SANREMO 2
Eliminati anche Sonhora e - a sorpresa - Valerio Scanu. È il responso della seconda serata del sessantesimo Festival, dopo che gli ascolti del debutto (quasi 11 milioni di telespettatori, con un picco di 14 e mezzo e lo share del 45 per cento) hanno rassicurato mamma Rai. Apertura con le ballerine del Moulin Rouge in sgargianti costumi di piume gialle e arancioni. Antonellona Clerici - che più tardi azzarderà persino un can can tricolore - sbuca in quella selva di gambe in abito di lamè, dondolando beata su un’altalena.
Il tempo di ricordare gli eliminati della sera precedente e di far riascoltare i primi tre dei big ancora in gara (Povia, Ruggeri e Noemi) ed ecco i ”tre tenorini” da lei stessa lanciati nel programma ”Ti lascio una canzone”. Gianluca, Ignazio e Piero hanno 46 anni in tre, fanno il verso a Carreras Domingo Pavarotti, sono prodotti da Tony Renis e hanno già alle spalle un disco e un tour negli Stati Uniti. La Clerici se li coccola: «I miei ragazzi... ormai sono diventati delle star mondiali...», cinquetta.
Altri cantanti in gara, poi la regina Rania di Giordania (intervista assolutamente imbarazzante), la stella di ”Avatar” Michelle Rodriguez, la presentazione dei primi cinque giovani in gara (Nina Zilli e Luca Marino, che passano il turno e vanno alla finale di domani; Broken Heart College, Mattia De Luca e Jacopo Ratini, che già salutano la compagnia). Ma la melassa della conduttrice avvolge e anestetizza tutto. Festival davvero da dimenticare, dal punto di vista dello spettacolo.
Non la pensa ovviamente così il direttore artistico Mauro Mazza, che sbandiera l’abbassamento dell’età media dei telespettatori (51,9 anni, mentre le prime serate di Raiuno nell’ultimo periodo sono seguite da una platea sui 58,3 anni). La parola d’ordine in casa Rai diventa: i giovani tornano a guardare Sanremo. Sarà vero? Mah...
Di certo l’inserimento di nomi nuovi provenienti dai talent show nasce in quest’ottica. E il televoto (quest’anno attenuato da un ”voto di qualità” affidato ai componenti dell’orchestra del Festival) fa sì che i ragazzi provenienti da ”Amici” e ”X Factor” diventino automaticamente favoriti per la vittoria finale. È successo lo scorso anno con Marco Carta, si ripete quest’anno con Marco Mengoni, ben dotato vocalmente ma con una canzone per la quale non è il caso di strapparsi i capelli. Meglio allora Noemi, altra talentuosa reduce di ”X Factor”, che però non viene inserita fra i favoriti per il podio. Sul quale potrebbe invece salire la ragazza-fumetto Arisa.
«L'anno scorso - sottolinea Mazza - la vittoria di Carta fu un evento. Dietro c'era un mondo di giovani che attraverso i blog, il mondo della rete e dei talent show sceglie i talenti su cui scommettere come generazione. Ritrovarne alcuni qui fra i big fa in modo che il Festival incontri i giovani e che ci sia un dato d'ascolto non solo tradizionale».
Sarà. Intanto il Festival è l’occasione per diffondere alcuni dati dell’industria discografica italiana, che a Sanremo ha sempre guardato con particolare attenzione, essendo comunque una vetrina di prim’ordine. Il fatturato del 2009 è stato di 144 milioni, mentre nell’anno precedente aveva toccato quota 178 milioni (fonte Fimi-Confindustria, che rappresenta le principali aziende del settore).
Un crollo del venti per cento, dunque. Che si aggiunge ai cali dei nove anni precedenti. E la vivacità del mercato della musica online, cresciuto del 27 per cento nel 2009, non basta a fornire ossigeno sufficiente a un quadro che vede le vendite di cd e dvd musicali in calo del 24 per cento, a 123 milioni di euro.
Ma torniamo alla gara. Ieri sera, il secondo ascolto delle canzoni ha confermato che gli unici due brani davvero dignitosi sono quelli dell’esotica Malika Ayane e della ”baustelliana” Irene Grandi. E guadagnano qualche posizione, in un’ideale classifica di qualità, anche le canzoni dello stralunato Cristicchi e del vecchio saggio Ruggeri. Ben oltre la mezzanotte, al solito, graduatorie e nomi dei nuovi eliminati. Ai quali però è regalata una chance di salvezza: fra i cinque artisti che sono stati finora bocciati, stasera ne verranno ripescati due.
Intanto si apprende che Toto Cutugno è rimasto male dell’eliminazione («ma l’ho presa con dignità...»). Mentre Pupo vede «un livore strano» dietro la sua eliminazione assieme al giovane Savoia e al tenore Canonici ma è sicuro del ripescaggio. E Nino D’Angelo gli risponde elegantemente - ma con un fondo di verità - sostenendo che la sua canzone è «’na chiavica». A proposito dell’ex scugnizzo, che ha cantato in partenopeo stretto ”Jammo ja”, il ministro Zaia chiede la par condicio delle canzoni in dialetto («a una in napoletano ne deve corrispondere una in veneto...»). Forse la miglior battuta, seppur involontaria, del Festival.
Sempre il direttore artistico Mazza - che da ragazzo frequentava casa Almirante, come ha rivelato a un giornale la vedova dell’ex leader missino, donna Assunta - dice che Sanremo «è tornato a somigliare all’Italia di oggi». Qui forse ha proprio ragione. Perchè siamo proprio messi male. Sia come Paese, ed è la cosa più grave, sia come Festival. Ma a ciò potremmo anche sopravvivere.
Ah, almeno una buona notizia. A Sanremo non si specula più sul caso Morgan. Intanto la canzone che doveva presentare al Festival, ”La sera”, che è anche bella, spopola su Youtube. A proposito di giovani...
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