giovedì 20 settembre 2012

GARY LUCAS presenta a trieste libro su JEFF BUCKLEY

«Il pomeriggio di venerdì 30 maggio 1997 il telefono di casa mia squillò. Era il mio amico Michael Shore, un giornalista che all’epoca lavorava per Mtv News. “Gary, hai saputo? Non trovano più Jeff Buckley, era a Memphis e risulta scomparso da ieri. A quanto pare si è tuffato vestito nel Mississippi...». Comincia così “Touched by Grace. La mia musica con Jeff Buckley”, il libro che il chitarrista Gary Lucas di certo non avrebbe mai voluto scrivere. Edito in Italia in anteprima mondiale da Arcana, verrà presentato oggi alle 17.30 a Trieste, alla Libreria Feltrinelli (via Mazzini 39), alla presenza dell’autore. Sono passati quindici anni dalla tragica scomparsa di Jeff Buckley, che nonostante una carriera brevissima e un solo abum realizzato (“Grace”, appunto, con la collaborazione proprio di Lucas) è riuscito a entrare, e restare, nel cuore di milioni di fan in tutto il mondo. La tragedia era purtroppo nel dna di Jeff. Suo padre, Tim Buckley, uno dei protagonisti più originali del rock statunitense a cavallo fra i Sessanta e i Settanta, morì infatti di overdose nel ’75, a soli ventotto anni. Quando il figlio aveva solo nove anni. Nel ’91, quando il giovane fece il suo debutto in pubblico nella chiesa di St. Ann, a Brooklyn, New York, durante un concerto-tributo a suo padre denominato “Greetings from Tim Buckley”, al suo fianco, nell’esecuzione di “I never asked to be your mountain”, c’era proprio Gary Lucas. Che non era - e non è - proprio un signor nessuno. Anzi. Classe ’52, chitarrista, compositore, produttore, negli anni ha collaborato con gente del calibro di Lou Reed, Iggy Pop, Patti Smith e Leonard Bernstein. Raccogliendo giudizi di questo tenore: il chitarrista migliore e più originale d’America (Rolling stone), chitarrista fuoriclasse leggendario (The Guardian), l’eroe della chitarra dell’homo sapiens (The New Yorker), e via - forse - esagerando. Con Jeff Buckley, oltre il rapporto di collaborazione professionale, si sviluppò un profondo rapporto di amicizia. Comprensibile dunque lo stato di autentica prostrazione in cui i fatti del ’97 lasciarono Lucas. Che nel 2002 ha pubblicato l’album “Songs to no one”, con brani scritti assieme a Buckley nel biennio ’91-’92. E che ora ha ritenuto giunto il tempo di riannodare i fili della memoria, raccontare Jeff da vicino, come può farlo solo chi ha lavorato con lui e lo ha osservato nella sua crescita umana e artistica. «La differenza di età - dice Gary - non è mai stata un problema. Eravamo spinti da un comune desiderio di comunicare la sensazione di “grazia” delle nostre canzoni...». Dopo la presentazione triestina di oggi, e quella a Udine di ieri, Gary Lucas suona domenica sera al Teatro Garzoni di Tricesimo (nell’ambito del festival “Madame Guitar”, organizzato dal Folk Club Buttrio) e martedì a Milano.

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