venerdì 4 aprile 2014

MANU CHAO a fine giugno a trieste

Manu Chao a Trieste a fine giugno, quasi sicuramente nell’ultimo week end del primo mese d’estate. La data cadrà pochi giorni dopo il concerto dei Pearl Jam allo Stadio Rocco (domenica 22 giugno) e una decina di giorni prima dell’appuntamento in piazza Unità con John Fogerty, già leader dei Creedence Clearwater Revival (mercoledì 9 luglio). Insomma, un’altra stella si aggiunge alla stagione musicale triestina e regionale. L’ufficializzazione, con tutte le informazioni utili, si avrà oggi. Ma possiamo anticipare che il concerto dell’ex cantante dei Mano Negra dovrebbe svolgersi sul Carso triestino, a Borgo Grotta Gigante, nella stessa area che ospita il festival “Gu›a sul Carso”, ma al di fuori di quella che con il passare degli anni è diventata la più importante rassegna balkan in Italia (e che venerdì 16 maggio ospita la “notte reggae” con l’italo-giamaicano Alborosie). Manu Chao aveva già suonato nel Friuli Venezia Giulia nell’estate 2001, al No Borders Music Festival di Tarvisio. Lo scorso anno ha tenuto due concerti in Italia, a Bologna e a Gallipoli, tornando nel nostro Paese dopo un’assenza pluriennale. Quest’estate, il suo progetto “La Ventura” prevede in Italia per ora solo la tappa triestina, ma è possibile che altre si aggiungano nelle prossime settimane. Vero nome José Manuel Thomas Arthur Chao, classe 1961, parigino di origini spagnole, l’artista è conosciuto in tutto il mondo come interprete “meticcio” di musica folk e latinoamericana. È stato la voce dei Mano Negra (“Patchanka” nell’88, altri album fino al ’94), storico gruppo francese che lanciò il rock latino, mischiando il punk stile Clash con i ritmi sudamericani. “Clandestino”, con le sue quattro milioni di copie vendute, nel ’98 lo impose anche come solista. Sedici canzoni innervate di ritmi messicani, brasiliani e afrocubani, che parlano di vagabondaggi musicali e non, e che sono diventate popolarissime fra i giovani di mezzo mondo negli anni a cavallo fra il vecchio e il nuovo millennio. L’album finì anche in testa alle classifiche di vendita italiane: evento raro per un artista francese (come lui soltanto Charles Aznavour nel ’71, i Gipsy Kings nel ’94, Daft Punk nel 2013, poche settimane fa Stromae). Ma il grande successo musicale di Manu Chao ha anche un’anima politica, visto che il nostro è diventato un’icona dei giovani impegnati e del cosiddetto “popolo di Seattle”. Nel Centro e Sud America, peruviani, boliviani, ecuadoriani, messicani lo considerano invece una sorta di “Bob Dylan latinoamericano”, oltre che un interprete delle loro rivendicazioni politiche e sociali. Radio Bemba è il nome di un suo recente progetto: «Un collettivo a geometria variabile - ha spiegato una volta -, visto che spazia da una persona sola, il sottoscritto, a trenta o quaranta musicisti di ogni genere e tipo, a seconda delle esigenze e delle ispirazioni del momento». Con quel gruppo, anni fa, il nostro ha partecipato al programma tv “Francamente me ne infischio”, di Adriano Celentano. Per cui nel 2011 ha scritto il brano “Non so più cosa fare”. I suoi dischi più recenti sono “La radiolina” (2007), “Politik kills (Remixes)” (ep, 2008), “Estación México” (2008, registrato dal vivo e uscito solo in Centro America), “Radio La Colifata” (2009, registrato in radio in Argentina a fini benefici), “Baionarena” (2009, “live”)

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