suoi amici di ieri e di oggi, a quelli che hanno fatto in tempo a conoscerlo ma anche a quanti hanno intrecciato solo a distanza la propria sensibilità all’arte del poeta toscano.

Da Nada, livornese come lui, a Gino Paoli, che alle sue canzoni ha dedicato anni fa un album (”Ha tutte le carte in regola per essere un artista”) e continua a rendergli omaggio nei suoi concerti dal vivo, avvicinandolo nel ricordo a Luigi Tenco. Da Zucchero ai La Crus, da Mimmo Locasciulli fino ai Baustelle: tutti segni, grandi e piccoli, dell’importanza che il passaggio di Ciampi ha avuto nel mondo della canzone italiana.

Ora questo cofanetto. Il dvd contiene ”Adius, Piero Ciampi e altre storie”, il film di Ezio Alovisi presentato alla Biennale Cinema di Venezia 2008. Nel cd sono invece raccolte diciotto tra le sue canzoni più significative: ”Te lo faccio vedere chi sono io” e ”Adius”, ”Il Natale è il 24” e ”Tu no”, ”Bambino mio” e ”Miserere”, ”Mia moglie” e ”Disse: non Dio, decido io”, ”Io e te, Maria” e l’inedito ”E il tempo se ne va”, la cui interpretazione è affidata all’attrice Rossella Seno. Canzoni senza tempo, che sanno ancora emozionare chi ascolta.


SADE


Erano dieci anni che Sade non faceva un disco nuovo. Ed è passato un quarto di secolo (...!) dal suo esordio con ”Diamond life”. Era il 1984, e la splendida Helen Folasade Adu - questo il vero nome della cantante, classe ’59, padre nigeriano e madre inglese - spargeva fascino e talento ovunque apparisse. Cantando con classe e innata eleganza brani poi diventati classici come ”Your love is king”, ”Smooth operator”,”The sweetest taboo”...

Ora arriva ”Soldier of love” (Sony), sesto album in studio di una carriera ricca di cinquanta milioni di dischi venduti, e sembra quasi che il tempo si sia fermato. Sembra di tornare a quei giorni nel bel mezzo dei musicalmente deprecabili anni Ottanta, magari a Riva del Garda, quando Sade presentò il suo primo disco alla Mostra internazionale di musica leggera che si svolgeva in quella cittadina lacustre.

I protagonisti di quella che all'epoca fu definita la ”cool generation” (Everything but the girl, Carmel, Working Week, gli stessi Style Council...) hanno, chi più che meno, fatto perdere le proprie tracce. Ma la loro lezione, ovvero conciliare il pop più raffinato con atmosfere vicine al jazz, ha fatto proseliti. Un nome su tutti: Amy Winehouse.

Lei, l’ancora bella Sade, che in questi anni ha girato presto le spalle alla popolarità da rotocalco e si è ritirata nella sua casa di campagna, dedicandosi più al giardinaggio che alla musica, dimostra di non aver perso né smalto né classe.

Dieci canzoni, suoni eleganti, pacati, giusto la ritmica un po’ più accentuata, una generale impressione di malinconia. «È così - spiega Sade -, non posso farne a meno. La tristezza ben gestita porta alla felicità, credo. Ti libera e ti permette di lasciartela alle spalle. Le canzoni felici in realtà possono farti stare peggio. Non sono una depressa cronica, ma ho senz'altro un'inclinazione alla malinconia».


PETER GABRIEL Per festeggiare i sessant’anni appena compiuti, Peter Gabriel si regala un album di cover. Da ”Heroes” di David Bowie - che apre il disco - a ”The boy in the bubble” di Paul Simon, da ”Listening wind” dei Talking Heads a ”The power of the heart” di Lou Reed, senza dimenticare ”I think it’s going to rain today” di Randy Newman, ”Street spirit” dei Radiohead, ma sopratutto quella ”Philadelphia” di Neil Young che stava nell’omonimo film di Jonathan Demme e rimane una delle più belle canzoni degli ultimi vent’anni. La novità? Il disco è stato realizzato con strumentazione esclusivamente acustica arrangiata da John Metcalfe per la produzione di Bob Ezrin. Non vi sono chitarre né batteria, ma solo pianoforte, archi e ottoni. E ovviamente la magica voce dell’ex Genesis. Che ha già annunciato un originale progetto gemello intitolato “I’ll scratch yours”, nel quale saranno gli artisti qui omaggiati a rendergli il favore incidendo sue canzoni.


DIALETTI L’apertura del Festival di Sanremo alle canzoni in dialetto non sembra aver scatenato entusiasmi. Ci pensa questa raccolta a regalarci una panoramica dei più famosi brani popolari e dialettali di sempre. Il doppio cd, 46 canzoni, ripercorre, regione per regione, in un ideale viaggio dal nord al sud della penisola, canzoni, cori, danze e inni di tutt’Italia. Dalle Alpi (”Montagne del me’ Piemont”, ”La Valsugana”) alla isole (”Ciuri ciuri”, ”Vitti ‘na crozza”), dalla pianura padana (”L’uva fogarina”, ”La bella Gigogin”, ”Sciur padrun da li beli braghi bianchi”) al meridione (”Calabrisella”, ”Quant’è bello lu primm’ammore”, ”‘O surdato ‘nnammurato”) e al centro (”Tanto pe’ cantà”), le voci di cantanti e interpreti di tutte le epoche accompagnano in un viaggio fra i ricordi di una tradizione che si tramanda di generazione in generazione. Trieste e il Friuli Venezia Giulia sono rappresentati da ”La mula de Parenzo” e ”Il cjalzumit”. Il cast schiera Rabagliati, Boni e Latilla, Lauzi, Casadei, Villa, Modugno, Califano, Rondinella, Cinquetti, Farassino, Ranieri, Taranto, Spadaro, Vanoni, Profazio, Quartetto Cetra, Rascel, Ricchi e Poveri, Santagata...

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