domenica 12 agosto 2012

TV D'ESTATE, 40 anni fa Senza rete

Repliche delle repliche, film visti e stravisti, vecchi telefilm. Informazione solo in dosi omeopatiche, fuori dei tg. Da anni la televisione italiana, d’estate e soprattutto ad agosto, boccheggia come le nostre città stremate dall’afa. Rai e Mediaset sotto questo profilo pari sono, La7 ha ancora la freschezza di improvvisare qualche “serata evento” legata a temi d’attualità, Sky è ovviamente un mondo a parte (ma anche lì il “già visto” impazza...). E quest’anno Europei di calcio e Olimpiadi non hanno modificato di molto questo panorama. Anzi, hanno rappresentato la foglia di fico dietro la quale nascondere encefalogrammi quasi piatti. Si dirà: ma la gente d’estate non guarda la televisione, preferisce uscire. E poi ora c’è internet, e la “tv on demand”, e i social network che occupano anche in Italia tanta parte del tempo libero di milioni di giovani e meno giovani. Sarà. Ma c’è stato un tempo in cui la televisione viveva anche d’estate. Salto nel passato. Agosto 1972, giusto quarant’anni fa. Era ancora la tivù in bianco e nero, c’erano soltanto i due canali Rai (la “terza rete” sarebbe arrivata nel ’79, dopo la lottizzatissima legge di riforma del ’75), il servizio pubblico era tale anche per quanto riguardava musica e intrattenimento. “Senza rete” andava in onda dall’Auditorium della Rai di Napoli ed era la punta di diamante della programmazione estiva del primo canale tv. Formula collaudata: un istrionico presentatore, l’orchestra diretta da Pino Calvi, la regia affidata al grande Enzo Trapani, testi di Giorgio Calabrese. E poi tanti cantanti, i protagonisti di primo piano di quelle estati canore, che non disdegnavano un prestigioso passaggio in tivù in mezzo alle tante serate (all’epoca si chiamavano così, nessuno si azzardava a parlare di “concerti”...). Dopo Raffaele Pisu, Enrico Simonetti, Paolo Villaggio, nel ’72 la novità sulla tolda di comando era rappresentata dall’arrivo di Renato Rascel, il leggendario “piccoletto” che in quegli anni era figura amata e popolarissima a teatro e sul piccolo schermo. La forza del programma era rappresentata dal fatto che cantanti e gruppi si esibivano dal vivo. Per una volta niente play-back, pratica invalsa nella tivù di allora e di oggi: niente cantanti vecchi e nuovi che si limitavano a far finta di cantare, mentre andava in onda il disco. Stavolta tutti “Senza rete”, appunto, per usare la terminologia mutuata dal linguaggio circense, che era diventato il titolo del programma. Il cast di quell’edizione era particolarmente buono, tutta roba di qualità. I cantanti più famosi, quelli che animavano il “Disco per l’estate” e il “Festivalbar” (altri programmi simbolo dell’epoca), con l’opportuno inserimento di alcuni artisti e gruppi di quella scena pop/rock che in quei primi anni Settanta era una bella e promettente realtà anche nel nostro paese. A “Senza rete”, insomma, si alternavano sullo stesso palco e nella stessa serata, scherzando e a volte duettando con Rascel, protagonisti vecchi e nuovi del panorama musicale di casa nostra. In quell’estate di quarant’anni fa la prima puntata dello show aveva come protagonisti Ornella Vanoni e Bruno Lauzi (che canta “L’aquila”, di Mogol Battisti), affiancati da una giovanissima Marcella Bella, lanciata proprio quell’anno a Sanremo da “Montagne verdi”. E dal gruppo Circus 2000, di cui si sarebbero presto perse le tracce. Seconda puntata con Gabriella Ferri e Domenico Modugno, mentre la “nuova proposta” è una ventunenne Romina Power. Il gruppo ospite è quello dei Pooh, all’epoca ancora nella formazione che vedeva Riccardo Fogli al basso (Red Canzian lo avrebbe sostituito nel ’73): propongono il loro successo di quell’estate, “Noi due nel mondo e nell’anima”. Ma la Ferri sbaraglia tutti con “Rosamunda” e “Dove sta Zazà”, Modugno punta su due canzoni nuove e poi duetta con gli altri sulle note dei classici “La lontananza”, “Nel blu dipinto di blu”, “Meraviglioso”... Ma si diceva del livello artistico degli ospiti. Terza puntata: arrivano Giorgio Gaber, la sua signora Ombretta Colli (all’epoca ancora cantante e attrice di successo), la sempiterna Orietta Berti, il “giovane” Donatello, persino i New Trolls. Che sparano il “Concerto grosso” di Luis Bacalov e la loro “In St. Peter’s day”. Ancora il nascente pop italiano nella quarta puntata, con le Orme. Reduce dal successo degli album “Collage” e “Uomo di pezza”, il trio veneto porta in prima serata su Raiuno (anche se ancora non si chiamava così...) i suoni della nuova musica italiana con i brani “Sguardo verso il cielo” e “Una dolcezza nuova”. Gli altri protagonisti della serata sono Gianni Nazzaro (quello di “Quanto è bella lei”, vincitrice del “Disco per l’estate” di quell’anno), i compianti Herbert Pagani e Maria Carta (superba interprete del folklore sardo), la “giovane” Nada. Quell’estate, di “Senza rete” andarono in onda ben otto puntate, l’ultima il primo settembre. Il pubblico ammirò fra gli altri Bobby Solo, Anna Identici (che aveva appena abbandonato i successi commerciali per abbracciare le canzoni impegnate), la “promessa” Rosalino Cellamare (non era ancora diventato Ron), i Ricchi e Poveri, Claudio Villa, Peppino Di Capri, Johnny Dorelli, Peppino Gagliardi, Gino Paoli, Gigliola Cinquetti, Tony Renis, Mia Martini, gruppi giovani come Formula 3 e Nuova idea, persino il jazzista Phil Woods (jam session con Giorgio Azzolini, Gianni Basso, Emilio De Biase, Dino Piana, Oscar Valdambrini e lo stesso Pino Calvi). Ma se allarghiamo lo zoom alle altre edizioni (“Senza rete” andò in onda dal ’68 al ’75), ci imbattiamo in Mina e Claudio Baglioni, Gianni Morandi e Patty Pravo, Milva e Massimo Ranieri, Antonello Venditti e Little Tony, Sergio Endrigo e Nicola Arigliano, Rosanna Fratello ed Enzo Jannacci, Miranda Martino e Rino Gaetano... Insomma, la storia della canzone italiana passò per quel programma di successo. Nell’estate ’72 media di 17 milioni di mezzo (...!) di telespettatori a puntata. E un’impronta ben impressa nell’immaginario collettivo, se è vero com’è vero che quando nel 2007 Fabrizio Bentivoglio ha dovuto far esibire il protagonista del suo film “Lascia perdere, Johnny!” in un programma tivù dell’epoca, la scelta è caduta proprio su “Senza rete”. Fuori il mondo stava cambiando in fretta. E qualche segnale, almeno musicale, arrivava anche da quell’auditorium.

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