lunedì 17 settembre 2012

ALICE esce mart 18 nuovo album SAMSARA

Da una decina d’anni vive in Friuli, dove già prima aveva una casa di vacanza. Da una ventina d’anni, forse più, ha abbondonato la strada principale dello show business. Coltivando una personale idea di canzone di qualità, che l’ha privata dell’attenzione del grande pubblico. Oggi esce il suo nuovo album, il nuovo album di Alice, intitolato “Samsara”. «È un termine sanscrito - spiega Carla Bissi, suo vero nome -, che indica l’incessante flusso e la ciclicità della vita, rappresentati da un ruota che gira. L’ho scelto per indicare l’essenza del disco: eterogeneo, fatto di tanti quadri di vita, affidati a vari autori». Fra cui, un po’ a sorpresa, Tiziano Ferro. «Ci seguivamo a vicenda da tempo. Gli avevo fatto chiedere un brano, lui me ne fatti due, “Nata ieri” e “Cambio casa”. È stato un incontro gradevole, particolare e inaspettato». La presenza di Battiato invece non ha sorpreso. «Anche se era dall’82 che non scriveva per me. È stato tutto molto semplice. L’ho chiamato, gli ho detto che mi sarebbe piaciuto un brano come “L’ombra della luce”, e lui: allora vuoi una canzone mistica, ci proverò. Dopo pochi giorni era pronta “Eri con me”». Nel disco ci sono altre cover. Cominciamo da Dalla? «Volevo cantare da anni la sua “Il cielo”. E ci stavo lavorando. Mai mi sarei aspettata potesse diventare un omaggio postumo». Il testo di Totò musicato da Giuni Russo? «”A cchiù bella” l’avevo inserita nel disco dal vivo “Lungo la strada”, tre anni fa. Ho voluto riprenderla perchè sono legata a quello che considero un vero capolavoro poetico». I più giovani non ricordano Califfi e Giganti. «Dei primi ho preso alcune strofe di “Al mattino”, brano del ’68, proprio come “Il cielo”: mi hanno colpito per la freschezza, la luminosità, ma anche l’attualità. Con Mino De Martino, che era nei Giganti, siamo amici da tanti anni, ho cantato tante sue canzoni. Stavolta firma ben quattro brani». Che difficoltà incontra in questa sua seconda vita artistica? «Le difficoltà sono oggettive, è chiaro che se il mondo si muove in un’altra direzione andare controcorrente genera problemi. Ho dovuto rinunciare a un pubblico più vasto. Non ho l’attenzione dei media, anche se la musica si muove in maniera trasversale». Soddisfazioni? «Realizzare quello in cui credo, questo è già un premio. E poi ho la fortuna di avere tanti che hanno continuato a seguirmi, nonostante la mia scelta». Ha detto che il canto è la forma più alta di preghiera. «Dopo il silenzio. Vivere il mondo illusorio che il successo ti dà rischia di mandarti fuori dalla realtà. Tutto dipende da cosa vuoi. Io non ho fatto musica per il successo, il potere o i soldi». Rimpianti? «No, nemmeno di aver rifiutato, tanti anni fa, dopo la vittoria a Sanremo nell’81 con “Per Elisa”, quel tour mondiale che doveva durare tre anni. È stata una scelta ponderata, che andava fatta». A proposito di Sanremo: sono passati quarant’anni dal suo debutto al Festival. «È vero, non ci avevo pensato. Era il ’72, avevo diciassette anni e mi chiamavo ancora con il mio vero nome. Avevano organizzato per la prima volta un girone per i giovani. C’era Marcella con “Montagne verdi”. Io cantai “Il mio cuore se ne va”. Mi ricordo che ero stranita, avevo una visione mitica del Festival, e la realtà era ovviamente tutta diversa». Da dieci anni vive a Tricesimo, in Friuli. «Da Forum Livii a Forum Iulii (nomi latini della sua Forlì e del Friuli - ndr). Vivo bene. E trovo ci siano delle analogie, fra romagnoli e friulani: gente attiva e produttiva, che non si ferma davanti alle difficoltà. Magari i primi sono più estroversi, i secondi più riservati». Cosa manca a questa terra per crescere? «I mezzi di comunicazione fanno pena. E poi servirebbe maggiore apertura, al nuovo e al diverso. Insomma più accoglienza, meno atteggiamenti di chiusura». Alice sarà in tour dal 29 novembre in Italia (debutto a Verona) e da gennaio in Europa. Speriamo di vederla anche nella nostra - e sua - zona.

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