sabato 15 settembre 2012

addio a ROBERTO ROVERSI

Roberto Roversi se n’è andato sei mesi dopo il suo amico Lucio Dalla, di cui era più vecchio di vent’anni. E col quale aveva condiviso una fertile stagione di collaborazione creativa negli anni Settanta: il piccolo grande uomo scriveva le musiche delle sue canzoni, ma non si sentiva ancora pronto per la parte letteraria, affidata all’amico e concittadino. Ne vennero fuori album storici come “Il giorno aveva cinque teste”, “Anidride solforosa” e “Automobili”. Poi, forse grazie anche a quell’apprendistato, Dalla si sentì pronto per firmare anche i testi. Ma Roversi fece in tempo a scrivere le parole della più bella canzone degli Stadio (originariamente gruppo proprio di Dalla), la struggente “Chiedi chi erano i Beatles”. Una grandezza non limitata però alle escursioni pop. Roversi è stato per sessant’anni, seppur da una posizione defilata, uno dei protagonisti di primo piano della letteratura italiana. Nato a Bologna nel ’23, partigiano, dal ’48 fino a pochi anni fa è stato libraio antiquario nella sua città. Nel ’55 fonda con Pasolini e Francesco Leonetti la rivista “Officina”, cui segue all’alba dei Sessanta un’altra pubblicazione, “Rendiconti”. Nel decennio della contestazione molla l’editoria maggiore e abbraccia la causa del ciclostile, dei fogli fotocopiati, delle piccole riviste autogestite. Scrive romanzi, poesie, “fogli sparsi”, testi teatrali. Alcuni dei quali (“Unterdenlinden”, “Il crack” e “La macchina da guerra più formidabile”) sono stati fra l’altro ripubblicati recentemente dall’editore Pendragon, con l’inedito “La macchia d’inchiostro”. Due anni fa, già malato, ha pubblicato in cinquanta esemplari fuori commercio la versione integrale del poema “L’Italia sepolta sotto la neve”. «Conserverò sempre bei ricordi - dice Gaetano Curreri degli Stadio - di un grande poeta che era prima di tutto una bella persona. Mi vengono in mente ricordi simpatici e personali che ci legano. Dopo Lucio Dalla ci lascia un altro grande italiano». Giorgio Napolitano esprime «la sua commossa partecipazione al lutto del mondo della cultura e della città di Bologna per la perdita di un poeta, scrittore e intellettuale profondamente legato alla sua terra, sensibile interprete delle inquietudini e delle trasformazioni della nostra società». In un “tweet” Jovanotti lo ricorda a modo suo, come “un innumerevole poeta”. E poi lancia l’hashtag #chiedichieraroversi. Subito fra i più citati ieri su Twitter.

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