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martedì 19 luglio 2011
JIM MORRISON 40
«This is the end, my friend...». Un verso ascoltato milioni di volte, che ci riporta all'epopea di Jim Morrison e dei suoi Doors. Già, c'è anche lui, fra i protagonisti belli e dannati che hanno lasciato anzitempo la scena del rock e della vita. Giusto quarant'anni fa, fra il '70 e il '71. Macabramente accomunati da un paio di elementi: avere il nome che cominciava per J ed essere morti tutti a ventisette anni, nel pieno di un furore creativo che, unito alla morte in giovane età, li ha subito trasformati in mito.
Jimi Hendrix e Janis Joplin li abbiamo ricordati nell'autunno scorso. Ora tocca al fascinoso e carismatico leader e cantante dei Doors, scomparso il 3 luglio del '71. Erano anni particolari. Woodstock aveva da poco chiuso i battenti, calando forse inconsapevolmente il sipario anche sul sogno di una "nazione alternativa", di un mondo diverso e migliore. Dell'illusione che attraverso la musica si potesse anche cambiarlo, quel mondo.
James Douglas Morrison, per tutti Jim Morrison, fu trovato morto nella sua stanza d'albergo parigina. E nella capitale francese fu sepolto, al cimitero monumentale di Père Lachaise, da allora meta di un pellegrinaggio di fan vecchi e nuovi, che in tutti questi anni non si è mai interrotto.
Riposa accanto a Oscar Wilde, Balzac, Chopin, Proust, Victor Hugo. Ma la tomba più visitata, la lapide sempre coperta di fiori e di bigliettini è sempre la sua. Quella del ragazzo nato in Florida nel 1943, da Clara Clark e George Steve Morrison, ammiraglio della Marina degli Stati Uniti.
Lui è stato uno che ha bruciato la vita troppo in fretta. In una biografia c'era scritto che da bambino subì degli abusi sessuali che ne avrebbero condizionato la personalità. Bello, efebico e per tanti versi maledetto. Secondo la versione ufficiale fu trovato cadavere nel bagno dell'appartamento di Rue Beautrellis, nel quartiere parigino di Marais, dopo una serata di alcol e sregolatezze al Rock'n'Roll Circus, club alla moda.
Viveva nella capitale francese da quattro mesi con la sua compagna, Pamela Carson. Non ne poteva più della California e anche nei Doors, la band intellettuale e underground fondata nel '65 nella vitalissima Los Angeles (il nome era stato ispirato a The doors of perception di Aldous Huxley) che gli aveva regalato fama e ricchezza.
Ripeteva spesso che «il rock è morto». Voleva vivere soltanto di poesia. La sua vera passione era la scrittura: lasciò oltre pagine e pagine di versi, aneddoti, epigrammi, saggi, racconti, soggetti, sceneggiature. Influenzato da Rimbaud e Baudelaire, da Celine e Nietzsche, da William Blake e dai poeti della Beat Generation.
Pare che la sera prima di morire Morrison andò nel Quartiere Latino per comprare dell'eroina per la sua donna (che sarebbe poi morta di overdose nel '74). Lui pare che non si drogasse: preferiva l'alcol.
Ma chissà com'è andata veramente. Il medico legale non riscontrò nulla di sospetto. Non venne fatta autopsia. La sepoltura fu autorizzata dopo una breve inchiesta senza esito. Il certificato medico parlò genericamente di morte naturale per arresto cardiaco. Una vaghezza per alcuni sospetta, che ha alimentato varie congetture, persino quella di un fantomatico piano dell'Fbi per eliminare un simbolo della contestazione alla guerra in Vietnam.
Fantasie, con ogni probabilità, anche se sulla morte non è mai stata fatta chiarezza e molti hanno addirittura creduto a una messinscena dell'artista per liberarsi dal fardello della popolarità e cominciare una nuova esistenza.
Capita spesso che la morte da giovane trasformi un artista in mito. Nel caso di Jim Morrison da tanti anni assistiamo forse a qualcosa di più. È diventato un punto di riferimento anche per ragazzi nati quando lui era morto già da un pezzo. Affascinati da quel poeta diventato cantante rock quasi per caso, che quando saliva in scena andava in trance, che fu arrestato per atti osceni, che dava scandalo dichiarando di voler fottere la madre e uccidere il padre.
Definito "il poeta del sesso e della morte", soprannominato "il re lucertola", Jim Morrison aveva studiato cinematografia alla Ucla di Los Angeles, dove ebbe come compagno di studi Francis Ford Coppola. Che quando nel '79 girò Apocalipse now, gli rese omaggio a modo suo, inserendo nella colonna sonora del film il brano dei Doors "The end". This is the end, my friend... Appunto.
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